stampa | chiudi

ECCELLENZA/B: IL PUNTO. FORZA D'URTO-ZAGAROLO


articolo del 14/12/2009

ECCELLENZA GIRONE B: il punto

FORZA D’URTO-ZAGAROLO

Nella partita più attesa segna Amassoka, poi De Paolis.

Molinari prova a riaprire una partita su cui c’è stato un

grande protagonista: Alessandro Ruggini, che chiude la

porta in apertura e in chiusura

La quindicesima giornata conferma la forza d’urto dello Zagarolo, bello per un tempo, sofferente nella ripresa, ma al termine del confronto diretto più importante, vittorioso grazie anche a un reparto difensivo capace di presentare raramente delle difficoltà, nella partita con la Cavese. Per la squadra di Daniele Scarfini si tratta dell’undecima vittoria in quasi quattro mesi di campionato, cui arriveremo domenica prossima. Ci sono parecchie differenze, tra queste due squadre. Innanzitutto l’abitudine a vincere lontano dall’Elio Mastrangeli con la stessa disinvoltura e tenacia con cui gli amaranto giocano in casa. Senza dubbio la determinazione, baciata anche dalla fortuna con il Torrenova, soprattutto negli specifici episodi di quella partita; la forza mentale di non fermarsi di fronte alle complicazioni dei singoli incontri, vedi i quattro calci di rigore subiti sin qui, quasi uno ogni quattro partite. La combattività dei singoli piace, vedi il duello ruvido con Galasso e Santoni vissuto da Reali ed Amassoka ma anche la volontà di non indietreggiare di fronte, per esempio, al doppio svantaggio di Tivoli, con la Vis Empolitana. E’ una squadra, la prima della classe, pratica, priva di fronzoli, che evita cose leziose anche se un paio di singoli hanno, ogni tanto, qualche insana tentazione da giocoliere (Campana e verso la fine del primo tempo la difesa che non riusciva a spazzare). Ma nel giudizio più ampio, di un girone d’andata quasi trascorso per intero, lo Zagarolo è formazione innanzitutto costruita bene, quindi è gruppo basato sulla sostanza. Ha ragione l’esperto collega Maurizio Rossi quando dice che i Paglia, rappresentanti della presidenzial-dinastia amaranto, hanno messo in piedi il collettivo, in fase estiva, come si faceva ai tempi del Paròn Rocco ovvero con l’ossatura portiere-stopper-mediano di qualità-punta. Con Ruggini portiere la garanzia di avere un buon "gatto" tra i pali c’è, e ieri la rete più importante l’ha segnata il portiere dopo appena sei minuti chiudendo il buco dei due centrali di difesa, Nardi e Cavaliere, per il resto bravi; di base era stata messo Napoleoni al centro del reparto arretrato, e il suo recupero è previsto in 20-25 giorni. Quindi Fabiano Ferri De Oliveira, ieri ha annaspato ma è un giocatore affidabile se vicino ha uno come Simone Paglia, assente per squalifica, nella circostanza, e Reali, gran bel centravanti, con di fianco uno della velocità e dell’inventiva di Amassoka. In mezzo al campo il primo tempo di Valerio Campana è stato esemplare, ma con Paglia si ha la sensazione che Fabiano lavori più tranquillo. Come Gattuso di fianco ai fini compagni di reparto più votati all’attacco, in versione europea, per intenderci. Senza dimenticare due dati. Primo: Emanuele De Paolis, uno dei tanti errori del Palestrina (è cresciuto nella scuola calcio e nelle giovanili arancio-verdi arrivando un po’ di tempo dopo a Grosseto, ma nessuno si è sognato di richiamarlo, sulla Pedemontana, n.d.r.), ha mostrato di che pasta è fatto correndo e parecchio per tutto il primo tempo coronato da un gran gol. Secondo: Scarfini ha compreso, vedi la partita con il La Lucca, che bisogna tenere lontana l’opportunità di uno Zagarolo a tre punte, con Giannetti che è una dote da gestire, anche con il contagocce, perché capiterà, seppur sporadicamente, che uno dei due arieti andrà cambiato.

