PROMOZIONE GIRONE A: il reportage
articolo del 18/7/2010
Corneto Tarquinia 9: non mettiamo 10 perché quello lo vorremmo conservare per la stagione prossima quando un calcio fatto di pochi uomini, e buoni, e, soprattutto, senza spendere e spandere, potrebbe consegnare ulteriori sorrisi alla formazione tarquiniese, pur senza il suo timoniere Ciro Granato alla guida. Ha avuto l’umiltà di farsi da parte, il direttore sportivo e già tecnico delle giovanili di casa-Corneto, preferendo la scrivania alle vicende del campo. Ha preso Neno Gufi, non l’ultimo arrivato, nel Viterbese, uno che può fare discretamente. Il blocco dovrebbe essere lo stesso della passata stagione con qualche aggiustamento. Ma quanto prodotto nella stagione 2009-2010 è una cosa superlativa, lontano dalla luce dei riflettori, con un solo fesso (chi vi scrive, n.d.r.), capace di azzardare, in sede agostana, un anno fa, di questi tempi, la Corneto quale possibile protagonista del campionato che poi avrebbe vinto. La tenacia, la costanza, la straordinaria umiltà di un gruppo in cui non esistono primedonne, sono solo una parte delle tante doti che ha avuto a disposizione Ciro Granato, e la sua, e quella dei suoi atleti, è stata una grande, grande impresa, messa in piedi con pazienza, con un credo votato a giocarsi tutte le partite, e senza timori reverenziali nemmeno in casa del Montefiascone, dove ha legittimato il successo finale. Negli scontri diretti non ha mai toppato, e in un torneo così equilibrato questo è stato un fattore decisivo. Come società il 10 lo merita, questo sì!, fin d’ora. Una sfida, silente, a realtà più reclamizzate è lanciata.
Foglianese 8,5: il voto è legato al rendimento e solo a quello. Se dovessimo trattare la vicenda della partita con il Santa Marinella ci intristiremmo di brutto, perché in nessun tempo e in nessuno luogo risulta logico contattare, anche di sponda, cioè con il telefonino passato da un altro, un avversario appena 48 ore prima della partita. Ma la cosa imbarazzante è stata la linea difensiva che la società, per certi versi acerba, ha mantenuto. Lì si aprirebbero ulteriori riflessioni. Il campo ha raccontato di una valida compagine, ben costruita e messa assieme, che ha saputo giocarsela con chiunque, dopo una prima parte fatta di palesi dubbi, e di partite con squadre modeste vinte all’ultimo. E’ cresciuta dopo l’autunno, acquisendo quella consapevolezza idonea a vivere senza patemi d’animo le posizioni importanti. In questo la poca tranquillità mostrata dal tecnico De Vecchis ha lasciato il posto a un’unità d’intenti e a un collettivo concentrati sull’obiettivo finale. Traguardo raggiunto per la partecipazione ai play-off, e quindi la possibilità di frequentare l’Eccellenza.
Societariamente il voto è buono per le iniziative, tra le quali il torneo “Città di Vetralla” categoria 96 organizzato a Pasqua e che ha riscosso molta attenzione dalle realtà romane che vi hanno partecipato, tra cui il Tor di Quinto finalista, battuto dalla Ternana, la Cisco Roma, il Savio. Sul piano della gestione il club di Alberta Conti ha sottovalutato oppure marcato il problema più spinoso dell’anno con eccessiva distanza, senza comprendere – come era stato indicato da più parti – che quando si muove la Procura Federale la cosa va presa con le molle. Inesperienza, d’accordo, ma anche la linea difensiva ha seminato il terreno di dubbi sull’opportunità di certe scelte. Risultato: figura decisamente non positiva, per non dire fortemente imbarazzante. E una penalizzazione di cinque punti da scontare dal 5 settembre in poi, salvo decisioni diverse. Come voto su questa vicenda è un giudizio insufficiente (4). Ma si spera che per una realtà crescente serva d’esperienza. Perché ai piedi del Monte Fogliano questa società può togliersi qualche soddisfazione. Una sola domanda ai diretti interessati. Ma tutto ‘sto casino, non si poteva evitare? L’idea che ha lasciato questa storia è quella della lontananza tra i buoni propositi di Alberta Conti sul piano organizzativo e Tonino Frateiacci su quello calcistico, da una parte; e i protagonisti di ciò che ha scaturito l’handicap prossimo di partenza. Che peccato!
