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ESCLUSIVO: LA SPAL PUNTA SUL PIU' BRAVO D.S. DELLA STORIA DEL LAZIO: GIAMPIERO GUARRACINO


articolo del 9/5/2013

ESCLUSIVA - GUARRACINO PARTE DAL TOR DI QUINTO PER UNA GRANDE IN CERCA DEL RITORNO “TRA LE GRANDI”

La Spal punta sul più bravo d.s. della storia del Lazio

Lo storico sodalizio di Ferrara vive il primo

anno nella Serie D, dopo oltre un secolo

passato tra i professionisti, con 21 anni

di Serie A. Per rilanciare la base

bianco-celeste ha preso il più preparato

stratega del movimento romano e regionale,

tre volte Campione d’Italia e due volte vice

 

La Spal ha scelto nel Lazio, per riconquistare il prestigio giovanile e i titoli persi con un dolorosissimo, funesto fallimento societario. E’ ripartita dalla Quarta Serie, che poi oggi è la Quinta Divisione, rispetto a quando esisteva la Serie C unica, ma in questi giorni parecchio sta cambiando, nel cuore dell’Emilia Romagna. Il candidato al ruolo di direttore sportivo del settore giovanile bianco-celeste è Giampiero Guarracino, che lascia il prestigioso ruolo di abile stratega dell’Unione Sportiva Tor di Quinto, dopo aver vinto tutto ciò che c’era da vincere, rivincere e confermare, nella juniores, e in più categorie, all’interno del calcio romano e laziale. Non l’ha chiamato una società qualsiasi, ma una delle costanti assolute del calcio italiano, una società che ha scritto pagine importantissime e rilevanti nella storia del football di casa nostra, vista la sua secolare frequentazione del calcio di Serie A, B, C1 e C2.

Quel rapporto genetico dei ferraresi con la Spal - Quando a Ferrara e fuori per chi ci è stato, nomini la Spal, racconti, tutta in una volta sola, la storia di una società che non vive di paragoni, ma di 105 anni vissuti nel calcio dei professionisti, con oltre tre lustri passati nella massima divisione. All’ombra del Castello degli Estensi hanno giocato in tanti, tra quelli arrivati e rimasti al piano di sopra, anzi, basterebbe menzionare il signor Fabio Capello, friulano, gran centrocampista di Juve e Roma, per capire che qualcuno, passando dalle erbe calcistiche ferraresi, è riuscito ad arrivare in giro per l’Europa, per il Mondo. Con lui oltre 120 nomi hanno fatto il giro d’Italia, almeno quello, come Edy Reja, che, alla fine dei conti, si è fatto rispettare, come allenatore, pur troppo discreto, per ambienti fatti anche di chiacchiere, quando si è messo la tuta di tecnico.

Ferrara e la Spal, la Spal e i ferraresi, un binomio tramandato dai bisnonni, dai nonni e dai genitori, fino a figli, nipoti e pronipoti: una sorta di “malattia sportiva ereditaria”, verrebbe da dire. Scomodando uno dei club più famosi al mondo, per la Spal l’attuale rinata sotto il nome di Real Spal, e la Serie D che sono seguiti al fallimento del precedente sodalizio, sta al pari della prima, inedita retrocessione del River Plate un anno e mezzo fa, dalla Serie A argentina alla categoria cadetta. Nelle immagini in televisione le emozioni furono causate dalla visione di gente di una certa età in lacrime, che ha vissuto alla pari di una tragedia nazionale, quella simile discesa. E a Ferrara, forse, c’è stato rammarico, quello sicuro, magari può aver preso il sopravvento la rabbia, sulla delusione e la constatazione, amara, che la vecchia società non ce l’avrebbe più fatta. Però facendo i dovuti paragoni, vedere la Spal tra i Dilettanti non è il segno dei tempi che sono cambiati. Ma una “tragedia popolare” di tante famiglie, collettiva, enorme.