La Cavese si è svegliata tardi, e non è la prima volta che succede. E’ un buon gruppo, dicono in parecchi, di solisti, aggiungo io. Il che significa due cose: o c’è della pura presunzione tra qualche giocatore per cui, a maggior ragione dopo le prime quattro vittorie settembrine di fila, qualcuno deve aver pensato che tutto verrà, oppure in parecchi sbagliano l’approccio alla partita. Il primo tempo di ieri ha portato alla sola fiammata di Molinari, che non riesco a capire perché sia andato via e da Albano, e da Fidene. Un giocatore come lui, a mio avviso, avrebbe ancora dato dell’utilità offensiva a tutte e due. Anche se a fine stagione so bene che questa teoria potrà essere smentita almeno da una delle due. L’errore del piattone di chiusura può capitare a chiunque: non è una singola conclusione che si può determinare la bontà o meno di un atleta. La Cavese del primo tempo di ieri era lenta, prevedibile, priva di fantasia e con una difesa che si è messa, di nuovo, a fare acqua da tutte le parti, al centro come sulla sinistra. E lì si sono scavate le differenze, alla conta dei fatti. Di certo Chialastri ha giocato male davanti alla pari del Fabiano – in mezzo – del secondo tempo. Di sicuro De Francesco, entrato in corso d’opera, era più intento a discutere con l’arbitro che non a pensare ai primi minuti positivi che ha offerto quando è stato gettato nella mischia. Di qui il ragionamento espresso ieri in televisione. E’ una squadra con discrete individualità, con Neri che, se controllato, passa dal Neri delle partite di casa a un giocatore più che sufficiente, come ce ne sono tanti. E quindi in questa possibile orchestra il flauto va da una parte, il clarinetto stecca, e il solo Di Matteo, con il Cornacchione non visto ieri, non riesce a portare la croce e a cantare la messa, tutto da solo.

Non va scordato un dato: ogni gara importante la Cavese la buca. Fateci caso: con il Formia ha vinto per un clamoroso errore del portiere, e giocava in casa. Con il Palestrina è finita 3-3 con tanto di delusione del pubblico cavisello (per la maggior parte fatto di persone per bene ma anche accompagnato da un gruppo di giovani imbecilli anche ieri impegnati in cori palesemente razzisti: VERGOGNA!). Con la Nuova Tor Tre Teste il 18 ottobre il primo schianto (1-5), il 29 novembre il terzo,a Tor Lupara, e in mezzo l’impreventiva battuta d’arresto di Terracina (1-4), fanno pensare come la mentalità di questa compagine non sia di quelle esenti da rilievi, o solida, se preferite. L’unico successo pesante è stato ottenuto (3-0) ad Artena il 13 settembre quando la Vis non era nemmeno la trisavola di quella odierna e nuova seconda della classe. Che serva ai due Moroncelli prendere la squadra, i singoli, e responsabilizzarli di più, visti gli sforzi societari effettuati?

La Vis Artena si è ripresa il secondo posto e sembra durare, rispetto alla passata stagione: è una squadra che ha fatto maturare i giovani, di fianco a Cassioli, Bernardi, Testa, Carnevali. Anche qui, come per lo Zagarolo, eccezion fatta per la scelta del portiere giovane (Vagni, campionato positivo per lui), la composizione del giocattolo è stata di prima qualità. Con un signor difensore centrale, un mediano esperto che va anche in rete, e due davanti che hanno i numeri per far volare i rosso-verdi. Forse non c’è un cambio di quello spessore, intendo Giannetti al posto di uno tra Reali ed Amassoka, ma chissà che non si stia lavorando, per ipotesi, anche a questo. Intanto con l’arrivo di Iannuzzi di certo c’è un trequartista dai piedi buoni e, all’occorrenza, si può utilizzare un 4-4-1-1, se serve. Ma l’istinto mi suggerisce che la Vis Artena si stia muovendo per dare forza al puro reparto d’attacco con un terzo puntero. Magari mi sbaglio. La vittoria di Torrenova (5-0) serve all’approccio alla seconda piazza, che in un campionato complicato come questo, può sospingere i rosso-verdi sul piano del morale.

La Nuova Tor Tre Teste, a proposito, era in calo già da qualche partita, sul piano del gioco e della tenuta, e la sconfitta interna con il Colleferro era soltanto un campanello d’allarme che prima o poi avrebbe presentato il conto; cosa che è puntualmente successa a Palazzo Condotto di fronte a quella che osai definire la “marea formiana” in un felicissimo 3 gennaio 2007 (vittoria della Coppa Italia con tanto di diretta sul satellite: lo ricordo a qualche smemorato). Di fronte a una squadra ordinata, divenuta essenziale di fronte agli scivoloni patiti, la pattuglia guidata da Alfonso Greco ha sofferto ben oltre il 2-1 finale che Corsi ha provato a rimettere in discussione all’inizio del secondo tempo dopo la solita geometrica conclusione di Marcucci e il raddoppio giunto alla fine del primo periodo con Caruso.

La Lupa Frascati ha l’incubo del pareggio, dopo aver assaporato, grazie al rigore messo a frutto da Medoro, i tre punti a Tor Lupara, dove, tra le grandi, ha vinto solo lo Zagarolo. Al 93’ pareggia Bonanni incoraggiato da Fontinovi, per un punto d’oro, per il club nomentano, per come si era messa la questione. Prosegue il bel momento di Ceccacci e dei suoi: applausi per averci creduto fino in fondo. Mercoledì l’esame di maturità per Fabio Lucidi: se va in finale rimane, sennò diventa complicato prevedere un futuro ancora nella Lupa. Però la sua opportunità se la deve giocare sovvertendo l’1-1 della gara di andata: appuntamento al “Candiani”.

