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PRANDELLI ALLA LUISS, GIORNATA DA RACCONTARE


articolo del 23/10/2012

CESARE PRANDELLI ALLA LUISS.
GIORNATA DA RICORDARE

 

 

 

 

Dall'inviato
 

E' stato un pomeriggio entusiasmante, anzi una giornata da ricordare, per il Commissario Tecnico della Nazionale azzurra, Cesare Prandelli. Il selezionatore dell'Italia ha ricevuto a Tor Vergata, in mattinata, il "Premio Etica nello Sport" dopo due illustrissimi personaggi del calcio mondiale, insigniti di questo gran bel riconoscimento organizzato dalla Luiss "Guido Carli": prima di Prandelli, infatti, era stato consegnato all'ex giocatore di Juventus e dei "bleus" di Francia, nonché attuale presidente dell'U.E.F.A, Michel Platini. E, un anno fa, al celebre e celebrato collega scozzese storia del Manchester United, Sir Alex Ferguson. Alle 17 l'arrivo degli ospiti con tanto di collegamenti in diretta e conduzione dell'impeccabile giornalista RAI Alessandro Antinelli, in grande forma, tra battute, voglia di farsi quattro risate, sulle argute e ficcanti domande rivolte a Prandelli dalle ragazze e dai ragazzi della Luiss. Che, a proposito, è stata, come sempre accade in avvenimenti di eccelso e internazionale livello, impeccabile sul piano della squisita ospitalità, della scelta della location, l'Aula Magna di via Pola, quartiere Trieste della Capitale, del mettere a proprio agio gli operatori del settore televisivo, radiofonico e dell'informazione in genere, oltreché badare a far sentire a casa propria il presidente della FederCalcio, Giancarlo Abete, visibilmente soddisfatto, e lo stesso Cesare Prandelli, accolto da un lungo, lungo applauso: un gesto di affetto che è stato capace di toccarlo e di fargli sfoderare un sentito sorriso di ringraziamento.
Contenti i dirigenti della Luiss, dal dottor Lo Tosto a Paolo Del Bene, un tempo discreto giocatore di pallacanestro e anche bravo allenatore del Città Futura in C2, e da qualche tempo direttore dell'attività sportiva della famosa istituzione accademica. Sorride, fiero, il buon Massimo Chialastri, che, oltre a dirigere le vicende della formazione calcistica degli studenti di viale Romania e via Pola (pronuncia Pula, n.d.r.), lavora e bene come ha già fatto nel recentissimo convegno "Juniores, un tesoro da salvaguardare". Ennesima conferma di come si mettano in piedi, in poco tempo, avvenimenti di queste proporzioni, con i cavi televisivi e le telecamere che facevano avanti e indietro, insieme ai registratori e alle parabole.
Antinelli, ogni tanto, si collegava in diretta con la trasmissione pomeridiana di Rai Sport Satellite condotta in studio da Enrico Varriale, e c'è chi, in sala, maliziosamente, distribuiva battute sul fatto di essere in diretta con Varriale o, per Prandelli, mettersi al centro del fuoco incrociato degli interessanti quesiti posti dai futuri dotti di casa Luiss.


