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Cambio in panchina


articolo del 22/9/2010

GREGORI RIENTRA AI BOX.

INEVITABILE, PER UN UOMO DI CALCIO

 

 

Un solo aggettivo, inevitabile, per definire la scelta di Massimo Gregori di andarsene dopo sole tre giornate. Ha sbagliato ad accettare, a mio avviso, un progetto troppo superficiale di organizzazione di una prima squadra incompleta, non basata su giovani di qualità come poteva avvenire un anno fa, dalle parti di via Gioberti. Le lontane esultanze di gente fin troppo ottimista al ritorno di Patrick Giannetti sono state subito sostanze contrarie a ciò che il campo ha saputo raccontare. Ma il punto è: Gregori ha avuto bravi allenatori, nella carriera di calciatore, e ha una concezione sua, del calcio, di come lo si spiega per essere attuato ai giocatori a disposizione, e qualche soddisfazione se l’è tolta, nelle sue avventure di Promozione ed Eccellenza. Altra cosa è il pensiero di fusione di due società in una. Lodevole il tentativo di Graziano Di Buò, dal suo punto di osservatore della politica e moderatore di differenti pensieri. Neppure lui, che è una persona in gamba, che è un professore di mestiere e un professionista per attività, poteva pensare ciò che si è materializzato. Due società in una, con un doppio direttore sportivo, forse nel tentativo di accontentare le fazioni per anni una contrapposta o interessata alle vicende dell’altra, come da campanile dei racconti di illuminati anzi neorealisti letterati. Niente di più sbagliato. Il calcio è un’altra cosa, e pur avendo gente del livello trascorso di Del Prete, Fontinovi e Giannetti il sogno, l’idea, se preferite il volo pindarico della Fontenuovese non è neppure decollato, con l’ovvia situazione, già vissuta, a più riprese, da realtà di Nomentana e Tiburtina, di ritrovarsi sui fondali della classifica. Pensateci bene: nel caso della strada Valeria, che porta nell’Alta Valle dell’Aniene, sono sparite realtà come il Villanova dei tempi d’oro (Serafino Caucci presidente, vincitore della Coppa Italia regionale 2000-2001), il Castel Madama, il Villalba, che si è dedicato al settore giovanile; il Roviano, che ha venduto – perché di vendita si tratta – il titolo di Eccellenza al Torbellamonaca alla sonante cifra di € 50.000 (accetto smentite, ma non credo arriveranno mai) o giù di lì, qualcuno dice 48.000. La nomentana ha registrato la sparizione di quel gran bel progetto chiamato Spes Mentana, presidente Franco Prosperi, per regalare la massima categoria al noto “ascensorista” Altemizio Armeni detto Massimo, che da Villanova sta riprovando a scalare la montagna di Promozione, per prendersi una giusta rivincita. Il Fonte Nuova è retrocesso dopo aver assaggiato l’Eccellenza che ha anche rischiato di non ottenere in quel famoso pomeriggio genzanese in cui prese gol al 91’ in undici contro nove, andando a perdere ai tiri di rigore dalla Pescatori Ostia. Lo scorso anno la stessa società ha rischiato a lungo di partecipare ai play-out salvata da una parte finale di campionato in cui Claudio Li Vigni l’ha traghettata a una certa conferma in categoria. Il resto è storia recente, con il triste esonero di chi sembrava aver meritato una conferma sul campo; il triste finale di partita, sospesa per rissa, con il Monterotondo, di cui ha dato notizia il Corriere di Rieti, l’arrivo di Massimo Gregori, e ora le dimissioni dell’ex allenatore del Centro Italia e già difensore della Roma di Liedholm. Arriva Marco Rosa. Con quali prospettive societarie? Con quali investimenti per potenziare la rosa? Con quali arrivi, in sostanza, per rimettere diritta una barca che almeno rimanga in categoria?

E con un fardello che pesa sul morale della squadra, quando gioca in casa. Una parte del pubblico invoca e incita il Tor Lupara. Come dar torto, a quella gente, di fronte a una fusione così superficiale, piena di incertezza, arraffazzonata? Accetto il confronto. Ma bisogna parlare di calcio. E, come dicevano due grandi del passato, Giovanni Guarracino e Franco Cocco, il calcio a certi livelli si fa con i soldi. Investendo bene, ma con i soldi. E magari con gente che di calcio mastica o ha masticato, a certe altitudini.

Massimiliano Cannalire

 

 

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