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SPECIALE - ECCELLENZA'S COPPA ITALIA STORY: DAL 1991-92 AL 2012


articolo del 2/1/2013

ECCELLENZA COPPA ITALIA'S STORY

Un anno fa scrivevamo così, in attesa di Rieti-Pisoniano.
Ed è tutto molto attuale, da Fronti e Celli all'aurea Nepi di Giovanale e Fazzini. Alla stupenda Aprilia di D'Este fino al Ladispoli d'oro passando per una speciale Castrense. 21 anni di ricordi. Tutti da rileggere e rivivere, dal 1991-92 al 2010-2011!


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SPECIALE COPPA ITALIA: DAI PRIMI ANNI FINO A UGO FRONTI, IMPERATORE DI COPPA DAL 1994 AL 2003

PIACERE, SONO UGO FRONTI,
MISTER 2 COPPE NAZIONALI,
2 REGIONALI, E 3 FINALI,
NEL LAZIO. E PER
ALLENARE NON PAGO...

Ci siamo. Rieti-Pisoniano! E' inedita, è intrigante, è particolare, perché rappresenta la prima finale regionale di Coppa per formazioni di Eccellenza. La città di Rieti e la provincia non erano mai arrivate a giocarsi questa particolare possibilità. Sarà tiepida, Rieti, nei confronti della creatura societaria di Stefano Palombi e mister Paris, che in campionato è rimasta indietro ma che sogna di ripercorrere le tappe del Ladispoli. Già, quella meravigliosa squadra, contata, nei numeri, che è stata la seconda, dopo il Civitavecchia, a vincere in regione e poi in tutta Italia. Ma quel Civitavecchia era qualcosa di magico, sempre allenato da Ugo Fronti, che ha ripetuto la vittoria su scala nazionale con il Ladispoli, dopo appena nove anni. Perché quella squadra nero-azzurra ha vinto il campionato di Eccellenza facendo un filotto probabilmente irripetibile: campionato, coppa regionale, coccarda assoluta. Uno spettacolo, quella "Vecchia".

Ripercorrendo 20 finali di Coppa, 20!, domani è la XXI, si va dal 1991-92, Fiumicino-Tanas, con un solo gol che dividerà le contendenti, dopo due partite, unica occasione in cui c'è stata una prima partita al "Pietro Desideri", una seconda, il ritorno, al campo del Tanas, non proprio il massimo, per uscire indenni, con la vittoria finale. Accadde, per merito di una squadra molto forte, allenata da Glauco Cozzi, il primo ad alzare questo trofeo, nell'era moderna. L'anno dopo un suo illustre collega, ex tecnico della Salernitana, in serie C1 e con altre realtà in serie B, tale Leonardi, a guidare la Vjs Velletri del presidentissimo Ivano Selli: i rosso-neri conquistarono al "Flaminio" di Roma la coppa Italia regionale vincendo 2-0 nei confronti del Palestrina di Sergio Botti, romano della Borghesiana, come i due centromediani che avrebbero avuto un percorso comune, Sandro Pochesci e Daniele Persico, attuali primo e secondo allenatore del Monterotondo Lupa, in Serie D. Era un gran bel Palestrina, ma di fronte aveva una corazzata.

Nel 1993-1994 il Civitavecchia di Ugo Fronti. Ascoltiamone anzi leggiamone il parere, sentito oggi, il giorno prima della finale.