GLI INTERVENTI
Antinelli: "Il premio Etica nello Sport è stato dato a Cesare Prandelli stamattina e lui si è consegnato agli studenti, ma fa volentieri il bis oggi pomeriggio. Vi dico chi c'è al nostro tavolo. Il vice-direttore della Luiss, Gianni Lo Storto, il presidente della FederCalcio, Giancarlo Abete, Paolo Del Bene, direttore sportivo della Luiss; il rettore della Luiss, il Prof. Massimo Egidi. Tanti, gli applausi ai singoli poi l'intervento del rettore. "Benvenuto a Cesare Prandelli. Il premio di questa mattina è stato un premio molto importante, perché è un premio all'etica, all'etica nello sport. Tutti voi conoscete lo sport. Come si può valutare la testata di Zidane? Potremmo misurarla un pochettino. Come la vediamo noi, dal punto di vista dei valori dell'etica? Lo sport vuol dire competizione, non vuol dire aggressività tra le parti, non vuol dire essere sleali. Ci vuole lealtà, ci vuole capacità di mettere insieme la competizione con il rispetto per gli altri. Credo che questa sia in fondo la vera motivazione del premio che è stato dato a Cesare Prandelli, che ha ben rappresentato questo tipo di attenzione. In fondo è quello che trovate tutti i giorni sul posto di lavoro. L'altro, l'avversario può essere un amico o può sempre esserlo.
Il Pro-Rettore, il Prof. Roberto Pessi, esordisce evidenziando l'importanza dell'evento e dei personaggi che gli danno lustro: "Questa è un'occasione particolare, avere Cesare Prandelli, come la è avere il presidente Giancarlo Abete, come anche la presenza dell'assessore allo Sport del Comune di Roma Cochi. Il senso della mia presenza, come Pro-Rettore alla didattica, è che vedo con grande interesse il lavoro che stanno facendo Paolo del Bene e Gianni Lo Storto, per lo sport. I nostri ragazzi fanno tanta attività sportiva e la fanno con tanta motivazione, e questo completa il loro processo formativo. Stiamo pensando con Paolo Del Bene e con gli amici della direzione e ovviamente, sempre per definizione, con il Magnifico Rettore, anche di integrare i soft-skill e arricchire i corsi che fanno i ragazzi, come la novità quest'anno dei corsi di arti e mestieri; vorremmo organizzarne uno corso per l'etica nello sport, per ragionare cosa significa l'etica nello sport. L'etica nello sport, come diceva prima il Magnifico Rettore, è un elemento di grande significatività, e anche lo sport, nel suo complesso, anche di grande importanza e rilievo per tutti gli sport. Non solo il calcio, ma anche quelli minori, anche gli sport che si fanno nelle sedi diverse. Devo dire che Prandelli, sotto questo profilo, è un esempio anche per il modo con cui lavora sulla squadra, sul gruppo. E' una vecchia idea che noi cerchiamo di portare avanti, anche nelle aule universitarie; quella cioè di immaginare che il gruppo sia un riferimento di crescita, per i ragazzi e un momento di formazione complessiva. E questa idea del gruppo, questa idea di chiamare anche gli altri giocatori che magari quella partita non giocano, ma che ne fanno parte comunque, è un segnale secondo me importante, un segnale per tutti, è un segnale di restare insieme perché insieme si può ottenere ancora di più. E devo dire che poi, alla fine, siamo contenti, ovviamente, quando l'Italia vince, e vince così bene come ha fatto in queste ultime partite. Ma siamo soprattutto orgogliosi di una cosa. Che in passato c'era mancato tanto, quel momento così commovente, in cui si canta l'nno nazionale. In cui devo dire, quando passano le telecamere, vediamo che tutti cantano, tutti in modo convinto. E l'allenatore prima di tutti. Grazie Prandelli!". Applausi scroscianti.
Alessandro Antinelli: Confermo tutto questo per essere stato vicino alla Nazionale in questo biennio. E' stato bello, molto positivo, molto ricco anche dal punto di vista degli insegnamenti morali. Tante cose si vedono in T.V., tante cose si vedono bene. E' un piacere vedere i nostri giocatori, prima della gara, andare a salutare l'altra panchina. Cose che non si vedono sempre. Una certa comunanza che c'è prima, durante e dopo la partita. Un richiamo alla correttezza che c'è sempre stato, nel biennio di lavoro di Cesare Prandelli.

