stampa | chiudi

POCHESCI A TUTTO CAMPO LANCIA UN SONDAGGIO


articolo del 13/1/2011

Alessandro Pochesci da Borghesiana, di mestiere allenatore e comunicatore, nel senso che lavora oltre il calcio ma sempre a disposizione del mondo dello sport, con un’attività di réclame e di diffusione. E’ lui, uno dei protagonisti calcisticamente più stimati, sul piano tecnico e tattico, caratterialmente meno digeribili, per la sua essenza e la voglia di dire sempre le cose come le vede.

Chi vede Pochesci per la vittoria finale? Siete solo in tre?

“Per la vittoria finale? No, metto anche la Vis Artena, perché sì, la reputo una grande squadra, gestita da un allenatore esperto più che bravo, può rientrare nel giro che conta. Quelli bravi stanno in altre categorie, e D’Este è esperto”.

Allora anche te…

“Certo”, dice con il sorriso, “anche io. Io mi reputo esperto, non bravo”.

Perché con il Guidonia il ciclo si è fermato? Avevate fatto bene e tanto, sia sul campo che nel dare giocatori ai piani di sopra…

“Perché sono andato in C e a Viterbo, e poi da zero a fare i play-off ho raggiunto il massimo che si potesse ottenere. Sedici giocatori in tre anni sono stati dati ai professionisti, in tre anni, periodo corto. Quelle sono soddisfazioni, quando i giocatori militano in serie C, nella Lega Pro, perché gli ho insegnato qualcosa, eh?! Qualcosa, sia chiaro, e lo vanno in giro a dire a chi incontrano”.

Ci potrebbe essere in futuro un rientro, a Guidonia?

“Con Bernardini e con Dionisi c’è un rapporto umano che va ben oltre qualsiasi discorso connesso al pallone. Un affetto personale che deriva da tante cose che vediamo alla stessa maniera, e il calcio è una piccola parentesi, rispetto alla stima che abbiamo uno degli altri due”.

Perché il Sora fa paura?

Pochesci: “Perché è una grande piazza, e merita altre categorie e sicuramente ha più blasone di noi”.

Tra i giocatori di Luiso chi ti mette in apprensione?

“I tifosi”, risponde sicuro. “Perché una tifoseria come quella del Sora non ce l’ha nessuno, nel Lazio. Io che ci ho giocato lo so bene”.

Chi è il giocatore più forte in giro, esclusi i tuoi?

“Due giocatori mi hanno impressionato, Simeoli del Sora, Neri del San Cesareo. Il miglior allenatore è sicuramente Stefano Ferretti perché negli ultimi anni è riuscito a ottenere dei risultati col materiale meno adatto rispetto ai colleghi che l’hanno preceduto”.

Parliamo di direttori sportivi…

“Il miglior direttore sportivo abita, credo, a Palestrina (o, in alternativa, a Marino): hanno costruito grandi squadre”.

Tra i tuoi colleghi allenatori?

“Nel girone A il miglior tecnico è certamente Giuseppe Di Franco, perché si vede la mano del tecnico, in quello che fa la sua squadra. Ho visto qualche scampolo di partita della sua compagine e si vede, e qualcosa ho visto con dei filmati. E’ un allenatore navigato, conoscitore della testa dei giocatori, che sta scrivendo una pagina bella, per un paese altrettanto bello, che conosco, e che si appassiona”.

E detto dei dirigenti del Guidonia, a presidenti, come siamo messi?

“Il miglior presidente è il mio, Massimiliano Ricci. Del girone A i migliori sono Augusto Cristofari e Nazario D’Antoni, uno è un imprenditore di livello nazionale, che ha una grande conoscenza di come si gestiscono le cose, ben oltre il calcio ma anche per il calcio sta facendo cose eccelse. D’Antoni è un giovane che ha le idee chiare essendo stato un grande atleta”.

Sei stato giocatore e anche un buon mediano. Quali sono i migliori giocatori, nel Lazio eccellente?

“Il miglior giocatore per me è l’attaccante del Palestrina, Juarez, assieme a Molinari, Albalonga”.

Tutta questa ondata di sudamericani: cosa ne pensi?

Pochesci è diretto: “Ne ho allenati tanti, di quei ragazzi ma i nostri calciatori se avessero più fame, non avrebbero niente da imparare. Il giocatore straniero deve essere preso se fa la differenza perché di bidoni se ne vedono tanti anche nei dilettanti”.

Lo scontro diretto col Sora si avvicina. Che accoglienza ti aspetti?…

“Lì conta solo la maglia. Sarò un avversario da battere. So che nel calcio non c’è riconoscenza, e quindi può capitare di averli contro. Anche se io ci ho giocato solo un anno, ma era l’anno prima del quale sette di quei miei compagni di squadra hanno giocato lo spareggio per andare in serie B. Un periodo molto bello”.

Il miglior allenatore che hai avuto?

“Eccezion fatta per Patrizio Mastrantonio, con cui ho avuto un rapporto personale diverso dagli altri tecnici, l’unico vero allenatore di livello che ho avuto è stato Claudio Di Pucchio. E se io faccio l’allenatore è perché lui mi ha aperto la testa per farmi capire chi gioca a pallone e chi a calcio. Le mie squadre giocano a calcio”.