Permangono i problemi della Vis Empolitana, che non va oltre il pareggio a Sora, altra semifinalista (opposta a Cisterna alla Vigor) con la squadra di Maurizio Promutico che si permette il lusso di sbagliare un rigore nel primo tempo. Difficoltà che vive anche il Colleferro, piazza che non sembra trovare pace, e che, in vantaggio, non va oltre l’1-1 nel confronto diretto con il Villanova, altra sofferente della “bassa”. E che dire del Ciampino che perde 3-1 a Ceccano? Il presidente Siclari sta meditando di lasciar perdere tutto, per il suo ruolo, e la classifica pone i rosso-blu davvero nei guai, a maggior ragione per aver resuscitato il Ceccano, che va avanti sulle doppiette di Lucchetti junior.

Ce ne vorrebbero, di presidenti come quello del Roviano, Massimiliano De Angelis, che si è letteralmente avvelenato perché due dei suoi, uno certo è Petrella, si sono fatti cacciare mentre perdevano 1-0 tra il 90’ e il fischio finale con la squadra che ne ha presi altre due: finale 3-0.

Il finale lo riserviamo al commento del “Colavolpe”: il Terracina è società particolare, tenuta a galla dalla sola volontà di pochi dirigenti, tra cui spiccano le figure di Angelo Scirocchi e Carlo Magliozzi. E’ triste che due giovani giocatori, peraltro bravi, quali Rufini e Foresi, sabato si siano presentati, da Ciampino (!) arrivando all’impianto dei tigrotti senza trovare il presidente che firmasse la lista per spedirla in federazione. Questo dopo la processione che giovedì pomeriggio è durata tutto il pomeriggio, fino all’ora di cena. Si comprendono gli impegni del massimo dirigente: altra cosa è litigare con la puntualità. E in questo clima di incertezza, in cui sono andati via prima giocatori del grande livello di Mancone e Nardone, poi, addirittura, un fedelissimo del tecnico romano Lenzini quale è Ranaldi, che l’aveva avuto a Civitacastellana, e Torri, la squadra, risicata e con sette juniores, ha battuto 3-0 il Palestrina. Se non si comprende l’entità di questa impresa è giusto ipotizzare un futuro nero carbone, per un club dalla grande storia (almeno fino in Interregionale), negli anni ’90. E’ un peccato che il presidente De Filippis dovrà evitare, senza punti interrogativi o ulteriori dubbi.

Il Palestrina ha finito in otto, direte: sì ma il palese nervosismo mostrato dagli uomini di Punzi non è giustificabile, con un direttore di gara che, giustamente, non ci è stato ad essere il bersaglio delle invettive e delle uscite verbali dei giocatori ospiti. Rimane in dieci per un fallo da ultimo, la formazione prenestina: il resto la fa la grande volontà del Terracina, che argina molto bene i giocatori più dotati, da Taribello ad Alfonsi. Al 37’ lo 0-0 si sblocca grazie a un ispirato Caligiuri, e un minuto dopo si materializzano i moti nervosi arancio-verdi: viene espulso per fallo da ultimo Caponigro, e nella stessa circostanza Alfonsi ci mette del suo e viene cacciato dal campo. Non passano che altri tre minuti e mezzo che la stessa fine la fa Stellato, e anche nella ripresa il Palestrina non sembra vivere nel modo dovuto il rapporto con il direttore di gara. Al 1’ raddoppia Di Rocco, che verrà espulso al 33’. Con il Terracina in dieci e gli avversari in otto, è il bomber Caligiuri che al 48’ firma la sua doppietta personale. Il Terracina prende tre punti d’oro sistemandosi a quota 12, lasciando l’ultima piazza al Ciampino a 9 e la penultima al Ceccano (10 punti) pur vittorioso proprio coi ciampinesi 3-1. Ora i giocatori di Mario Lenzini hanno la stessa dote del Sora e due punti in meno del Villanova che ha ripreso il Colleferro a domicilio (1-1), mentre il La Lucca è il vero vincitore della settimana. Ora la squadra di Mirko Carlini è a 16 punti, uno in meno del Colleferro, adesso sì preoccupato. Una domanda che accomuni la piazza rosso-nera e il Palestrina, che oggi è a 15 punti dalla vetta, e a 9 dal secondo posto. Ma tutti ‘sti errori, si potevano evitare? Non è che tanta sicurezza non rimessa in discussione sia deviante e porti fuori strada?

                              Massimiliano Cannalire 

 

stampa | chiudi