Antinelli: "Il premio è andato alla persona giusta. Ci sono motivazioni vere, che ci spiega Paolo Del Bene legge la motivazione del premio".
"Intanto ringrazio i ragazzi, che così numerosi hanno voluto dimostrare l'affetto al C.T. della nazionale; quindi la nostra università che ci ha ospitato in mattinata e oggi pomeriggio, poi gli amici che stanno qui sul palco, da Gianni Lo Storto, dal presidente Giancarlo Abete a Luca Pancalli, e con i quali avevamo cominciato il percorso mettendo in piedi il Comitato per l'Etica nello Sport. Che ci sta dando tanto lavoro ma anche tante soddisfazioni. Lo scorso anno il premio è andata a Sir Alex Ferguson. Il premio, giunto all'undicesima edizione, vuole esaltare le qualità morali che sono presenti in molti sportivi elevandoli ad esempio per tutti quelli che partcipano a vario titolo alla grande avventura dello Sport. L'iniziativa è nata nel 2002 come corollario ai corsi di studio di scienze motorie dell'ateneo i cui docenti sono impegnati a formare figure professionali di alto livello che avranno grandi responsabilità nella realizzazione dei giovani. La commissione, nell'assegnare il premio Tor Vergata - Etica nello Sport a Cesare Prandelli, allenatore della Nazionale italiana di calcio, ha voluto premiare, in particolare, lo stile sempre ineccepibile, e il suo comportamento esemplare che riesce a manterene in tutte le situazioni a prescindere dal risultato. Inoltre gli viene riconosciuto il coraggio di affrontare temi che con lo sport sembrano centrare poco ma che invece esistono e vanno spiegati, discussi ma soprattutto capiti, come nel caso dell'omosessualità. La sua affermazione "nel mondo del calcio e dello sport resiste ancora il tabù nei confronti dell'omosessualità mentre ognuno deve vivere liberamente sé stesso, i propri desideri, i propri sentimenti" la dice lunga su come Prandelli affronta certe tematiche ancora tabù, soprattutto in Italia. Riuscendo a farsi capire alla sua maniera, con stile e autorevolezza come del resto è il suo modello di coaching. L'allenatore Prandelli non ha mai esitato nel prendere decisioni impopolari per il bene della sua squadra cercando di mettere sempre in primo piano l'unità e la compattezza dello spogliatoio. Ha sempre avuto un occhio di riguardo nei confronti delle giovani promesse, da lanciare con la maglia dei club o della Nazionale per giocatori da forgiare e da far crescere attraverso il senso del bene comune. Sono tanti gli elogi ricevuti da Cesare Prandelli dopo l'Europeo appena trascorso da parte di molti personaggi sportivi proprio per aver portato sempre avanti la sua linea di comportamento coerente con i suoi principi. Comunque, al di là dei risultati che hanno costellato la sua carriera, Cesare Prandelli si è sempre distinto per valori quali la lealtà, la correttezza e il fair-play; principi, oggi, sempre più rari, nello sport. Ed è per questo che ha meritato, questa mattina, questo importante riconoscimento, e idealmente Sir Alex Ferguson - che mi ha mandato una mail, la saluto caramente - passa il testimone a un altro grande del mondo del calcio. Grazie, Mister Prandelli". Sentito l'applauso, da parte delle quasi cinquecento persone del mondo del calcio. Applauso che si amplifica quando entra Luca Pancalli e viene presentato da Alessandro Antinelli: "Intanto ci ha raggiunto il vice-presidente del Coni". Pancalli si propone subito con una battuta, detta senza microfono, ma che si sente, relativa a una tirata d'orecchie da fare agli organizzatori, ma la fa con il sorriso.
E' la volta di un secondo premio, per Cesare Prandelli, che riceve una medaglia dalle mani di Alessandro Cochi, delegato allo Sport del Comune di Roma.
 

Prima degli interventi degli studenti della Luiss, Antinelli entra in diretta con Varriale. Prandelli esordisce così: “Come dicevamo stamattina è sempre importante ricevere un premio e io ne ho ricevuti due, qualcosa di importane. Però io rappresento un gruppo di persone..."


IL FUOCO INCROCIATO DEGLI STUDENTI DELLA LUISS,

IN UN GUSTOSO "BOTTA e RISPOSTA" CON IL C.T. della NAZIONALE

Carmine Merucci: Volevo fare i complimenti al mister per il lavoro svolto in questo biennio. Perché il suo miglior merito +è stato quello di cambiare la mentalità del calcio italiano, che è una mentalità secolare. Senza voler sollevare polemiche, cosa manca a Marchetti per essere convocato in Nazionale?, visto che secondo me è il miglior portiere italiano dopo Buffon.

Antinelli scherza: “Ci ha girato intorno, alla domanda...”.

Prandelli gli va appresso: “

Possiamo dire che lo scorso anno abbiamo seguito la stagione di Marchetti, ma per gli Europei, senza nulla voler togliere a Marchetti, abbiamo preferito puntare sulla continuità nei confronti di chi ha fatto parte del gruppo nel biennio. Se fossimo a Parigi mi direbbero di dare la maglia da titolare a Sirigu, fossimo a Firenze mi direste che Viviano sta facendo un campionato straordinario. Mi piace quando, al di là della maglia azzurra, c'è la voglia di proporre dei giocatori che per carità sono bravi e stanno facendo bene”.

Paolo gli chiede: “In una sua dichiarazione ha detto che questo è un paese vecchio, anche se con El Sharawy, De Ciglio la Nazionale si sta ringiovanendo. La nazione e il calcio camminano sulla stessa strada. Le piace la rottamazione?”.

Antinelli: “Questo è un inviato di Ballarò!”.

