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CALCIO E ADAGI: LA MAGIA DI UN RUOLO VOTATO ALLA SOLITUDINE


articolo del 28/10/2009

 "E' il primo uomo di una squadra di calcio, l'unico che non può sbagliare, spesso giudicato "colpevole" dei gol subiti; il suo è senza alcun dubbio il ruolo più difficile, il ruolo più importante ma anche il ruolo più bello. Tutto questo è il portiere".

Pierpaolo Pasolini

 

Peter Handke intitolò un suo romanzo "la solitudine del portiere prima del calcio di rigore". A noi però sembra che "prima del calcio di rigore", sia una delle poche volte in cui il portiere non sia solo: e fisicamente (sono tutti in semicerchio attorno a lui) e moralmente (i suoi tifosi lo incitano, quelli avversi tacciono per non infastidire il loro tiratore scelto). Inoltre è l'unica occasione in cui il portiere, qualunque cosa faccia, non sarà accusato d’avere sbagliato qualcosa.

L'onere dell'errore grava tutto su chi il penalty deve calciarlo: costui è davvero solo, prima del calcio di rigore. Il portiere è solo durante le altre fasi del match. Ad esempio quando si trova a giocare sotto la curva presidiata dai tifosi “nemici” e, con i suoi compagni in attacco, contempla per lunghi istanti la sua metà campo deserta.  Il portiere è solo contro i sostenitori dei rivali, solo contro i calciatori avversari, e solo tra i suoi compagni, come la casacca d'altro colore sempre gli ricorda.  Forse per questo il portiere è caratterialmente diverso  dagli altri giocatori ed affronta la partita obbedendo ad un codice di comportamento che a volte lo fa sembrare un cavaliere errante tra i barbari.

Ci pare che quanto più i pedatori siano adusi a sbraitare, aizzare ,insultare, gesticolare, simulare non appena se ne presenti il destro, tanto più i portieri, o comunque la maggior parte di essi, si mantengono calmi quasi fossero estranei alla bolgia che si scatena attorno a loro. Questo loro modo d'essere può essere il frutto d'addestramento e disciplina, ma se anche così fosse, questo aumenterebbe ancora i loro meriti. Essi bisognerebbe indicare come esempio ai "'giovani" e non quei dribblatori vanesi che ad ogni minimo torto (anche presunto) s'abbandonano a premeditati isterismi o quei digrignanti cacciatori di tibie e caviglie altrui. Invece i portieri sono per lo più ignorati oppure considerati mattoidi, scriteriati...e quando uno di loro (come è accaduto di recente) perde il controllo ecco che il biasimo generale gli precipita addosso moltiplicato. Mai la gioia di un gol, di un abbraccio dei compagni dopo una segnatura, lui che per trovare riparo alla felicità del cuore dopo una marcatura deve scattare per 80 metri e trovare forse un compagno già stanco di gioire che a mezzo mano sembra compatirlo.

Se il calcio ha un narratore questo non può che essere il portiere. Lui non corre dietro la palla, la insegue con lo sguardo. Ne racconta le traiettorie. Uomini che prendono il destino tra le mani e qualche volta se lo lasciano sfuggire. Uomini che sanno prendere tra le loro mani il destino di tutta una squadra e infondere dalle radici la fiducia a tutti i compagni e incutere timore agli avversari. E ancora qualcuno pensa che in porta ci sia il più scarso come ai tempi della parrocchia. Ricordate? Palla, porta e scarto.

Sembra quasi di sentirlo, il coro, quasi proveniente dagli altipiani di un campo incastonato tra i monti, un perfetto biliardo: “Noi sappiamo chi siamo, quanto coraggio abbiamo nell'affrontare una mandria di avversari gettandosi tra le loro gambe, rischiando ogni volta l'osso del collo. Hanno cambiato le regole per indebolirci, hanno cambiato i palloni per umiliarci, hanno deciso che se il nostro istinto ci portava a parare un tiro dieci centimetri fuori dai sedici metri eravamo passibili di espulsione e in genere espulsi, tranne poi non ammonire neppure chi con le nuove regole non ci salta più cavallerescamente come si faceva un volta, ma cerca di colpirci con le gambe cercando di guadagnare un rigore o un'ingiusta espulsione dell’altro. Ma chi è l'antisportivo: chi, potendo evitare un avversario, gli si getta addosso oppure chi para un tiro dieci centimetri al di fuori delle proprie competenze? E poi chi rischia in questi ultimi dieci anni? Come sempre i poveri portieri, colpiti alla testa da improbabili attaccanti pronti e diseducati a cercare il contatto e il vantaggio eventuale da un 'azione antisportiva, che spesso ha avuto conseguenze drammatiche. Tra i professionisti ricordiamo i due portieri del Chelsea (due veri numeri uno) finiti all'ospedale  in gravi condizioni durante la stessa partita, oppure semplici ragazzi dei nostri campionati giovanili usciti malconci dal campo o peggio. Ma non sarà forse che per inseguire il calcio spettacolo cari signori del calcio avete dimenticato che il calcio è di tutti e le regole sono per tutti e non solo per la televisione? Avete aumentato lo spettacolo secondo voi ma per voi lo spettacolo è un portiere che perde all'improvviso la traiettoria della palla perché l'avete costretto a giocare con un supertele? Cosa è per voi lo spettacolo? Un ragazzo che non può esprimere tutta la sua potenzialità perché vive con l'incubo dell'espulsione, di una papera clamorosa oppure di un incidente grave?! Ma non sarà che avete perso di vista il campo, quello vero, quello nostro, quello di noi amanti del calcio e avete troppo in vista Sky, Premium,  Tg e Tv? Meno male che la domenica raccontiamo il calcio che non ti raccontano, quello vero della domenica. Sì, perché noi abbiamo ancora il culto della domenica del calcio, quello del “dopo la Messa”, quello del paese intero al campo sportivo (in genere comunale), polveroso e affascinante. Noi ci vantiamo e siamo fieri di essere paladini ancora di quel calcio bello da raccontare e da vivere …..ogni domenica dalle 9 alle 13.30 su Nuova Spazio Radio (88.150).

E chiamateci pure romantici fuori moda. Sappiate che per noi è un complimento.

Andrea Milana

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