L'INTERVISTA A FRONTI

E' una sensazione diversa, risentire, Ugo Fronti, perchè sono due anni che non circola, in Eccellenza, serie D, sui campi, insomma. Dove pure è andato, a vedere i “suoi” campionati, lui che l'Eccellenza, a parte due coppe regionali e altrettante nazionali, l'ha vinta nel 1996-1997, l'anno (!) di Rieti-Pomezia, quella che costò la presidenza della Lega Dilettanti. Il Rieti, quel Rieti, arrivò secondo, per distacco, ma approdò dopo la rumorosa sfida di ritorno di viale Fassini (si giocò in quello che nella bella città sabina era diventato, da sempre, il campo del rugby). Quel Ladispoli lo fa sempre emozionare. Ma è lucida, la sua analisi sull'odierno: “Mi manca, il calcio, ma non a costo di svalutare la mia serietà professionale, la mia dignità: gratis non ci vado. Non porto dote, e forse questo è un limite, in cui calcio in cui vedo che non c'è un minimo di organizzazione, ma di gioco ne vedo poco, e il livello è allucinante. Mi manca considerando vedendo ciò che c'è in giro; è allucinante!, perché ci ho passato una vita. L'anno scorso non ho allenato per motivi di famiglia, per stare vicino a mio zio, essendo l'unico nipote. Ho avuto anche due richieste, pure interessanti, la passata stagione. Ma ci sono talmente tanti corsi allenatori....”. Poi torna sui rapporti con i presidenti: “Mi sono sempre fatto pagare, in qualche caso anche decentemente”.
Allora, quella storia del passaggio alla pallanuoto?
“La pallanuoto? L'ho sempre seguita, mica da ieri, ma sono cavolate, che mi sia dedicato anima e corpo alla pallanuoto! C'è mia moglie, che lavora nello stesso ambito, ma non è che ho lasciato il pallone per buttarmi in piscina. Mi hanno chiesto di seguire la prospettiva di un gruppo di società di settore giovanile di calcio, e ora vado a vedere qualche gara juniores, allievi, oltre alle prime squadre”.
Trasuda passione, da uno verace come è e come è sempre stato, Ugo Fronti. Sai già perché ti abbia incomodato, mister... Partiamo da “quel Civitavecchia”, presieduto da Giuseppe Pino Putzu. Che presidente è stato?
“Era un appassionato, nel calcio di Civitavecchia ci ha messo l'anima, i soldi, ed è stato sempre boicottato a livello politico, perché si poteva fare di più, vista l'attenzione da parte dei tifosi civitavecchiesi, le potenzialità del presidente, e quelle di una piazza da sempre innamorata di calcio, e votata a inseguire traguardi. Ha lasciato quando eravamo primi in classifica in serie D, ma se fossero rimasti lui e Roberto Di Paolo avremmo vinto il campionato. E non è stato mai apprezzato né Putzu né il padre, eppure hanno fatto tanto. Arrivò la gestione dei Sensi e arrivamo secondi, a un punto dietro al Marsala, e col Monterotondo che arrivò terzo, a tre, quattro punti di noi.
Avevamo dirigenti che erano scienziati del calcio, venuti lì forse per altri motivi, e hanno fatto delle cose che a raccontarle. Che peccato, non arrivare primo, ma successe di tutto...”.
Tanto per rinfrescare la memoria a una città, Civitavecchia, che non dimentica quanto un suo figlio, nato in patria, ha fatto. Se dico Coppa Italia il tuo primo pensiero qual è?
Fronti va diritto, senza esitare: “Ricordo volentieri la prima partita vinta al Flaminio contro il Ceccano 3-0. Era la prima finale, e ci fu il massimo possibile a vedere una finale. Da Civitavecchia arrivarono in 2.000, e poi altri 1.000 di fede neutra e tantissimi sportivi da Ceccano. Erano 4.000 e passa persone, a viale Tiziano. Ricordo con piacere quella vinta con la Sezze Setina, ma se penso alle due giocate di fila, eravamo nettamente superiori al Nettuno, quando perdemmo 3-1, nel 2002. Mentre l'anno dopo eravamo meno forti ma più determinati, della Setina, e vincemmo noi. Strano, no? Al “Flaminio”, contro il Nettuno vincevamo 1-0 e abbiamo perso 3-1. So che negli spogliatoi erano impegnati tutti a scherzare e a ridere ma ero squalificato, ed ero in tribuna e quindi non avevo il polso di ciò che stesse accadendo. E quella l'abbiamo persa. L'anno dopo arrivammo dopo aver eliminato Ostiamare e Lupa Frascati che poi vinsero i rispettivi gironi di Eccellenza, l'Ostiamare di Pirozzi, e la Lupa di Patalano. Anche se in quel momento, quando affrontammo la Setina era prima o con un punto di vantaggio, o a pari punti, e se la combatteva con Lupa Frascati e Isola Liri. Era uno squadrone. Subimmo la rete dell'1-0, nel primo tempo, e rischiammo il 2-0. Noi giocammo meglio il secondo tempo e i supplementari. E vincemmo ai rigori, alle Tre Fontane”.
Eppure “quel Ladispoli” era una squadra contata, senza riserve all'altezza dei titolari, con gente richiamata, Sergenti fu un esempio, in questo, a 39 anni!
Fronti parla da eterno innamorato di quella piazza: “A Ladispoli sono stato talmente tanti anni, abbiamo sfiorato anche la serie C, ma la nostra squadra era adatta a queste competizioni, fatte di scontri diretti. In una partita secca potevamo vincere con tutti, sulla distanza delle 34 giornate no, non ce la facevamo. Ma è stato un grande gruppo, con un presidente del calibro di Francesco Marino, una società solida, con gente come Palmesi, giocatori come Quadraccia, Galassi, De Sisti, Sergenti, Mercadante, Aversano, Valerio, senza fare torti a nessuno”.
Poi domanda: qualcuno l'ha vinta due volte, nel Lazio? Rispondiamo: “No, Ugo, come te nessuno. E con tre finali giocate, e due conquistate. Cifre che cozzano con l'attuale calcio, dove bisogna essere degli esperti di telefonia....
Massimiliano Cannalire