Prandelli: “Io mi sono riferito a un paese vecchio perché, concettualmente il calcio, anche se scomponi tutti i principi, se vai al succo, al nodo della giocata, quindi vecchio perché viviamo ancora su luoghi comuni, viviamo ancora sulla cosa più importante che ancora è il risultato; dove non si guarda assolutamente all'aspetto di una squadra che propone calcio ma che perde per un tiro in porta, per un calcio d'angolo, per un risultato più o meno positivo, e viene messa in discussione. Avevo voglio di confrontarmi con idee nuove, proposte nuove ma soprattutto di guardare il calcio provando emozioni nuove. Noi siamo vecchi da questo punto di vista, perché abbiamo di confrontarci con il nuovo, e c'è, sicuramente. Ma abbiamo il timore di non essere all'altezza del cambiamento. Invece noi, come squadra, siamo stati bravi ad avere una continuità, un'idea e perseguirla, partita dopo partita. E i risultati ci hanno dato ragione”:

Antinelli: “Sulla rottamazione ha fatto un dribbling che non gli riusciva nemmeno quando giocava”.

Prandelli controbatte: “Ero scarso”, dice sorridendo.

Antinelli: “Eh, infatti, è migliorato adesso, dialetticamente”.

Ilaria Pertoni: “Non pensa sarebbe una buona idea proporre l'etica nello Sport partendo dai bambini? In questi ultimi anni si vedono sempre più campagne di promozione, e dello Sport con i bamini presenti; gli stessi bambini vengono invitati allo stadio da campagne di promozione. Non pensa sia positivo, andare in quella direzione?”.

Prandelli: “Secondo me l'unico modo è cercare in futuro di avere qualcosa di meglio, con i ragazzi che arrivano preparati, ai problemi quotidiani ai problemi non soltanto sportivi. Mi sono sempre domandato perché ci siano partite con pezzi di stadio vuoti. Mi hanno risposto che fosse un problema burocratico, un problema insormontabile. Mi sembrava una cosa talmente semplice, invitare le scolaresche. Per far capire ai bambini che il calcio è una cosa bella, che regala emozioni. Poi per quanto riguarda l'educazione l'etica, come dicevi te, io sono convinto che dobbiamo assolutamente cercare di responsabilizzare i nostri figli, i nostri ragazzi, fin da piccolini. Io ho un'immagine veramente brutta che dà il significato di quello che stiamo dicendo. L'anno scorso a Firenze c'è stata una partita di calcio, tra bambini di 8-10 anni. A un certo punto sugli spalti dei genitori hanno cominciato a litigare. I bambini si sono fermati e hanno guardato i genitori. Quindi vuol dire che gli adulti ormai non hanno più credibilità, non hanno più potere verso i ragazzi. Sono i ragazzi che danno gli esempi a noi. Questo è stato un esempio straordinario. E allora si può fare, si può fare! Bisogna prendere questi esempi e portarli, farli vedere, fargli capire che sì è importante la competizione, ma anche è importante farlo in modo rispettoso, in modo corretto, in modo civile”.

Come può uscire il Paese dalla crisi economica? E soprattutto ha fiducia in quella che è la nostra classe dirigente?

Antinelli: “Non se la porta da casa facile facile, oggi?”

Prandelli: Per quanto riguarda la prima domanda la risposta è abbastanza semplice. Dobbiamo tornare a investire sui settori giovanili. Noi in questo momento non abbiamo la capacità economica dei grandi club, dobbiamo per forza di cose riprendere quel discorso tecnico, quel discorso dove con la volontà, la fantasia siamo riusciti a essere un punto di riferimento. Dobbiamo proporre i ragazzi giovani, avendo il coraggio di proporli, senza criticarli presto perché il problema del nostro calcio è che se un ragazzo gioca male due partite viene messo da parte, se gioca bene una partita viene definito un giocatore straordinariamente importante, con grandissime prospettive; ne sbaglia due diventa un giocatore da sostituire. Forse è anche per questo che molte società prendono giocatori all'estero, perché per qualche mese loro, non conoscendo la lingua, non riescono a essere coinvolti, da questo punto di vista. Può sembrare una battuta ma non è una battuta: ho allenato molti ragazzi giovani provenienti da altri paesi, loro, al di là dell'impegno giornaliero in allenamento, non seguivano trasmissioni sportive, non leggevano giornali sportivi, quindi erano sereni e tranquilli al di là della prestazione. Per quanto riguarda la seconda domanda dobbiamo sempre essere fiduciosi, tante volte dipende da noi, dal nostro modo di affrontare i problemi, dal modo di dare fiducia alle persone. Poi la storia insegna che siamo un popolo che nelle difficoltà riesce comunque a trarre sempre qualcosa di positivo. Speriamo che sia la volta buona”.

(Segue...)

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