IL PLAY-OFF DELLA VERGOGNA: FREGENE DERUBATO!
articolo del 2/6/2013
FREGENE DERUBATO! Passa il Latte Dolce, premiato per la sua tenacia. Direzione di gara indecente FREGENE-LATTE DOLCE 2-2 Fregene: Assogna, Sebastiani, Perelli, Bensaja, leccese, Quadrini, Farrugia (55’ Neroni), Cardinali (76’ Germoni), Garat, Lezcano, Laurato. A disp. Izzo, Tafi, Battistelli, Gay, Maramao. All. Vigna. Latte Dolce: Magliona, Chessa, Cocco, Derudas (80’ Peroni), Delrio, Nieddu (61’ Satta), Masala (61’ Gambella), Ruggiu, Delizos, Usai, Mura. A disp. Canalis, Masia, Dore, Bazzoni. All. Scotto. Arbitro: Sig. Santorelli di Napoli (3). Assistenti Arbitrali: Sigg. Punziano (6) e Agata (6,5) di Napoli. Reti: 5’ Mura, 20’ Sebastiani, 26’ Garat, 94’20” Delizos. Note: ammoniti Derudas, Garat, Germoni, Ruggiu, Sebastiani, Delizos, Usai. Dal nostro inviato all'Aristide Paglialunga Il Latte Dolce all’ultimo respiro, il Fregene beffato, maltrattato, diciamolo pure, derubato di tante certezze. Un arbitraggio assurdo, osceno, che ha diretto la partita nel senso più ampio del termine: un calcio di rigore enorme, al 2’, non concesso per un fallo di Cocco su Garat. E l’insufficiente arbitro campano Santorelli di Salerno non ha fischiato nulla, neanche l’ammonizione per l’eventuale simulazione, denotando una scarsa personalità e altrettanta serenità. Non ha fischiato un fallo su Quadrini per un contrasto irregolare, da cui, poi, il difensore, uscirà con un passaggio infelice intercettato dal bravissimo Mura, che segna l’1-0 esterno al 5’. E non ha fischiato il fallo, palese, su Quadrini, spostato all’attimo di colpire di testa, da cui scaturisce la carambola che l’ispirato Delizos spedisce alle spalle di Assogna, a 4’ di recupero già scaduti da 20 secondi. Un arbitraggio che ha cancellato i sogni, le ambizioni del Fregene, e che ha spedito avanti una squadra, il Latte Dolce, andata alla grande per circa 25 minuti, fatti di grande qualità: ma il merito della compagine di Scotto è stato quello di credere che la partita fosse aperta fino alla fine, e così è stato. In una seconda parte in cui la squadra laziale ha avuto il torto di arretrato con palese evidenza, a ridosso della propria area di rigore; in questo nemmeno un duttile e generoso Lezcano è riuscito a evitare il guadagnar metri della squadra sarda, che, nel secondo tempo, non aveva, prima del 2-2, tirato una volta che è stata una, verso la porta di Assogna se non tanti traversoni ribattuti da Quadrini e Leccese. A questo si aggiunga il fatto che, quando la partita è stata messa sul piano fisico da Garat e soci, il Latte Dolce, nel primo tempo, ci ha messo un attimo, a innervosirsi e a non pensare più al gioco geometrico, apprezzabile, organizzato, fatto vedere in tutta la partita di andata e per metà primo tempo. Al 2° minuto si intuisce che non sarà una giornata felice per l’arbitro e per il Fregene: Garat prende palla sulla destra, in posizione di ala entra lateralmente in area di rigore; il centravanti sudamericano è affrontato da Cocco che viene saltato dal pallone e mette giù l’avversario. E’ un fallo evidente, è un calcio di rigore, ma il presente indicativo diventa condizionale per un arbitro non all’altezza di una partita così delicata. Che commette due errori: non dà calcio di rigore e nemmeno ammonisce Garat per la simulazione a quel punto avrebbe commesso, in assenza di un contatto, nella cervellotica decisione di Santorelli. Al 5’ la seconda topica di giornata: contrasto rude ai danni di Quadrini, con la difesa del Fregene schierata in linea. Fallo sul difensore che riesce a restare in piedi, non si sa bene quale vantaggio conceda, il direttore di gara. Fatto è che il secondo tentativo di liberarsi del pallone è errato, con Quadrini che serve Mura. Questi è bravissimo a prendere palla e, di prima intenzione, con l’interno collo sinistro, a cercare e trovare l’angolino alla sinistra di Assogna, sistemato due passi più avanti. E’ la rete del vantaggio per il Latte Dolce. E visto il clamoroso errore di Quadrini, passa sott’ordine il fallo non fischiato in suo favore. Al 10’ un tiro di Cocco dalla media distanza termina sul fondo. La squadra sarda gioca rapida e con apprezzabili scambi, capaci di mettere più volte in difficoltà il pacchetto mediano di casa. Da uno di questi Mura parte in velocità, sulla sinistra, rapido, arriva quasi sul fondo; il suo traversone è un taglio orizzontale di tutta l’area piccola ma non c’è nessun giocatore in casacca gialla, a correggere la direzione del cuoio, e l’azione muore così. Al 20’ una stupenda azione, la prima, vera azione, del Fregene: palla recuperata a metà campo da Cardinali, che ha la grande lungimiranza di aprire, con Garat e chiudere l’azione: in mezzo l’argentino spedisce sulla destra l’oggetto del desiderio allo sgusciante Sebastiani. Che di prima controlla, percorre venti metri, centra una stupenda palla per l’accorrente Cardinali, autore di un colpo di testa a incrociare nell’angolino più lontano, per l’1-1 che fa esplodere il “Paglialunga”. Il gol manda in visibilio, dopo oltre un quarto d’ora di sofferenza, i sostenitori della società tirrenica, accorsi in massa all’impianto di via Fertilia. 