SPECIALE COPPA ITALIA: QUELLA VITTORIA PARTICOLARE

LA VIGOR ACQUAPENDENTE?
E' SEMPRE UN'EMOZIONE FORTISSIMA!
 Sandro Celli timoniere di quell'indimenticabile
Vigor Acquapendente

Sandro Celli, uomo dalle idee chiare e tecnico di grande capacità, ha vinto la Coppa Italia nel 1994-1995, dopo i trionfi del Civitavecchia, in regione e fuori. La sua squadra vinse ai tiri di rigore, con il Santa Marinella, allo stadio Flaminio di Roma, contro il Santa Marinella, dopo lo 0-0 dei tempi regolamentari e dei supplementari. Quella splendida, tenace Vigor Acquapedente vinse 6-5 dopo quel doppio esito a occhiali, contro una squadra già attrezzata, e abitudinaria, a certi livelli, per tutti gli anni '90. E l'anno dopo uscì dopo la doppia semifinale, per merito dell'Anziolavinio di Umberto Succi, presidente che poi avrebbe lasciato a Franco Rizzaro, e mister Gianfranco Ricci. Questo, però, capitò, sempre a viale Tiziano, dodici mesi dopo, contro il Terracina (1-0), con i portodanzesi che finirono in 9 contro 11, ma vincitori.
Tornando alla Vigor Acquapendente, superò il Santa Marinella, dopo una finale interminabile, fatta di un pronostico che, ovviamente, andava in favore della compagine che giocava nel più importante campionato, nato da poco. Oggi Alessandro “Sandro” Celli è assessore allo sport e al turismo, nella bella Tarquinia, culla, con Cerveteri, della civiltà etrusca.
“Non eravate favoriti, quel giorno, mister Celli...”.
“Alla fine non c'è mai il favorito. La sensazione è quella di una soddisfazione particolare perché era la terza che si giocava allo stadio Flaminio. Un fascino particolare, venne tutta Acquapendente, con 4.000 persone, e vincemmo ai rigori, contro un grande Santa Marinella. Ancora ho vivi tutti i ricordi, minuto per minuto, di tutta la partita”. Sorride, al pensiero di quanto vissuto, ottenuto, mantenuto nelle fotografie, nei ricordi...
“Prima non c'erano i social network, ho il cartaceo, ben conservato, a casa”.
I giocatori più in vista erano grandi atleti, ma soprattutto persone di spessore umano, comportamentale.
Celli: “Gli uomini di punta erano Brandolini, Camilletti, Paris, un ragazzo del posto, e c'era Viviani, il cui figlio gioca oggi in serie A. Federico, infatti, è il figlio di Mauro; il padre ha fatto una partita in serie B e in A, con la Lazio poi in prevalenza ha fatto la serie C. Ha fatto più strada il figlio, vedi?”.
Che rapporti hai mantenuto con Acquapendente?
“E' sempre fortissimo, proprio dal punto di vista emotivo. Il mi' figlio tifa per la Vigor Acquapendente, ancora adesso. Quando stavo con la Vigor aveva un anno, due e tre e oggi, a 18 tifa ancora la Vigor! Con Giancarlo Fastelli, il direttore sportivo, ci sentiamo ancora oggi per gli auguri. C'è un legame particolare. Nella mia carriera di allenatore mi sono tolto con quella società le migliori soddisfazioni, e quindi ho un pensiero sempre particolare”.
Parliamo di oggi. Quanto è una bella una realtà come la Corneto?
“Intanto oggi è una realtà del calcio tarquiniese nel senso che è rimasta l'Eccellenza grazie al club di Rinaldo Sartori e Ciro Granato. Come assessore allo sport seguo tutto lo sport della città. Abbiamo 40 associazioni sportive, che sono un'infinità, e la più grande è la Corneto, per numero di praticanti, circa 200 ragazzi. Una cosa importante, stiamo cercando di fare un impianto adeguato; dopo il campo lavoreremo sulle tribune, per accogliere meglio gli sportivi. La Corneto Tarquinia è una gran bella realtà sia dal punto sportivo che sociale”.
Così ha parlato alla vigilia di Rieti-Pisoniano Sandro I, principe di Acquapendente, per un blasone mai trascorso. Come il rapporto con quella città per tanti lontana, ma ancora innamorata di quella vittoria, degli eroi di una stagione intera.
Massimiliano Cannalire
(hanno collaborato Alessandro Grassetti
e Cesare Lamonaca)

