L'editoriale sul caso ISCHIA di CASTRO-CASTRENSE
articolo del 27/3/2013
L’editoriale – La polemica sul ricorso della Castrense, sollevata dal Grifone Monteverde Pensiero mio di Max Cannalire Domenica scorsa, prima di entrare in studio a Rete Oro, mi sono confrontato con Carlo Vaccaro, che reputo sia uno dei migliori addetti alla comunicazione in giro, tra la Promozione e il settore giovanile. Lui sosteneva una parte delle cose che ho letto, con calma, nel comunicato fatto dal Grifone Monteverde. Provo, prima di prendere il caffè del primo mattino, a trattare, frase per frase, le motivazioni del dissenso del club di via Portuense e piazza Scotti, relative al ricorso fatto dalla Castrense sul 2-2 maturato sul campo di Ischia. Personalmente reputo la Castrense una società organizzata, e bene, perché se ha fatto una cosa che è nelle possibilità concesse dal regolamento, normale è che tuteli i suoi interessi, che sono quelli di arrivare più in alto possibile; e normale sarà, anzi verrebbe da dire normativo, che il Giudice Sportivo, dia ragione o torto a una doglianza, una lamentela connessa all’errore altrui. I tempi per il ricorso, negli anni, sono stati stabiliti in sette giorni per chi vuole ottenere i tre punti sulla propria partita, mentre, dopo il caso-Moscardelli, stagione 2001-2002, duello in vetta al girone A di Eccellenza Cisco Collatino-Guidonia, la giustizia sportiva ha arginato il concetto di togliere tre punti a partita vinta, in presenza di un giocatore squalificato, sanzionando la società interessata con un punto per gara giocata in posizione di difetto. Questo per non penalizzare troppo chi commette un errore. Comprendo la tanta passione dei dirigenti del Grifone, che si evince dai toni utilizzati circa l’etica sportiva ma la Castrense, che non ha bisogno di avvocati difensori, ha semplicemente utilizzato ciò che le regole le permettono su un determinato caso; e come è lecito criticare sul piano dell’etica sportiva un club ricorrente alla Giustizia Sportiva, è altrettanto legittimo rivolgersi alla stessa per rimettere le cose all’interno dei regolamenti, che esistono per essere rispettati e, in caso contrario, applicati. Il Grifone definisce sbagliato rivolgersi alla Giustizia sportiva. Perché? C’è, appositamente, un Comitato Regionale, che negli anni si sta organizzando meglio, vedi i tesseramenti online, e le società dovrebbero stare al passo coi tempi. La stessa Ischia di Castro, un anno fa, per un ricorso “tarocco” (lo spieghiamo in un articolo a parte, n.d.r.), a momenti non fa giocare il campionato al Fregene, che certo contento non è stato, di perdere il punto, anche allora finì 2-2, per una cosa non commessa bensì per un errore di quei due disattenti di arbitro e assistente arbitrale (bell’assistente!) nella trascrizione delle sostituzioni. Sulla “bella scoperta” può essere anche vero che la Castrense lo sapesse da tempo, se dispone di un ufficio di segreteria che nella vita svolge, con uno o più elementi, soltanto quello, e cioè non ha altri impegni, singoli o di più persone: beati loro! Chi non vorrebbe collaborare, con una società così? Lo stesso dicasi per le società di settore giovanile tipo Savio, Tor di Quinto e Ladispoli, per citarne qualcuna. Valle a buggerare, sul piano dei regolamenti, se riesci, con gente, al loro interno, del livello di Giampiero Guarracino o Pierluigi Palmesi o il Cardinal Richelieu, Paolo Fiorentini! La situazione del giocatore Cappetti era conosciuta prima della gara? Il preannuncio è stato fatto, credo, ma non ne ho certezza, il giorno dopo: personalmente credo che il “piatto” fosse preparato nel senso che si sapeva prima. Altrimenti dovremmo pensare a una soffiata arrivata tra domenica poco dopo l’ora di pranzo e il lunedì, forse anche di pomeriggio, quando ritengo sia partito il preannuncio di reclamo poi seguito dall’effettivo reclamo spedito dalla Castrense in via Tiburtina. Queste, tuttavia, sono considerazioni che non fanno parte del merito, dello specifico del ricorso e di ciò che la magistratura sportiva determinerà. Sono semplici riflessioni, che si possono fare in privato, tra amici. Mi stupisce la precisione adoperata dal Grifone, che è quasi sicuro che il preannuncio sia stato presentato dopo la gara e non via telegramma, come può essere, al contrario, successo, lunedì. Però non conosco norme