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GLI AUGURI DEL NOSTRO DIRETTORE


articolo del 25/12/2010

Buongiorno. Non è facile scrvierVi gli auguri dopo il menù che vi sto per elaborare, e che ha già preso la strada del mio apparato dirigente, anzi, del mio vasto apparato digerente. Tuttavia ho voluto attendere che fosse il primo pomeriggio natalizio per un augurio non fatto di fretta. Intanto vi dico che i primi piatti erano così rappresentati: tortellini in brodo, con brodo bissato a parte, fettuccine al ragù, e cappellacci con salvia. Il secondo si è così disimpegnato: cappone farcito bagnato al Cognac d'Armagnac, maialino a fette con castagne di Soriano nel Cimino. Il tutto con un buon calice di rosso che vado a terminare così ho l'attenuante di scrivere ciò che mi pare. Per chiudere panettone con crema di limoncello. Capirete, al dunque, perché sia così facile farVi i migliori auguri, ma uno su tutti: quello di vivere con la giusta dose di serenità, senza perdere la grinta nelle cose che fate e facciamo, e senza smarrire il dono di sapersi impegnare e indignare per le cose di rilievo sociale, professionale, etico. Auguri di cuore agli uomini e (soprattutto) alle donne di buona volontà, ai collaboratori del settore giornalistico e di quello informatico, agli inviati e ai corrispondenti, alle relative famiglie; e Buon Natale a dirigenti di società e federali, arbitri e assistenti, osservatori e semplici appassionati, che poi sono quelli che fanno la nostra fortuna. Ho lasciato per ultimi ma sono i primi, nei miei pensieri, quelli che hanno scommesso su me, Pino Castiello di RadioIncontro, Ferdinando Copernico Valgiusti, presidente della nostra cooperativa; e Raffaele Canio Minichino detto Minicanio o Minicalvo, contento come una Pasqua a Natale, per l'Inter. Speriamo non occorra attendere altri 45 anni come la sua squadra perché trattiamo la Promozione per ben 17 minuti, nonostante la fretta congenita alla sedia dello scarsicrinito, che ha attanagliato pure il "semicalvo" Arrichiello. E' ora il turno della grappa, ovviamente di marca. Oggi, me lo perdonerete, pensare al pallone non mi viene per niente. Che sia un Natale di significati, dopo la Messa di ieri notte a Santa Maria in Via con le amiche e gli amici di un tempo, mai trascorso. Gente che mi conosce meglio di chi mi giudica con eccessiva facilità. Ha ragione Virgilio Monosilio, con cui ho condiviso ieri gli auguri indirizzati agli ascoltatori a RadioIncontro: "No, non auguri a tutti. A quelli che se lo sono meritato". Ognuno di noi sa, la distinzione. Che io dedico a quei collaboratori validi, educati, leali, che hanno saputo restare in carrozza e a quei pochi che hanno mostrato educazione nel doversi mettere da parte per altri impegni, da Lauretti a Ghera. Fino a quelli che ancora oggi attendono una quadrata della redazione perché le soddisfazioni di un (bel) gruppo divengano - perché no? - anche individuali. Ci sono traguardi importanti, nel mondo, per evitare che la fame nel mondo persegua i bambini, i veri indifesi, nelle carestie, nell'assenza di cibo e nelle guerre. E allora l'ultimo pensiero va alle popolazioni meno fortunate della nostra. Buon Natale e Buon Santo Stefano. Massimiliano Cannalire

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