ANZIO REGINA DI COPPA!
Nel 1996 l'Anziolavinio vinse al Flaminio 1-0 contro il Terracina, in una sfida fatta di grandi emozioni, con due espulsi, nelle fila dei portodanzesi, presieduti da un imprenditore conosciuto e apprezzato nel settore del turismo, Umberto Succi, oggi assessore anziate, proprio allo sport e al turismo. Allenatore era Gianfranco Ricci, e non fu facile, ottenere quella vittoria. Oggi abbiamo sentito il parere del predecessore di Franco Rizzaro.
“Una vittoria importante, per una piazza del livello di Anzio".
I ricordi di quel giorno?
“Una di quelle stagioni importanti, affascinanti. La più bella, e la soddisfazione più grande, nell'ambito calcistico. Quando vinci una Coppa o il campionato sono il coronamento di una stagione; un evento bellissimo, ma essere andati, soprattutto, in finale due volte di seguito. Vedere quella tribuna piena di tifosi è stata una cosa bella, bella, bella, indimenticabile. Ce l'ho ancora davanti agli occhi. Anche perché partivamo sfavoritissimi contro un grande Terracina quindi doppia soddisfazione”.
Una partita impeccabile, anche dal punto di vista disciplinare, senza mai cadere in tranelli o provocazioni. Sembravamo una grandissima squadra, partita come Cenerentola”. L'emozione è evidente, quando il buon Umberto Succi, stimatissima persona come uomo e come dirigente, oltreché come imprenditore impegnato da sempre nei servizi ricettivi, che ha costruito la base, per l'élite che l'Anziolavinio avrebbe continuato a vivere, frequentare, rappresentare, respirare. Magia della Coppa Italia, perché no?

1997: NEPI AUREA
 
Un paese intero sceso al "Flaminio"
L'anno dopo, il 6 gennaio, a viale Tiziano, arrivò una Fortitudo Nepi fantastica, con presidente Antonio Manni, direttore sportivo Vittorio “Yoghi” Giovanale, allenatore Claudio Fazzini, che già si era imposto all'attenzione per aver vinto due scudetti a livello giovanile, uno ad Acilia, coi giovanissimi, il secondo con la juniores del Ladispoli. Ma la parabola era ancora lontana, dal dover essere discussa, perché fu lo splendido artefice di una Nepi che vinse la Coppa Italia regionale, con un clamoroso 3-0 all'Anziolavinio, e l'anno dopo batté la favoritissima Castrense Grotte di Castro, nella corsa, per via diretta, all'Interregionale. La Fortitudo Nepi di Fazzini arrivò prima, la Castrense seconda, a pari punti, col Civitacastellana, e ci volle lo spareggio, il 9 maggio 1999, alla Palazzina di Viterbo. Vinse ai rigori in questo caso la Castrense, con il fratello del presidentissimo di Grotte ch'ebbe un'ischemia e con il massaggio praticato da due grandi ed efficaci uomini, nella fattispecie Vittorio Giovanale e Carlo Magliozzi, oltre a chi vi racconta questa favola. Si salvò, per fortuna, Camilli II, caduto in terra per l'emozione, e recuperò alla grande, per fortuna.
Era il periodo di massimo splendore, per il calcio della provincia di Viterbo, con la Sorianese di Giancarlo Carloni combattiva, e la squadra di Piero Camilli, ieri presidente della Castrense, oggi del Grosseto, in serie B. Ma con Vittorio Giovanele torniamo alla Coppa Italia. E' stata una grandissima emozione, per un paese come Nepi?
“Sì, storica, una vittoria storica, con un paese intero sceso nel mitico stadio Flaminio, dopo una vittoria eclatante sull'Anziolavinio per 3-0. Vedere gente piangere come ragazzini, persone che hanno fatto la storia, di Nepi e della Fortitudo Nepi. Una cosa bellissima, vedere Papà mio, Giuseppe, in lacrime, dopo aver visto i colori bianco-verdi dominare in lungo e largo contro una grandissima avversaria, che vinse l'anno prima, con gente del calibro di Porciatti, sia quando vinsero che quando persero con noi. La nostra formazione era questa: Ursi portiere, Colantuoni, Iurilli, Falappa e Cioffi (oggi a Fregene, n.d.r.) in difesa, a centrocampo Tocci a destra, Coni e Gai in mezzo con il primo che è di Anzio, e il secondo che veniva, dall'Anziolavinio, con Sigismondi a sinistra. E davanti due bomber, Perli e il mitico M'Kondya”.
Erano le stagioni di un bel calcio viterbese, tra Eccellenza e Serie D...
Giovanale, con un buon senso dell'analisi, dice: “Erano gli anni in cui si era imposta la Vigor Acquapendente, poi arrivammo noi, con una realtà di un paese di 8.000 abitanti! Pensate come rimbombò la cosa, non solo per i 1.000 che coinvolgemmo a viale Tiziano. Poi la Castrense la vinse, ma alle Tre Fontane nel 1999”.
 
