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IMPERDONABILE TOR TRE TESTE


articolo del 22/6/2011

IL CASO DELL'OTTAVA SOSTITUZIONE IN TOSCANA

Imperdonabile

Tor Tre Teste

Il caso che ha estromesso la Nuova Tor Tre Teste dalla finale non è uno di quelli che accadono spesso. Anzi, nella storia del calcio laziale e nazionale una cosa di tale rilevanza non si ricorda, a memoria d'uomo. Una sorta di mosca bianca nelle statistiche assolute, da Guinness dei Primati, oseremmo dire, parafrasando Valerio Staffelli, da tapiro gigante.

C'è stato un caso in cui una nostra rappresentante, ma nella categoria juniores, nell'anno del signore 2003. Già, quando l'Almas fece il bis nel Lazio dopo il successo del 2002 ottenuto da Angelo Grande sul Tor di Quinto, battuto da un'autorete di Scrivo su tiro del mediano Cavallari. Dodici mesi dopo, con Fabrizio Durante sulla panchina bianco-verde, l'Almas supera l'Anziolavinio 1-0 con una rete di Tamaro, segnata in contropiede. Alle finali nazionali, subito, al primo turno, vince in Sardegna, la squadra romana, ma sbaglia a fare le sostituzioni, quattro invece di tre, pensando fossero cinque quelli permessi a livello nazionale. Anche se c'era una divergenza di opinioni tra quanto veniva pubblicato sul comunicato regionale e quanto poi accadde, a detta, all'epoca, dei dirigenti bianco-verdi. Oggi, purtroppo, non lo possiamo più chiedere a Sergio Nicolai, deceduto due anni fa, d'estate. Ma quell'Almas, a ritorno, pareggiò lo 0-3 subito d'ufficio e relativo all'andata salvo poi perdere ai tiri di rigore, una volta segnati tre gol alla squadra sarda. Un peccato.

Sul caso specifico della Nuova Tor Tre Teste con il Pordinenone, un elemento bene informato suggerisce che dell'errore pare se ne siano accorti praticamente subito. Non abbiamo la conferma ma sia in un caso che nell'altro conterebbe poco, saperlo o non venirne a conoscenza. Il problema c'è stato e per due gradi di giudizio la società romana ha avuto parere contrario.

Ovvio pensare a un calo di concentrazione, non di uno, non di due né di tre ma almeno di quattro persone, oltreché di chi era in tribuna. E questa cosa ha presentato un conto salato, per ciò che aveva mostrato il campo. Diversi, i pensieri che si mescolano, dalla convinzione di aver rimontato e battuto con merito il Pordenone ai rimpianti per una cosa particolare, che permangono e permarranno, che accompagneranno i diretti interessati alla vicenda.

E non c'è ricorso che tenga, anche se ci sono due scuole di pensiero, e una dice che il reclamo andava presentato, perché i sacrifici fatti fin qui, da società e atleti, sono stati talmente tanti che non provare l'unica strada rimasta avrebbe lasciato un dubbio forse inalienabile. L'altra idea riguarda l'impossibilità che fosse un mezzo capace di far omologare il 5-1 dopo che uno stadio intero aveva visto l'errore consumarsi sul campo e finire sul taccuino dell'arbitro, e quindi sul tavolo dell'organo giudicante.

Oramai la frittata era fatta, e l'arbitro, nei suoi obblighi, non ha quello di avvisare chi sta commettendo un errore. Così mentre qualche squadra laziale, in particolare il Tor di Quinto, due volte ha perso sul campo in modo beffardo una finale regionale juniores, questa volta siamo qui a dogliarci che una nostra formazione si sia giocata non uno scudetto, ma almeno la possibilità di vincerlo anzi rivincerlo sul campo, estromessa dal giudice sportivo e così privata della possibilità di battersi per un titolo - dicono in diversi - alla portata.

Non è stata una cosa leggera ma il risultato di una leggerezza, quella sì. Non è una cosa facile da dimenticare. Non ricordiamo, in tanti anni, la vittoria di un girone di semifinale buttata alle ortiche in questa maniera. E difficilmente verrà dimenticata, un'amnesia "di massa" del genere. Dal tecnico ai dirigenti in panchina, da quelli in tribuna ai ragazzi in campo. Un solo aggettivo unisce il lato professionale e calcistico a questa singolare, curiosa, enigmatica vicenda. Imperdonabile.

Massimiliano Cannalire

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