Il tuo rapporto coi calciatori relativamente alle esperienze fatte in C2…

“Mi hanno maturato molto due realtà professionistiche, e ho imparato molto dai calciatori che ho allenato. Mi hanno lasciato cose che da allenatore non metteresti mai davanti, per riflettere. Questo grazie al mondo professionistico. Però ho un rimpianto, di essere un allenatore che non sa cosa significhi difendermi, e quando mi devo difendere, mi salta in testa di attaccare. Quindi il mio motto è difendermi attaccando, e preferisco avere una punta in più, che un difensore. Parlando di squadre, invece, mi ha fatto molto piacere che sul sondaggio del Corriere Laziale sul 2010 siano state evidenziate quali le due squadre che hanno ottenuto più punti sul campo in eccellenza  la Lupa Frascati e in serie D il Monterotondo. Se queste due società hanno fatto più punti di tutti nell’anno significa che io ho fatto più punti di tutti!. Ma è un mondo di ipocriti e allora me la dedico da me, questa soddisfazione. Vado per i campi e sono un personaggio scomodo ma la mia più grande soddisfazione resta il rapporto umano con quelli che ho allenato. Che reputo siano gli unici deputati a giudicare l’operato di un allenatore, compresi i giocatori attuali. E il giorno che mi accorgessi che tutto ciò non accade, smetterei di fare l’allenatore”.

Hai parlato di ipocriti, in quale settore?

Pochesci: “Quello degli allenatori, nella nostra categoria….”.

Perché?

“Perché c’è gente che parla per invidia, non vengono talvolta chiamati per allenare, e si pensano che facendo parte dell’associazione di poter parlare, in alcuni salotti, di persone che non conoscono. Invece di fare del bene per la nostra categoria fanno il male, l’unica a non avere la possibilità di un secondo tesseramento nella medesima stagione.E’ la più grande vergogna, in un mondo di libertà. Spero che l’associazione allenatori incoraggi questa nuova strada, visto che lo facciano non per soldi ma per passione, e allontanarci da un campo sportivo, oltre al fatto di non poter allenare una qualsiasi società, categoria, campionato, che non sia lo stesso perché capisco le eventuali problematiche. Ma bisogna dare la possibilità di poter nuovamente allenare. Se siamo troppi è perché sono stati abilitati anche elementi non all’altezza, e mi domando perché noi allenatori dobbiamo essere gli unici a pagare mentre i presidenti hanno più società, i direttori sportivi contribuiscono alla messa in opera di più squadre, i calciatori hanno tre finestre per cambiare squadra, nell’arco di un anno. Noi no! Allora parlerò bene, benissimo di quest’associazione quando vedrò una battaglia portata al direttivo nazionale al fin di far approvare una regola che liberi da questa assurdità la nostra categoria di tecnici tra i dilettanti. E l’ultima cosa che ho dentro quando una società professionistica e per azioni investe soldi in un’industria così rilevante a livello nazionale, quale è il calcio, non si capisce come vengano penalizzati dei bravi allenatori provenienti dalla base, che hanno fatto la gavetta nelle giovanili, e che hanno ottenuto ottimi risultati; e non riescano ad avere una diretta possibilità di allenare tra i professionisti solo perché impossibilitati ad accedere ai corsi fatti e agevolati in favore dei soliti noti. Giocatori che hanno militato in A o come sono ricorsi a decreti particolari come è successo a Mancini, oppure Leonardo e Giampaolo. Quando l’Associazione darà una spallata a questo sistema fatto a mo’ di cerchio chiuso, saremo tutti pronti a battere le mani, dal consiglio regionale e quindi da Marchesi, a Ulivieri perché quel giorno saremo persino più orgogliosi di far parte di quest’associazione. E’ una cosa che vogliamo tutti, fortemente. Perché un presidente che caccia tanti soldi non può essere in grado di chiamare un tecnico di lunga esperienza nelle giovanili dilettantistiche o dalla base per privilegiare quanti hanno già avuto tanti, da giocatori professionisti. I quali, in fase di presentazione della domanda, sono favoriti con punteggi ben maggiori del mazzo che si fanno quelli provenienti dai dilettanti”.

Conclude, l’allenatore della Lupa Frascati, con una interessante, duplice proposta…

“E sono curioso, se ci sono allenatori che la pensano come me, se lanciate un sondaggio attraverso il vostro sito, di verificare in quanti siamo, in regione. Ma devono firmare la loro adesione. Sono convinto che con questo in-put, una persona dell’esperienza di Marchesi saprà mettere in atto quest’aria di cambiamento”.

Non sarebbe male, una battaglia in favore di un ammodernamento utile ai singoli di categoria di “uomini soli”, no?! Come dargli torto, per quanto impopolare sia?
Massimiliano Cannalire  

Sondaggio

Le due grandi domande che Sandro Pochesci pone ai colleghi e agli addetti ai lavori

  • Vogliamo tutti insieme il doppio tesseramento nella stessa stagione, da espletare, magari, in un girone differente da quello di partenza? Magari con un limite al 31 dicembre
  • Vogliamo la liberalizzazione dell’accesso ai corsi per allenare tra i professionisti? Se una squadra prof sceglie un allenatore che viene dai dilettanti, l’Associazione deve proporre il suo nome per il corso di ii categoria a coverciano al fine di ottenere l’abilitazione.

Rispondi ai quesiti inviando una email a redazione@calciolaziale.com

stampa | chiudi