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La notizia più bella, dal 1946, in riva al Tevere


articolo del 13/1/2011

Paolo Testa è stato operato con successo alla Columbus di Roma, martedì, dalle 10 alle 14.30. Era ed è la notizia più bella che la grande famiglia del Tor di Quinto attendeva, unitamente a tutte le persone che hanno da sempre apprezzato le qualità umane, l’educazione, il rispetto che il giovane romano ha da sempre dimostrato di possedere, tra le tante doti appartenenti alle sue maniere. Una settimana dura, difficile, iniziata con una notizia importante, sul piano dell’esito, dopo la celata ansia, e le spesse riflessioni che si possono immaginare.

Come era trapelato, con la forte sensibilità del caso, nei mesi passati, Paolo è stato impegnato in una rapida e dura lotta contro il male, che lo ha impegnato da settembre ai giorni nostri. Paolo ha vinto il male anche con tutta la sensibilità, la vicinanza, la fratellanza di un ambiente familiare, di una cerchia di Amici, di una società e un ambiente intero, capaci sì di quel discreto silenzio su un argomento così difficile, ma anche di non far pesare al diretto interessato il proprio imbarazzo nell’affrontarlo. Come del resto lui ha scansato l’umana tentazione di buttarsi giù, cosa fondamentale come nessun altro fattore, e di cercare facile comprensione: ha affrontato il tutto con una dignità impossibile da misurare e non facile da descrivere, cercando anzi lui di dare un profondo, radicato segnale, alle persone care come ai semplici conoscenti; ha avuto il grande merito di sciorinare una forza mentale che difficilmente si riscontra in un quarantenne impegnato in una lotta così ingenerosa, bastarda, complicata.

Ora dovrà trascorrere sette giorni di assoluto riposo e poi la grinta, la determinazione, la voglia di vivere, l’affetto delle tante persone che ha sempre avuto e che ha intorno e di fianco, e che lo hanno accompagnato in questa difficile partita, la più rilevante, lo porteranno di nuovo ai quotidiani impegni da stimatissimo tecnico e caparbio istruttore. E fra tre mesi potrà riprendere ad alimentarsi con cose solide dopo un periodo di adattamento a generi meno impegnativi, come si conviene a chi ha subito un’operazione così importante.

Anche di recente, sotto Natale, alla presenza delle squadre radunate davanti ai dirigenti, storici e più giovani, Paolo, contraddicendo di netto l’illustre genitore, con un gesto di ovvia scaramanzia tra i più popolari al mondo, ha messo in campo quella personalità che in pochi gli riconoscono ma che chiaramente possiede, nella vita come nel calcio.

Ha vinto la partita più importante della sua storia, Paolo, ma anche di quella di una società nata nel dopoguerra, nel 1946. Non credo ci sia un titolo nazionale, ne ha vinti cinque, il padre, tre dei quali con il figlio in panchina da prima guida, o un titolo regionale, o un ricorso in sede di giustizia federale, una cessione al mondo professionistico, di quanto sia vitale, determinante, decisiva, questa vittoria. Credetemi: non c’è nulla al di sopra di questa impresa che, da solo sul piano fisico, ma con tanta gente di fianco a sostenerlo, possa essere remotamente avvicinata al traguardo ottenuto. La partita più pesante degli ultimi 40 anni. E a breve riprenderà in mano, come domenica scorsa, appena prima dell’operazione, la conduzione delle sue magnifiche squadre. Poi vada come vada. Bravo, PAOLO, all’Uomo, questa volta. Non al tecnico!
Massimiliano Cannalire

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