Ladispoli 8: semifinalista di coppa di Promozione, eliminata da chi, il San Cesareo, quel trofeo l’avrebbe poi vinto, il 16 maggio a Fiumicino (2-0 al Roccasecca San Tommaso). Terza dietro alla Foglianese in un rumoroso finale. Si mangia le mani per il pareggio patito in casa della Boreale all’ultimo, la squadra cara a Francesco Marino, e appena affidata al neo-presidente Umberto Paris; ma soprattutto deve lamentarsi con sé stessa per le assurde sconfitte interne con squadre della bassa classifica. E’ lì, che si perdono i campionati. E così è andata. Va detto, al di là di un traguardo mancato, che la rosa è stata ben costruita, il gruppo tenuto compatto da un valido allenatore, che è un ottimo preparatore, e che, forse, ha tirato fuori più di quanto il pubblico ladispolano si attendesse, visto che in attacco non si poteva sperare ogni domenica in Loiseaux. Ha messo in evidenza buone individualità, l’ultimo torneo, ma anche una compattezza come di rado si vede in queste categorie. Il futuro si chiama Marco Galli, ed è giusto vivere una chance da protagonisti. Se la sono meritata, tutti: società, tecnico, squadra.
Montefiascone 7,5: come società meriterebbe anche di più, perché sono diversi anni che staziona a ottimi livelli, segno che si fida di taluni uomini e che con loro intende andare avanti. Montefiascone città deve parecchio a questa realtà sportiva, che ha fatto conoscere un bel sito urbanistico agli appassionati del genere sportivo e turistico. Continua con un gruppo di giocatori di buona levatura, con Antolovic pronto a guidare il Montefiascone al riscatto. Ne ha la facoltà.
Santa Marinella 7: inutile nascondersi. La delusione per essere arrivati sul rettilineo e non avercela fatta. Quando una volata è a cinque squadre non è facile arrivare fino in fondo, soprattutto se la prima della classe ha la costanza della Corneto Tarquinia, che poi avrebbe vinto a braccia alzate il torneo. Non c’è dubbio che la rumorosa vicenda della gara interna persa con la Foglianese abbia avuto un peso decisivo, nell’economia della lotta per il secondo posto. Non è un disonore, arrivare dietro al Montefiascone e al Ladispoli, per il resto. Va detto che la società e il direttore sportivo Bernardo Iannicelli avevano fatto buone scelte. Magari il “Santa” ha ritardato, nel periodo a cavallo tra dicembre e gennaio, l’esonero di Stivale, per dei punti persi davanti al proprio pubblico, vedi le partite con Pianoscarano e Vis Aurelia, in modo evitabile. Magari intervenendo prima qualche chance in più i tirrenici l’avrebbero avuta. Era un trend negativo, e così andava letto. Ripartiranno da mister Bentivoglio al grido di “vogliamo una squadra giovane”. Ma dai nomi che girano non mi sembra sia assolutamente verde, la prossima edizione.
Tolfa 6,5: diciamocelo sinceramente. Tolfa per larga parte della stagione è stata la più grande delusione, rispetto ai recenti trascorsi di grande protagonista capace di giocarsi la strada che portava all’Eccellenza. E’ andata diversamente, e ha saputo in parte riprendersi. 55 punti non sono pochi ma i rimpianti neanche. Se ne è andato Sperduti, e il futuro si chiama Incorvaia, uno del posto. Potrebbe costruire una grande squadra, ma le altre si muovono e non ci sembra che il sodalizio tolfetano stia facendo altrettanto. Un freno a mano tirato sul piano gestionale che parrebbe il suo grande limite. Un peccato, per l’entusiasmo che in pochi anni, la prima squadra di Giuseppe Marrrocchi ha saputo calamitare intorno a sé.
Fabrica Carbognano 6,5: troppi errori, tutti insieme. E’ stato un gran peccato perché con un tecnico esperto quale è Giancarlo Carloni avrebbe vissuto fino in fondo la chance di giocarsi ben altre chance. Discreta la costruzione della squadra, società ancora in via di costruzione, sul piano dell’esperienza. Troppo il divario tra la bontà tecnica della prima squadra, e il resto.
