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ECCO PERCHE' HO SCELTO RDM CHANNEL E LE IDEE DI....


articolo del 18/5/2010

Ecco perché ho scelto

RDM CHANNEL


di Max Cannalire



Non è una notizia di quelle rilevanti ma può essere uno spunto da prendere in considerazione. Quando ho scelto di fare un secondo anzi un terzo percorso con Rete Oro – il primo fu nel 1986-87 da commentatore in erba delle vicende del basket ai tempi del Bancoroma, studi alla Camilluccia; il secondo dal 1997 al 2001 – in parecchi si affrettarono a dire che non avrei mangiato il (primo) panettone. Liberi di pensarlo, di scriverlo, e accadde, con invidiabile puntualità.

E invece sono passati tre anni, fatti di corse, sacrifici, trasferte fatte con l'orologio di ritorno da Latina, per esempio, lo scorso anno. In diversi non hanno capito il perché, di quella scelta, dal momento che io e Raffaele Minichino siamo diversi. Lui più votato a un discorso di sana gestione, imprenditoriale, io di certo no, e troppo sono riuscito a fare, dalla mia seconda partenza da Rete Oro fino al mio rientro, culminato il 23 settembre 2007. Con Raffaele ci incontrammo il giorno in cui, dolorosamente, salutammo un amico in comune, il Condor Serilli. E nel ristorantino sistemato di fronte alla chiesa stringemmo un patto ben prima di mettere tutto per iscritto. Non avrei mai tradito quell'impegno, non fosse altro che per la promessa fatta appena prima di sorseggiare un buon caffè per attraversare la strada e constatare che quella chiesetta non avrebbe mai contenuto i tanti, tanti, tanti addettti ai lavori, fraterni amici che Elio aveva saputo raccogliere, in tanti anni di palloni, pur con i suoi umani difetti (che poi non erano neanche tanti). Già: quella promessa per me valse più di una firma di un contratto, con la concessione di non andare in onda dalla primissima domenica, il 16 settembre, perché la fregatura presa da un'altra parte con cui con Max Arrichiello tentammo di collaborare, era ancora fresca, datata 11 settembre, data palesemente nefasta. Scrivemmo insieme il contratto, rapidamente, davvero, e la domenica prima di andata (il 16) feci un solo intervento per telefono, con la ripromessa che il 23 sarei stato in onda per radio, godendomi da casa, con Papà, uno degli ultimi pomeriggi, almeno per metà, di tranquillo foyer familiare, di serenità, visto che dal 1982 non so nemmeno cosa siano, le domeniche libere. Ne avrò avute al massimo 4, forse 5, negli ultimi 28 anni, compresa la cresima, il giorno dello scudetto della Roma a Genoa, con la chiesa invasa, al suo fondo, dalle radioline!

Di panettoni ne ho mangiati tre, seguiti da altrettante colombe, per quanti anni ho percorso con Raffaele, senza aver mai bucato una domenica tranne nel settembre scorso, quando sono stato male per motivi di pressione arteriosa. Ho fatto praticamente il pieno consapevole di poter continuare a certi livelli, garantendo una qualità che può essere valutata e da chi conduce e produce la trasmissione, e dall'ascoltatore, dal popolino, romano, provinciale, e regionale, che è quello che fa la nostra piccola, grande fortuna. L'ha sempre fatta, del resto, dopo un'iniziale curiosità successiva alla lontana avventura fatta con Radio Fiumicino (1988-1993).

Ho scelto, nonostante qualche cretino abbia provato a dire in giro il contrario (un paio, in particolare) di scommettere su quello che vanno mettendo in piedi i due Raffaele, il presidente del Pomezia e RafaCanio ovvero Minichino. Scommetto sulla loro voglia di fare, sulla loro capacità, imprenditoriale, gestionale, nei rapporti, la voglia di stupire una regione intera avendo la possibilità di percorrere due strade; l'una che veda confermato il buon lavoro fatto personalmente in Eccellenza, Promozione, e, con l'ausilio principale di Max Arrichiello anche nella juniores. L'altro concerne una disciplina da sempre nel mio cuore, la pallacanestro, per parlare della base. Senza dimenticare l'aiuto che potrebbe provenire dalla fitta rete di corrispondenti organizzata da sempre dal sottoscritto in tutta la regione e anche oltre.