Vittorio "Yoghi" Giovanale e Claudio Fazzini: sulle loro
idee Nepi è entrata tra le grandi

Un grande allenatore a guidare tutto.
Giovanale: “Fazzini è diventato...Fazzini a Nepi, dopo i trionfi nelle giovanili, e tutto quello che ha avuto se l'è meritato pienamente. Aveva la fama del carattere burbero e invece a Nepi siamo andati d'accordo, in tutti i momenti, anche quando qualche idea poteva risultare diverso. Costituimmo una grande coppia”, conclude con entusiasmo.

1998: QUELLA FAVOLA CHIAMATA APRILIA
Paolo D'Este di quella stupenda Aprilia era il condottiero, la guida tecnica: “Una squadra di ragazzi formata da poco, con gente vogliosa di riscatto, che venivano tutti da una delusione precedente, chi dalla Lazio, dal Terracina, dalla Setina. Costruimmo un collettivo
partita preparata molto bene, perché in fin dei conti il cammino era lungo, non breve come di questi tempi. Battemmo Formia, Ostiamare, il Tivoli, il Ferentino, tutte grandi squadre, che arrivavano prime e seconde in eccellenza. Alla fine arrivammo concentrate.
Li pressammo sempre, il gol arrivò subito dopo un quarto d'ora, Anzalone, un difensore; avevamo preparato i calci d'angolo all'Acqua Acetosa, il pomeriggio precedente. Ne facemmo una in mattinata, al Primavera di Aprilia, e alloggiammo al centro Coni, così alle 9 avevamo già memorizzata ogni zolla d'erba. E guardando i giocatori ho capito che avremmo vinto. Andò così. E fu l'unica volta che una squadra di Promozione vinse, poi arrivò dopo tanti anni il Palestrina nel 2008. Che vinse, però, semifinale e finale in una breve manifestazione, con gli scontri diretti avvenuti su campo neutro”.
Con orgoglio l'allenatore di Anzio dice... “Vincemmo con il gioco, era una squadra molto disciplinata, tatticamente”.
Quali giocatori ricordi, tra i tuoi di quell'Aprilia?
“Me li ricordo tutti: Capri in porta, Penna e Anzalone terzini, i centrali Cabriolu e Castellano; Pala a destra a centrocampo, Ferri a sinistra, in mezzo Facci e Salvatore, che era un ragazzino. E davanti Monti e Fanelli. Quel grande Ferentino annoverava giocatori di spicco come Castagnari davanti, Marchetti, Rotondi, terzino sinistro, Pippnburg, uno squadrone, Gaeta in mezzo”.
Quella vittoria quali contenuti e emozioni ha prodotto?
D'Este ricorda bene i dettagli e afferma: “Una grande soddisfazione perché ci rendemmo conto di aver fatto un'impresa, frutto del lavoro, a livello tattico. Intorno a noi si stava ricreando l'entusiasmo, una piazza che ripartì dalla Promozione. Alla prima di campionato venivano 40 persone poi 100, 500 e quindi 1000; e al Flaminio erano 3000 apriliani! Una gran bella gioia perchè da quella Coppa Italia è nata l'Aprilia che ci siamo riportati nel tempo, in serie D, vincendo la Promozione e poi l'Eccellenza. E in D arrivammo terzi dietro alla Sambenedettese e al Tivoli di Chiappini”.
La coppa non si scorda mai. Come un flirt di quelli importanti.

NESSUNO COME LA CASTRENSE
di GROTTE DI CASTRO
Dalla 2° categoria alla coppa di Eccellenza
(1999) e a quella di serie D. Unica!

