ANTONIO e ALESSIO DI BISCEGLIA SU RADIOINCONTRO 105.8
articolo del 19/5/2013
PER RADIO "ECCO, NOI DUE, PER ESEMPIO..."
Antonio Di Bisceglia viene subito contattato, dopo la fine della contesa per il titolo degli Allievi, e svela: "Siamo qui in palpitazione da quattro ore, cinque ore. I commenti arrivavano coi flash vostri e coi nostri dirigenti che ci avvisavano col passare dei minuti. Oggi è stata fatta una cosa che in Italia non è mai stata fatta! E' da scrivere nella storia, questo insieme di risultati. E' stupenda, inimmaginabile. E' un lavoro fatto da mio figlio Alessio con grande sacrificio, con un lavoro fatto di ricerca. E non disdegnamo neanche i '99, che vorremmo vincere, con tanta umiltà e tanto sacrificio. Con Alessio, Paolo Cioeta, Fabi, tutti i collaboratori, tutti giovani, molto validi. E non a caso io in 30 anni ho cambiato solo quattro allenatori mentre sento in giro che, come manca un risultato, saltano, gli allenatori. I quali oggi ci stanno ripagando: Di Nunno ci sta dando delle soddisfazioni enormi. Mi scuserete se sono un po' euforico perché abbiamo scritto una pagina importante, e siamo felici. Un plauso va a mio figlio, perché è inutile dire altro, che c'è il papà che lo consiglia".
Mentre dice queste cose, viene inserito in diretta anche Alessio, il diretto interessato, e presidente figlio d'arte. Che dice, scherzando: "Per un padre il figlio è sempre il meglio". La replica dell'illustre genitore è pronta: "Non è vero, non ci nascondiamo dietro a un dito".
Alessio: "Abbiamo fatto qualcosa di importante, anche superando momenti difficili, delicati. Anche per tutti quelli che ci hanno preso in giro. Un bravo a chi ha perso lo dobbiamo riconoscere. Il calcio è una ruota: quest'anno è girata in nostro favore, chissà come va tra un anno quando capiterà ad altri. Voglio ringraziare il direttore sportivo, Paolo Cioeta, una figura che mi è sempre stata vicina. Io sono più irascibile, lui più calmo, e risulta un binomio importante. Come questa vittoria, per tutti i ragazzi che sono venuti a vedere la partita, per tutti quelli che lavorano dietro le quinte. Stiamo creando un senso di appartenenza, e vogliamo farlo anche nella continuità di risultati. Papà mi ha dato la possibilità di gestire una grande società".
Non volevi continuare a giocare a calcio?
"Io, sì, ma mio padre mi ha detto: ma dove vai, a giocare che neanche ti pagano, in queste categorie? Viemme a dà na mano. Poi capita che per scaramanzia non presenziamo, io e lui, alle finali, come è accaduto per tante finali".
Abbiamo detto proprio ad Alessandro Di Nunno, undici giorni fa: "La vittoria juniores ha ripagato un terzo sul totale di quanto lasciato due anni fa, in Toscana, con quella situazione che è costata uno scudetto".
Alessio: "Sì, ma quello è stato un errore particolare. C'erano cinque persone, in panchina, anche io stavo là. E' stato più il cuore di fare giocare un ragazzo: nessuno mai si è sentito in colpa anche se, sicuramente, dentro, aveva un grande rancore. Ma ero convintissimo che gli anni dopo le soddisfazioni costruite con pazienza avrebbero ripagato tutti noi; e questo è successo, con allenatori tutti giovani. Che mi hanno regalato la storia. Ero sicuro che non mi avrebbero tradito."
Antonio Di Bisceglia, come hai vissuto questa partita di finale? Ricordiamo quando ad Asciano eri nascosto in una casetta di legno posta lateralmente al campo, prima di vincere lo scudetto con gli Allievi...
"Lo sai che a me le finali mi danno un po' fastidio alla cassa toracica, e allora cerco di vederle in penombra", ci scherza sopra. Poi il discorso si fa serio e afferma: "Vorrei fare, da presidente di oltre 30 anni, anche i complimenti anche a chi ha pianto non riuscendo a raggiungere un risultato importante. Era il titolo che mancava, al mio amico Maurizio Perconti; e lo stesso discorso valga anche per Lardone. Prima di vincerne una ne ho perse due lo stesso giorno, e nove, nel complesso. E avevamo in qualche caso le squadre più competitive. Come l'ho persa nella juniores col Savio, e nei giovanissimi al Salaria Sport Village, ai rigori. Capisco chi sta digerendo male queste cose. Gli dico, però, che il lavoro paga, che la serietà paga, che la puntualità paga. E poi vorrei dire a tutto il calcio romano: lasciamo perdere le cattiverie, che tutti fanno i sacrifici, per mandare avanti questa grande passione"
Un pensiero al tecnico appena battuto, prossimo sposo di una grande del calcio italiano: "Ho apprezzato Bellinati in una bella, recente intervista. Auguro a lui e Guarracino che facciano bene alla Spal. E voglio che le mie parole saranno prese come messaggi seri, pacati, umili. Lo dico col cuore, quello che sto dicendo".
Un pensiero per la Nuova Tor Tre Teste: "Mio figlio forse gli ha impresso più agonismo, più grinta, a questa società. Per il resto vorrei che nel calcio romano e laziale torni un po' più di serenità. Quando un giocatore vuol andare via mandiamoli via, sti ragazzi; noi abbiamo smembrato una squadra del 1997, per motivi miei comportamentali".
Non è finita, però, presidente. C'è ancora qualcosa da raggiungere: "Ci sono le tre competizioni nazionali, Forse, tuttavia, teniamo di più al premio territoriale, come gli altri colleghi presidente. Ci tengono, le società, a vincere nel Lazio. Si fa blasone per il quartiere, per la regione. I nostri, ora? Sono convinto che andranno in discesa, le finali nazionali".
Allora è vero che anche in ottica professionistica, c'è del materiale tecnico idoneo, da noi?
"Vedi il torneo delle Regioni, dove abbiamo portato due scudetti. Noi i ragazzi li abbiamo, dei talenti li abbiamo, basta fare queste c... di plusvalenze. Pure la Roma si è messa a utilizzare 6 giocatori stranieri in Primavera, portando gente dal Guatemala! Non dico che esistano solo alla Nuova Tor Tre Teste, ma anche al Savio, al Tor di Quinto, alla Vigor Perconti. Le società di serie A perché non fanno monitoraggio? Non parliamoo della Lazio. La Lazio è una cosa che non si può raccontare, come è gestita nel settore giovanile. Poi vanno a prendere Kozak, con tutto il rispetto, Peperinha. Qualcuno avrà un interesse proprio. Le scelte giovanili vanno fatte con gente che FA settore giovanile, gente che mangia la polvere da venti, trent'anni. Sono tutti presidenti estemporanei: oggi americani, domani giapponesi. Ci sarebbe da fare una trasmisisione per 15 anni, non per 15 minuti. Oggi fateci godere, non mi voglio arrabbiare!":
raccolta da Andrea Burla