Nel frattempo, è notizia di oggi, un gruppo di imprenditori romani guidati dall’ex terzino di Roma e Nazionale dei “Bleu”, campione d’Italia, d’Europa e del Mondo, Vincent Candela, sta confermando il suo interesse per prendere la società ferrarese. Che, però, come avviene per i fallimenti, ha perso senza ottenere deroga alcuna, i titoli regionali che sarebbero utilissimi alla conferma numerica del lavoro svolto negli anni, e, perché no?, della qualità dei giovani virgulti da spedire ai piani di sopra. E’ stato preso, con il chiaro intento che metta a disposizione la sua lungimiranza, preparazione, esperienza, il massimo esperto di calcio laziale, tra i direttori sportivi. E non ha bisogno certo di fare un corso, uno che vanta un curriculum come il nobiluomo capitolino Giampiero Guarracino da piazza Mancini in Roma (per i residenti al di fuori della Città Eterna è la piazza sistemata dall’altra parte del fiume Tevere, rispetto allo Stadio Olimpico, n.d.r.). Cresciuto all’ombra del noto genitore, e come tale figlio d’arte di Giovanni detto Gipo, Giampiero Guarracino ha costruito vittorie su vittorie fin dai tempi del Savio, due titoli regionali e due secondi posti assoluti a livello nazionale, uno coi Giovanissimi uno con gli Allievi, ha conquistato una promozione in Serie D con il Fiumicino del periodo aureo, con Cozzi allenatore e presidenti Carsetti e Oberdan, con il doppio incarico legato a prima squadra e settore giovanile. Poi il periodo di Ceccano, lasciata nona in classifica dopo due anni di Interregionale fatti con una banda di ragazzini portati da Roma in terra ciociara, e quello è stato uno dei capolavori più grandi, vista la concorrenza di quel periodo, composa da Terracina, squadra di professionisti, Campobasso, Latina, Isola Liri, Marsala, che vinse e andò in C2. Poi ad aprile del 2000 arriva a Tor di Quinto, con la curiosità di alcuni, le domande di altri, l’invidia di parecchi, al punto che in tanti si andavano domandando in giro quanto durasse, in una società gestita da uno solo, come dicono tanti, ovvero Massimo Testa. Con lui e con Paolo Testa allenatore vinceranno tanto, praticamente tutto, con una peculiarità che li vede tutti, all’unisono: una vittoria, anche quella fortunata, forse due, o una sconfitta, brucianti ne ha subite ben tre, non avrebbero cambiato il modo di porsi della società. Che in questo ha visto i singoli cantare lo stesso spartito, sul pentagramma del calcio romano, laziale e nazionale. 3 scudetti juniores, 6 finali su 9 vinte nel Lazio, nella stessa categoria, 3 titoli del campionato sperimentale Juniores Primavera in 6 anni, i primi di quel tentativo di valorizzare anche altre realtà, da parte del Comitato Regionale Lazio. 3 titoli regionali Allievi d’élite su 4 finali giocate, 1 su 3 nei Giovanissimi, e tutti quei giocatori distribuiti, dal secondo anno di Guarracino in poi, Nando Sforzini, tanto per fare i nomi, nel calcio professionistico. Ma anche Napoleoni, che di questi tempi gioca in Grecia, in Serie A, e tre quarti della difesa della Roma Primavera campione d’Italia, Sini, Antei, Frascatore, che poi sarebbe la stessa percentuale presente nella Nazionale Underi 21.

Una nuova sfida per la Spal, che con Vincent Candela, Marco Pontrelli e un gruppo di amici imprenditori, vuole tornare tra le grandi con la prima squadra, almeno riaffacciarsi in Serie C2, pardon, Lega Pro 2, e con il serbatoio poter dimostrare che il calcio si può costruire sugli stimoli, non andando a spendere cifre per far divertire, in fondo, dei ragazzi, che, tutto sommato, devono dimostrare il loro valore e, nel tempo, la loro costanza di rendimento. La Real Spal, nobile per un anno scivolata, decaduta, ha pescato bene, benissimo, perché parliamo di un abile dirigente, di recente insignito anche della Benemerenza Federale da Giancarlo Abete e Carlo Tavecchio, per quanto ha dato, soprattutto negli ultimi 23 anni, al calcio laziale e italiano.

Per il movimento calcistico emiliano un grande acquisto, per quello laziale, neanche a dirlo, un brusco, improvviso, netto abbassamento in fatto di competenza, conoscenza della testa dei giocatori, visione in prospettiva. E, diciamolo, senza timore di venir smentiti, bravura.

Ce ne vorrà un altro, di secolo, per fare ciò che ha fatto Guarracino, in 12 anni e mezzo, a Tor di Quinto, col Tor di Quinto. Soprattutto quei 3 scudetti juniores in 5 anni (2006-2010) con 4 finali giocate, e una persa solo ai tempi supplementari per una più affamata e fortunata Pianura Napoli.

E ora, dalla stimata Spal, da Ferrara, parte una nuova sfida. Adesso copiate. Non l’articolo, per carità, come avviene coi risultati alla domenica da uno o altri siti “concorrenti”, gestiti da gente che scorda le regole del citare la fonte (…). Ma lui. Ironico, schietto, diretto nei giudizi, stratega, spietato, umano, inimitabile. Immenso, Guarracino.

Massimiliano Cannalire

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