Vincenzo Camilli, da quattro mesi presidente della creatura della sua città, ai tempi della coppa Italia aveva 19 anni, essendo un classe 1980, e contribuì ben oltre lo scetticismo di essere il figlio del presidente. Roccioso difensore, sia quando occorreva giocare in marcatura, sia da puro centrale, dal buon tempismo e dal grande orgoglio. Lo abbiamo beccato nel secondo pomeriggio, al telefono, tra un impegno e l'altro.
“La Coppa Italia vinta a Roma? Ricordi bellissimi, non solo perché abbiamo vinto. Ero in panchina e sostituì Mosca, dopo 20'. Fu una rivincita per me, e un gran bel ricordo per Babbo (Piero, attuale presidente del Grosseto, n.d.r.).
Nessun'altra squadra ha mai fatto i risultati e la scalata fatta dalla Castrense, partita in II Categoria, lo spareggio in Eccellenza del 1999 per il secondo posto nel girone A d'Eccellenza, che ci avrebbe portato coi play-off di sopra; e la vittoria in Serie D della Coppa Italia di serie D, con Claudio Solimina allenatore”.
Di quella squadra, costruita alla grande, il beniamino assoluto, per i gol, due, nella finale con l'Albalonga di Roberto Vichi e Bruno Camerini, fu Maurizio Bechini...
“E' stato a Grotte, benvoluto, da Papà, da me. Venne in Promozione dall'Ostiamare. Giocò la prima partita a Manziana facendo 5 gol da solo!, al Manziana, che era una signora in Promozione, quel periodo. Noi abbiamo avuto sempre belle squadre, in Eccellenza abbiamo avuto solo qualche sofferenza con Nepi, che era uno squadrone. Poi dalla D il presidente e mio padre, andò al Grosseto”.
Per la cronaca alle Tre Fontane segnò Bechini con una mezza girata al 6' del primo tempo, nella porta vicino agli spogliatoi, quella, per chi conosce la zona, verso il cavalcavia dell'autostrada Roma-Fiumicino. Al 15' pareggio di Paris, di testa, su calcio d'angolo. E al 90', nella porta più vicina al luna park dell'Eur, con una foglia morta di rara bellezza, Bechini calciò una punizione che firmò la grande vittoria della Castrense, dopo una sfida equilibratissima.
Il resto è storia di oggi, in serie B, con Nando Sforzini da Trevignano attaccante della squadra cadetta, provenienza Tor di Quinto, ove vinse nel 2001 il campionato laziale allievi.
Massimiliano Cannalire
(hanno collaborato Cesare Lamonaca,
Fulvio Ventura e Stefano Stocchi)

SPECIALE COPPA ITALIA – DAL 2000 A OGGI

DA FERENTINO A MARINO
Gli ultimi 12 anni tutti d'un fiato, con la sola eccezione,
per il nostro inviato più spesso...di peso...

Di sicuro la fine del secolo scorso è stata emozionante, e il 6 gennaio 2000 giocano Ferentino, un'armata, e Civitacastellana, con la vittoria dei favoriti ciociari per 1-0 con rete di Ciccarelli al 29' del primo tempo. Ha vinto la squadra di Frioni, che fino all'ultimo ha rischiato di venir ripresa, sia per le occasioni costruite dalla squadra di Mario Lenzini, che ha visto la gara dalla tribuna come succederà a Fronti nel 2002 (vedi articolo dell'ex allenatore del Ladispoli), sia per il palo colpito al 95' da Genc Ibro, stopper albanese (!) all'ultimo sospiro. Una partita interpretata bene dal Civitacastellana, con tre punte di ruolo davanti al trequartista Gentili, ma un Ferentino più esperto, a quei livelli, che, con un 4-5-1, portò la Coppa a casa, al secondo tentativo in tre stagioni, dopo la sconfitta del 1998. Quel Civitacastellana, in cui figuravano giocatori di grande valore come Riitano, le punte Stazi, Graziani e Puggioni, i mediani Jacopo Giacomini e Vincenzo Livolsi, arriverà terza, a tre punti dal duo spareggiante, Monterotondo e Ostiamare. Che, il primo giugno 2000 si affronteranno al Flaminio, con vittoria eretina per 1-0, rete di Pedro Enrique De Vianna al 78', allenatore Athos Alessandri, subentrato a Glauco Cozzi dopo la sconfitta dicembrina di Civitacastellana precedente la pausa natalizia (1-0). La finalissima vinta dal Ferentino fu diretta da Giulio Dobosz, di Roma 2, oggi assistente arbitrale in serie A! Non concesse un rigore al Civitacastellana, l'allora fischietto, ma diresse in modo suffiiciente.