600 spettatori hanno riempito le due porzioni della tribuna, con una trentina di tifosi ospiti, ma tanti altri hanno stazionato lungo la recinzione e ove fosse possibile sistemarsi per vedere la partita, fino a toccare quasi le ottocento presenze. Al 24’ prosegue, la giornataccia dell’arbitro di Salerno: in modo furbo e astuto Farrugia si aggancia a un avversario a trentacinque metri dalla porta sarda, e si tratta di Derudas. Che, al contrario, viene ammonito sul rovesciamento di Garat e soci. Questo episodio fa ridere parecchi, in tribuna. La partita si è fatta dura con il centravanti argentino che suona la carica e entra deciso, pure duro, sugli avversari. Questo campanello fa scattare anche altri giocatori del Fregene, che ci mettono, adesso, maggiore determinazione e agonismo: soffre, nell’adeguarsi, il Latte Dolce, fin qui squadra applaudita dai presenti, per la tecnica, la disposizione in campo, la bravura del collettivo, capace di non far emergere l’attività dei soli singoli. Al 26’ il punto del sorpasso. Bensaia innesca Laurato, che supera, come birilli, sulla sinistra, uno, due, tre difensori; il numero 11 guadagna il fondo e incoraggia al centro dell’area l’arrivo di Lezcano. Ma il tiro del compagno biondo di chioma col 10 sulle spalle è respinto, sulla linea, da un prodigioso intervento di Nieddu. Palla a Garat, che segna il 2-1. Grande esultanza sotto la tribuna, per la squadra di casa. In tutto questo l’arbitro pensa bene, non si sa con quale criterio, di ammonire Germoni, accorso, con tutta la panchina, a esultare in campo. I residui episodi raccontano di un’ammonizione sanzionata nel momento sbagliato a Garat e una punizione di Del Rio, che calcia sul fondo una punizione provata da lontano. Nel secondo tempo tanto agonismo con il tema principale di un Latte Dolce votato a rovesciarsi nei cinquanta metri: ma l’impeto è frenato dalla stanchezza, dalla mancanza di lucidità, e da un vento nel primo tempo favorevole al Fregene, adesso assente. Soltanto Garat (20’) prova a servire un gran pallone dalla sinistra, una volga giunto sul fondo, a Neroni, a mo’ di pallonetto, ma l’attaccante romano cincischia troppo, perde l’attimo, e il possesso del pallone, che va sul fondo, dopo un maldestro rimpallo. E’ l’unica azione dei primi 30’ della ripresa. Proprio alla mezz’ora un calcio d’angolo di Bensaja trova la gran deviazione di testa di Neroni, che, a sua volta, trova la “murata”, sempre di testa, a opera di Satta. Palla in calcio d’angolo e secondo segnale che non si tratti della giornata giusta. Poteva essere il colpo del knock-out. Si fa male pure Sebastiani, altro brutto segno, e l’ultimo quarto d’ora in campo va Germoni. Al 46’ Garat va in profondità e riesce, al terzo tentativo, riesce, con una grande intuizione di Germoni e il velo di Neroni, a scappare via alla elevatissima linea di difensori sardi: la punta entra in area, saltando il portiere, ma è sbilanciato, e tira sull’esterno della rete, con l’illusione ottica della segnatura, per qualcuno, sugli spalti del “Paglialunga”. Non è così. La beffa è dietro l’angolo. Dovrebbero essere tre, i minuti da neutralizzare, come si dice nel gergo arbitrale: al quarto il modestissimo arbitro Santorelli inverte una punizione concedendola, ai quaranta metri sulla sinistra, al Latte Dolce: se ne incarica il portiere, Magliona. Il suo lancio arriva in area di rigore, dove svetta Ruggiu, e dove Quadrini viene letteralmente spostato, fallosamente. Il fischio non arriva, la palla si inarca, stupenda occasione, per Delizos, che la spedisce in fondo alla rete con un’ammirevole rovesciata volante. Per il gol del 2-2 che premia l’averci creduto fino in fondo, della squadra di mister Scotto, la sua chiara tenacia, l’orgoglio proverbiale dei sardi, nello sport come nella vita. Che restituisce qualche moneta rispetto alla bella partita giocata all’andata. Ma, altresì, che ricaccia indietro un Fregene maltrattato da un arbitro non capace e non adatto, spedito come un dilettante allo sbaraglio nell’agone di due grandi squadre, sul piano tecnico e tattiche. Perfetto estraneo a due belle realtà, con le sue indecisioni, con la sua impreparazione tecnica, scarsa, davvero, degna di chi l’ha inviato sulle tracce di una cosa ben più grande del suo latente spessore, assente mai giustificabile. E completa la sua giornata, questo elemento, ammonendo a casaccio, un giocatore della panchina, stavolta, isolana. Non si vede il numero: pazienza. Da oggi, per cortesia, non diteci più, che si tratta di un gioco, che parliamo di calcio dilettante. Perché siamo già a due prese per il sedere, per le rappresentanti del calcio laziale, dopo quella dell’Albalonga, un anno fa, a Olbia, con la designazione di due assistenti isolani, che si salutavano affettuosamente coi giocatori di casa. Perché tanta deferenza, tanta attenzione, nei confronti delle squadre sarde? Perché, il Lazio, nelle sedi nazionali, non conta più niente? Volevate tre indizi? Basterebbe quello di dodici mesi fa, già. Con oggi siamo a due. Di quelli enormi. Massimiliano Cannalire