Avrei voluto e dovuto far scrivere una clausola, nel nuovo accordo con Raffaele, ossia costringerlo ad ascoltare dieci minuti con il cronometro puntato la promozione, senza interruzione alcuna (sarebbe un evento!). Ma l'anno prossimo, con la sua funzione di direttore generale, avrà la possibilità di suonare uno spartito, per minutaggio e indirizzo che dovrà dare al “nuovo” canale, non forzatamente legato a un rigido palinsesto con il computer pronto a scattare come un orologio svizzero alle 20.30, con tutte le corse fatte quest'anno. Un'obiezione, forte, va fatta, da parte mia, ed è stata fatta, proprio in favore di quelle 72 realtà dico 72 che non possono essere liquidate con un “leggiamo solo i risultati”. Altrimenti avrei fatto bene io a scegliere di andare in onda tutti i giorni con la radio, proprio per garantire, ad almeno tre gironi su quattro, quelli con le squadre di Roma e Provincia, Viterbo e Provincia, Rieti e Provincia, quello spazio non avuto alla domenica. E invece per radio, grazie a Italo Marchetti e Paolo Russo, anche il girone D ha avuto dei minuti in cui parlare di calcio, che è quello che la gente vuol sentire. Raffaele mi ha detto che l'anno prossimo sarà diverso, in favore delle squadre di Promozione. Meglio.

Sulla scelta di continuare c'èrano state un paio di possibilità ma francamente a me di andare in TV a ripercorrere una strada già fatta non interessa. Ho ringraziato chi me le ha proposte perché così si fa, senza, fino a oggi, neanche farne menzione a chi dirige, perché ritengo ci sia una motivazione economica, non c'è dubbio, per rimanere nella compagine di Minichino. Ma soprattutto c'è un'indicazione che ha un suono, quello di una parola che merita di essere espressa, che più o meno fa così: gratitudine. Per avermi dato la possibilità, nel settembre di tre anni fa, di rientrare nella squadra di Rete Oro anzi per essere preciso di Sportinoro, e di lavorare. Oltre alla vicinanza nel recente momento complicato vissuto. Queste non sono cose che si cancellano, anche se nei miei pressi sono passati, di recente e un po' più in là, singolari personaggi capaci di smettere i panni del cronista e di infilare, con pietosa fretta, quelli dei lustrini e delle pailletes, ben lontane dalla sostanza, dallo spessore, dalle qualità di una preparazione che fanno un giornalista. O addirittura di dimenticare quanto di bene fatto loro, passando all'offesa via computer, addirittura a scrivere tramite avvocato. Facile, per chi modesto, limitato, mediocre è. Non per me. Che continuo ad andare controcorrente. Poi dovesse arrivare, in questi tre anni, una chiamata “nazionale” ci sarà il tempo per dirsi, una volta di più un educato “grazie”. Intanto ripartiamo, senza pensare alle feste, che quelle sì vanno santificate. Senza pensare al panettone o alla colomba. Ma a fare informazione. Mi sembra che tra la volontà dell'editore Raffaele Di Mario, dalla voglia di far bene un po' più a sud della vecchia fiera di Roma – saremo a piazza Sturzo – per Raffaele Minichino, dalla possibilità di fare dei notiziari o dei servizi capaci di mettere in evidenza quante più possibilità realtà, ci siano diversi presupposti per costruire una nicchia, nei pensieri e negli usi degli ascoltatori. Come ha fatto lui a Rete Oro per tanti anni, come ho fatto io, via radio, sbattendo in modo probabilmente meno tattile le cose nelle orecchie di chi ha saputo ascoltare. Un solo cruccio: a piazza Sturzo, a palazzo Sturzo, non si potranno fare battute su “quel partito” sennò si incazzano pure quei muri, come disse un amico alla presentazione del "Beppe Viola" quest'anno. Che peccato, non far rosicare gli scudocrociati! Ma vogliateci seguire lo stesso. Pronti, via!

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