VILLANOVA-NETTUNO diretta dal
futuro internazionale Paolo Valeri di Roma 2
Un grandissimo arbitro di certo è stato ed è, vivaddio, ancor'oggi, Paolo Valeri, anch'egli appartenente alla sezione intitolata a Riccardo Lattanzi (Rm2), e arbitrò il successo, 6 gennaio 2001, del Villanova, squadrone di patron Serafino Caucci e mister Fiorino Pannunzio, sul Nettuno, che militava in Promozione. Vinsero i tiburtini 4-0 con il portiere Remiddi espulso per un “mani” al di qua dell'area di rigore, e Valeri spiccò il volo verso le categorie nazionali. Dal gennaio 2010 è internazionale. Bravissimo!

2001: NETTUNO-LADISPOLI 3-1
Grande vittoria del Nettuno di Antonio Nocera, presidente, e Stefano Rossi, allenatore, che andò al riposo sotto di una rete per merito del Ladispoli. Ma negli spogliatoi ci arrivò coi sorrisi, la squadra nord-tirrenica, senza concentrazione e forse umiltà, e con Ugo Fronti squalificato, in tribuna, impossibilitato a controllare gli atteggiamenti dei suoi. Rientrò in campo un Nettuno stellare, in rete per tre volte, con Monti e Fiorillo semplicemente efficaci. Si giocò al Flaminio.

FINALMENTE LADISPOLI, LA FAVOLA
MODERNA PIU' BELLA
Se uno ha visto la finale regionale del Tre Fontane, dove si tornò di corsa, per quella che è stata la prima finale senza Antonio Sbardella, venuto a mancare di lì a poco nel 2002 (la finale il 6 gennaio, la dipartita dell'ex arbitro internazionale la notte tra il 13 e il 14, n.d.r.), non può scordare che la Setina andò in vantaggio con l'italo-argentino Testone, gran giocatore, ma poi, nel secondo tempo, il Ladispoli giocò con grande orgoglio e determinazione trovando il pareggio con Luca Mazza. Ai supplementari non accadde niente, e ai rigori si esaltò Mercadante, portierone di quel Ladispoli di Ugo Fronti, Francesco Marino e Maurizio Manfra. Uno squadrone, questa volta anche fortunato.
Il proseguimento della competizione mandò in Sardegna il Ladispoli, poi capace di superare il Bojano in un delicato, doppio confronto, nei quarti di finale; e ancora di battere l'Alcamo, con un gol da trentacinque metri segnato da Gianluca Valerio. E, il 7 maggio del 2003, partì la truppa di www.sport-max.it oggi www.sport-max.info e www.calciolaziale.com , per LA PRIMA, PRIMISSIMA DIRETTA WEB DI UN EVENTO DEL CALCIO LAZIALE. LA FINALISSIMA LADISPOLI-DERTHONA, telecronista chi scrive, cronisti Andrea Dirix e Alessandro Natali, cameraman Fabio Nori, in una stupenda trasferta per Pontassieve intervallata da una gran tappa, a Chianciano per l'ora di pranzo. Giocò benissimo, per un'ora, il Derthona, ma al 71', preso sulla stanchezza, il team del Settentrione, fu superato da un gol di Galassi, costruito coralmente da Aversano, Marco De Sisti e Valerio. E al 95' Mercadante sbarrò la strada ai bianco-neri del Derthona. Il Ladispoli è in serie D, a distanza di poco tempo. Applausi.