Pianoscarano voto 6,5: una sufficienza piena, non c’è dubbio, sul piano dei 48 punti messi insieme. Non oltre, però, perché il Pianoscarano sembra sempre partire per essere protagonista salvo poi vivere di pause difficili che ne frenano l’impeto, le (presunte) ambizioni, e come conferma che sia una società ancora acerba il caso di Provinciali, suo promesso sposo. Dovevano farlo firmare subito. In ogni caso può dire la sua nella parte medioalta e per la città di Viterbo sarebbe un buon volano, per il movimento calcistico. Si riparte dallo stesso tecnico, Mauro Lucarini.
Caninese voto 6,5: diciamo subito, a scanso di equivoci, che la Caninese qualche buona soddisfazione se l’è tolta. Ha perso troppi punti nelle partite interne, con un brutto difetto, legato al rapporto con gli arbitri. Canino, da questo punto di vista, deve uscire dalla mentalità del lamentarsi dei direttori di gara. Pensi a giocare perché qualche giocatore di discreto livello lo contiene, nella sua rosa. Ha giocato combattendo sempre con grinta, e il fatto che sia tornato un buon conoscitore del calcio regionale come Franco Mirto spalanca la strada di confermarsi, coi suoi buoni 46 punti ottenuti nel campionato finito il 9 maggio. Piazza che può crescere.
Flaminia Rignano voto 6,5: lodevole il cammino della prima parte del campionato quando se la giocava con buona parte di quelle che avrebbero imboccato, alla fine dei conti, il rettilineo d’arrivo. Stefano Ulisse e il direttore sportivo Luciano Paoletti hanno costruito un bel giocattolo, soprattutto per i giovani. Forse l’unico peccato veniale del presidente è stato quello dell’eccessivo ottimismo, ossia quello di ritenere la sua pattuglia, pur corredata da interessanti talenti, capace di tenere il passo degli squadroni poi giunti al traguardo. Non era così completa, la rosa. Bene negli undici, meno nella panchina, e nel calcolare eventuali imprevisti che potessero capitare in corso d’opera. Tanto vero che terminerà il campionato a 45 punti, pochini, considerando il ritmo impresso da settembre a inizio gennaio.
Il futuro si chiama Guido Rossi con l’ex mediano della Maremmana che avrà, finalmente, la possibilità di misurarsi senza uscire dalla Città Eterna. La società ha cambiato denominazione: si chiamerà Real Monteverde.
Boreale voto 5,5 sul piano del rendimento, per la serie “la precedente retrocessione ha insegnato poco”. 4 come società, che adesso ha anche il problema di aver perso l’élite nella juniores. Riparte da Carlo Massimi per la prima squadra: a quando, un team competitivo come è accaduto un lustro fa?
Cerveteri voto 5,5: l’idea che il club cerite è quella del “vorrei ma non posso”. Possibile che una piazza quale è quella di Cerveteri non riesca a costruire una squadra in grado di essere costante, continua nei risultati? La salvezza c’è stata e non date retta a qualche isolata voce che avrebbe volentieri visto i bianco-verdi a livelli diversi. Questa, è oggi, Cerveteri. Nulla più. Si lavora sulla base e sul tentativo di fare gruppo, e questo può andare bene. Esca, Cerveteri, dalla deviante mentalità provinciale di pensare a cosa combinano, dall’altra parte dell’Aurelia, i cugini del Ladispoli. Non è così, che si va in Paradiso. Torna sulla sua panchina Stefano Teloni, che riprova a far decollare una piazza buona sui numeri di settore giovanile, ma che sembra sempre freddina, sull’iniziativa della Promozione. Accettiamo smentite.
Casalotti voto 5,5: come società non ha dato un’impronta alla campagna trasferimenti. Il che fa pensare a pochi investimenti. Il campionato lo doveva addomesticare prima, senza arrivare ai play-out. Via mister Di Giovanni, arriva un suo ex compagno ai tempi del Tanas Casalotti, Maurizio Falasconi. Ma ci vuole un segno di messa in opera di un motore diverso, tra giovani e prima squadra. Sennò diventa un calvario, come quest’anno in parte è stato.