capaci di indicare quale “atteggiamento assolutamente antisportivo e deplorevole” il comportamento della Castrense. Società che sta facendo valere, carta canta, semplicemente un suo diritto, se venisse riconosciuta la effettiva posizione irregolare del giovanotto che militava nel Montefiascone juniores, l’anno prima. Un suggerimento, conoscendo la sensibilità dell’interlocutore, lo vorrei girare al responsabile della comunicazione del Grifone Monteverde e, indirettamente, al presidente Ulisse. Credo che chi è così organizzato come la Castrense non vada additato perché costando diversi soldini, questi campionati, uno dovrebbe evitare di impiegare delle energie economiche a vuoto, giocandosi, ossia, un anno intero per un palese errore. Che, lo sottolineo, se confermato, avrebbe visto anche il giocatore distratto, disattento, e quindi non esente da rilievi. Come fai a non ricordare di avere una giornata di squalifica da scontare? Ma la cosa che evidenzio al club romano è questa: si chiede prima, nel breve spazio di poche righe, alla Federazione di indagare su TUTTI i giocatori iscritti nelle liste presentate dalle società; poi qualche riga più avanti si dice di non poter pretendere un compito inquisitorio da parte della stessa istituzione federale. E’ ovvio che sia una contraddizione in termini. Un pensiero esclude l’altro. L’idea che esce dal comunicato del Grifone è che la passione sportiva, il sacro furore e la paura di perdere il primato e il primo posto finale siano misti a palesi errori tra il pensiero filosofico e ciò che i regolamenti, in realtà, indicano. Quando viene menzionata la salvaguardia della regolarità del campionato mi viene da sorridere, perché tale accortezza da parte del Comitato Regionale verrà applicata, se viene confermata la tesi del giocatore in posizione non regolare, proprio concedendo altri due punti alla prima in classifica. Perché questo, viene indicato, dalle regole, nulla di diverso, nulla che potrebbe rifarsi al barone De Coubertin. E non credo che si sollevi nessuna protesta, nel caso in cui venga accolto il ricorso della società di Camilli e mister Gufi: anzi, ora è l’Ischia a doversi preoccupare per un deferimento che appare inevitabile, con il rischio di vedere asciugata la relativa classifica costruita in 26 giornate. Al contrario, viene provata l’innocenza del giocatore Cappetti, tutto si risolve con una gigantesca bolla di sapone. Tutto qui. Mi sembra che il Grifone abbia ecceduto, nei toni, e nell’etichettare cose ben lontane dalle normative vigenti, e che, anzi, per “eccesso di passione”, rischi pure di essere ripresa per qualche passaggio che reputo non sia proprio felice, detto con la mia consueta franchezza. Dove plaudo al Grifone è la questione della partita d’andata, persa a Grotte 5-0: se il presidente Ulisse ha ritenuto più dignitoso, più veritiero, più sportivo, nel senso più ampio del termine, eludere il sentiero della Giustizia Sportiva rispetto alla rotonda sconfitta maturata sul manto erboso avversario, allora vanno battute le mani al numero uno di piazza Scotti e via Portuense. Anzi vorrei sapere, per mia pettegola curiosità, chi abbia commesso l’errore a Grotte di Castro, nel match d’andata, che già valeva parecchio. Perché Vincenzo Camilli proprio contento di una “bischerata” così madornale, come viene indicata dal Grifone proprio contento non deve essere stato. Ma non scomodiamo lezioni di stile, per favore, che in questa regione, sennò, la cosa aprirebbe una strada insidiosa per parecchi, dai giocatori al settore tecnico, da quello arbitrale a quello dell’informazione. E ci porterebbe troppo lontano. Manca qualche mezza giornata, per sapere la verità, che il Giudice Sportivo dovrà valutare attentamente. E, letto il dispositivo, ce ne faremo una ragione. Se la Castrense ha toppato, farà una figura barbina, ridicola. Se ha ragione passa all’incasso. Si chiama strategia, nulla di più. Ma è un fattore che deve andare di pari passo a tutta una serie di cose, per vincere i campionati. Concludo con un interrogativo: non sarà il caso che le società, come sollevammo la stessa domanda undici anni fa per il caso-Moscardelli, si affidassero a gente più attenta e, in questo, meno dopolavoristica, superficiale o dilettante? (si ringrazia per la consulenza il Dott. Francesco Casarola, esperto di diritto sportivo)