STORIA RECENTE

Nel 2004 la più povera finale in fatto di occasioni spedì Torrenova e Roma VIII, vicine di casa e rivali, ai tiri di rigori e Claudio Gavillucci ne fece ripetere uno ai rosso-verdi di Mimmo Zingaro e Pasquale Camillo che risulterà decisivo, perché Diego Di Giosia farà il miracolo, parando. Vincerà il Torrenova di Nazzareno Nardi, presidente, Luigi Picchio, direttore sportivo, e Claudio Livigni, allenatore, che aveva già vinto in precedenza la Coppa Lazio di I categoria.
Nel 2005 un calcio di rigore, discutibile, contestatissimo, assegnato dal modesto Gargano di Roma 1 all'84', al Cecchina, deciderà il successo bianco-rosso nel derby con la Cynthia Genzano. Venne realizzato, stadio Flaminio, da Ramazzotti, e la squadra di Baiocco rimase beffata. I beneinformati, parrebbe, avrebbero sentito, ma ovviamente non c'è la controprova, dire, a distanza di tempo, al direttore di gara, che si è trattato di un rigore affrettato. Se l'ha riconosciuto tanto di cappello.
Nel 2006 grande prestazione del Santa Marinella guidato da Pelliccioni, De Santis e Bentivoglio, con il successo, primo in assoluto, al secondo tentativo, dei tirrenici, solo ai supplementari, sul Colleferro, con Gabriele Domenici in panchina. Già, perché al 93'54”, a 6 secondi dal fischio finale, pareggiò Marco Graziani, in uno dei rari gol segnati nella stagione rosso-nera dall'ex grande attaccante di Lazio (giovanile), Civitacastellana e Nepi.
Nel 2007 la PRIMA FINALE TRASMESSA VIA SATELLITE prodotta dalla Cooperativa Pianeta Urano, con ben cinque telecamere, e una squadra di commentatori, sul canale Sky 923 all'epoca denominato Canale 10 (non quello, comunque operoso e buono, di Ostia, un altro), per la vittoria 1-0 del Formia, 1-0 sul Civitacastellana, rete di Volante nel primo tempo, sotto la marea formiana, sistemata nella curva di sinistra. Arbitrava un grande Valerio Colarossi di Roma 2, non a caso a oggi presente nei ranghi della C.A.N. della vecchia serie C.
Nel 2008 la seconda vittoria di una squadra di Promozione. Il Palestrina sbatté fuori dalla competizione alternativa che porta in serie D il Terracina, il Gaeta, in semifinale, e il Formia, superato per 1-0 ad Anagni, con gol dell'attuale attaccante del San Cesareo e già del Maccarese Neno Tajarol. Una vittoria che non permise alla squadra di Marco Ippoliti, campione d'Italia juniores col San Lorenzo nel 2005, di rappresentare il Lazio, cosa che spettò all'altra finalista, il Formia, al secondo, ultimo atto di fila giocato.
Nel 2009 si gioca al Roberto Del Bianco di Anagni, tra il Pomezia di Carlo Lanza e il Fidene di Francesco Montarani, con vittoria rosso-blu per 1-0 con gol di Amassoka dopo pochi minuti dall'inizio della ripresa. In questa occasione venne utilizzato il quarto uomo, che segnalò all'arbitro l'espulsione da comminare a Fioravanti, e la cosa a momenti non fa ripetere la gara. Ma il Fidene si comportò rispettosamente, sia nei confronti dell'ente federale regionale, che al cospetto della meritevole avversaria incontrata. Che, infatti, al termine del campionato, salì in serie D tramite la vittoria del girone A davanti all'F.C. Latina, a sua volta promosso coi play-off.
Nel 2010 la Lupa Frascati ebbe tante occasioni al Flaminio ma ha vinto la Vigor Cisterna per 2-0 con allenatore Francesco Montarani che riscosse il credito iniziato con questa manifestazione al “Roberto Del Bianco” di Anagni dodici mesi prima. In grande spolvero e davanti a una interessata plataea, il bomber Gegé Di Giacomo, che approdò al Civitavecchia l'anno dopo, portandolo ai play-off per la D.
Nel 2011 grande rimonta del Marino, che va sotto per primo, sul mezzo pantano di Casal del Marmo, ma corre, corre, verso la vittoria, la prima dopo 20 anni di anonimato, battendo il Palestrina per 3-1, con Turazza e Fanasca determinanti, per la formazione del presidente Antonio Esposito e mister Manolo Patalano. Realtà, questa, che sfruttando la finale nazionale conquistata con grande merito, persa di fronte all'Ancona, 3-1, ancora a Casal del Marmo, vedrà proprio il Marino trarre beneficio del primo posto finale nelle Marche, con un clamoroso 2-2 tra gli ultimi avversari incontrati e la Fermana, a Fermo, con la rete che vale un anno segnata dagli anconitani al 95'! Per il Marino si spalancano le porte di quella D che non li volle per "diversi motivi" 4 lustri prima! Sarebbe un'altra storia, direbbe l'ottimo Lucarelli.
 
Il Marino vince 3-1 a Casal del Marmo sul Palestrina

Questi, dunque, 20 anni di amore, passione, reti, sofferenze, che domani scriveranno la XXI edizione, pardon, favola contemporanea.
Buona visione per chi viene al Salaria Sport Village, buon ascolto per chi la sentirà attraverso Radioincontro 105.8. Grazie della cortese attenzione.

Massimiliano Cannalire-Cesare Lamonaca
(hanno collaborato Fulvio Ventura,
Riccardo Reali e Stefano Stocchi)

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