Tor di Quinto voto 5: in realtà è un 4,5 mascherato, perché sulla qualità tecnica dei giovani a disposizione del tecnico Etilio Tirillò detto “Chicco” non si discute. E’ mancata la concentrazione, è mancata l’attenzione di diversi, anzi, di troppi giocatori, distratti, come il loro allenatore. Il quale, anziché pensare al proprio cammino, si girava a guardare cosa facessero gli altri, cosa sbagliata per mentalità e per produrre differenti esiti. A cominciare dalla transizione offensiva, con un dato semplicemente raccapricciante: il reparto avanzato della compagine teverina è il quint’ultimo del girone, con appena tre reti in più segnate rispetto al Caprarola, cinque rispetto al Corchiano. E delle trentotto realizzazioni sei sono state messe a segno proprio al Caprarola. Roba da mettersi le mani nei capelli. Troppo incostante per essere una squadra almeno da mezza classifica. Ma i mezzi c’erano. Sembrava di vederlo, il giovane driver romano, con tanto di segretario al fianco, citare una menzione cinematografica di grande prestigio: “Imo senza mèta”. Quest’anno è andata così. L’anno prossimo non ci sono alibi. Tirillò pensi al cammino del Tor di Quinto, senza vedere le statistiche altrui…
Vis Aurelia voto 5: la squadra non è stata messa in piedi con assoluta qualità, e i limiti sono usciti tutti, alla distanza. Ci ha messo parecchio anche la società, che non ha gestito bene la questione Tamaro, né prima, con un errore grave, costato 8 punti, e probabilmente la retrocessione. E’ vero che è stata ripescata, ma anche per il ricorso la federazione non l’ha agevolata rinviando la discussione a dopo i play-out. Fatto è che con otto punti in più, e due pareggi con lo stesso risultato (1-1) contro il Tor di Quinto, si sarebbe salvata. E’ ammirevole il fatto di aver provato a riproporre la società a livello di élite regionale, nel settore gioanile, oltre al popolare torneo Ceccacci, apprezzato da più parti; ma sulla questione Tamaro la società merita un 4 figlio di un’insufficienza che cozza con la grande voglia di Mario Fiorentino di far crescere la sua creatura, e di riportarla ai fasti degli anni ’90.
Il futuro si chiama Marcello Pozzi, elemento di grande esperienza, che di certo non sciuperà un’occasione così importante, per far bene.
Corchiano voto 3: l’aver messo in evidenza un portiere giovanissimo, classe 91, pararigori, e delle buone individualità, tipo Pokropeck, non l’ha esentata dalla latente costruzione di una squadra competitiva. Non si discute la genuinità di una realtà di paese, per carità, ma la società non ha assolutamente tratto insegnamento dalle precedenti, insidiose stagioni. Giusto che sia retrocessa, pur dopo aver provato, invano, la strada dei play-off. Scarsa la squadra, scarsa la società che avrebbe potuto provare dei correttivi. Vale il discorso di altri sodalizi: per metterli in pratica ci vogliono i soldi, e la volontà di cacciarli.
Caprarola voto 2: impreparata, e sotto diversi punti di vista. L’idea che lasciava trasparire il gruppo dirigenziale era, cosa poi confermata dagli eventi, quello di una società che si trovava in Promozione dopo una vita trascorsa nelle categorie minori. Non c’era il campo, e infatti è andata a giocare fino alla fine a Ronciglione, segno che di investimenti se ne potevano fare pochi. La squadra era stata costruita con il presupposto di Amici e Guido Rossi come tecnico, e sono andati via prima di subito. Si è provato a trattenere qualche elemento di livello. Ma alla fine il risultato è stato imbarazzante. Meglio ripartire dallo scalino di sotto e magari far comprendere ai paesani che ci vuole qualche sforzo economico, per rimanere in promozione.
Sorianese: non pervenuta, o se preferite 0 assoluto.
Certamente il voto più basso in assoluto va alla Sorianese, che merita uno 0 assoluto, parafrasando una definizione legata alla musica contemporanea. E’ un peccato ma bisogna ricordare due cose: la prima è un adagio secondo cui il calcio lo puoi fare se hai i soldi, e non con le promesse, le chiacchiere o le forzate scelte basate sui giovani. Non è proprio pervenuta, la società cimina, che, seconda considerazione, un tempo, senza scomodare la versione che arrivò in serie D firmata da Roberto Di Paolo, faceva cassa con la partecipazione di oltre quaranta soci. Parliamo della gestione della seconda metà degli anni ’90, quando a presiedere la Sorianese era Alvise Coaccioli, che le aveva dato una dimensione composta da una buona quadratura societaria. Magari un giorno il calcio di livello regionale tornerà a raccontarci di questa ex bella realtà. Ma che tristezza, oggi. Voto 0. Ipotizzare un domani è complicato.
Massimiliano Cannalire
(hanno collaborato Nicolò Ballarin, Antonio Manganiello, Cesare Lamonaca)