VIGOR PERCONTI-TOR TRE TESTE,
la sintesi dell’amore per il
calcio cresciuto, e tanto,
nella media periferia romana
Quanta strada, hanno fatto, le società
delle dinastie Perconti e Di Bisceglia.
Lungimiranza, sacrifici, lezioni dai rari errori,
determinazione, capacità organizzative
notevoli. E tante scelte positive.
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Due grandi società, divenute tali dopo tanta, tanta, tanta gavetta. Che hanno saputo mettere a frutto, avendo la capacità di scegliere gli uomini giusti e di lavorare con un ristretto numero di collaboratori. La Vigor Perconti qualche errore, l’ha fatto, in altre categorie, ma ha vissuto, senza mai cambiare pelle, la sconfitta come la vittoria, per voce e immagine di Maurizio Perconti, rappresentante di una famiglia e di una zona appassionate di calcio, di base e delle prime squadre. La Nuova Tor Tre Teste ha puntato su Alessandro Di Nunno, che è in debito, con il sodalizio di Alessio e Antonio Di Bisceglia. In questo sono due società poggianti su due dinastie: Perconti e Di Bisceglia. Il primo imprenditore con i suoi fratelli, figli, moglie e cognate, l’altro si è dimostrato uno dei presidente più lungimiranti, perché ha saputo mandare giù bocconi amari per poi gustarsi ben tre scudetti in altrettante categorie, due dei quali vinti con Federico Coppitelli, poi finito alla Roma, uno con Greco, nella juniores. In comune hanno il fatto di aver costruito due centri sportivi di grande capacità aggregativa, e non l’hanno fatto in una zona centrale, ma in quella media periferia romana, ora più raggiungibile, rispetto agli anni ’90: la Vigor nel cuore di Colli Aniene, tra la via Collatino e la via Tiburtina, che osserva all’orizzonte. La Nuova Tor Tre Teste sempre sul viale Palmiro Togliatti, bacia la Prenestina e la parte intera dell’omonima zona e parco, con tanto verde. Hanno lavorato sul piano delle strutture, corredate anche di campi e piscina per altre discipline, venendo incontro alle esigenze della moltitudine di famiglie che rappresentano un’alta densità abitativa. Il centro sportivo Vigor, d’inverno e d’autunno, rientrando verso il centro di Roma, sembra un’astronave al centro di uno spazio che si perde a vista. Il “Roberto Ielasi” rappresenta oggi un modello di polisportiva, dedicata anche al rugby, al calciotto, all’atletica e via dicendo.
La juniores, è cosa nota, nel Lazio, ha portato ori e allori, gioie e sorrisi e, ogni tanto, ha fatto provare l’amaro calice della sconfitta. Le battute d’arresto fanno parte del gioco: lo sa la Nuova Tor Tre Teste, lo sa la Vigor Perconti, l’ha sempre saputo, come loro, il Tor di Quinto, che è la regina di questa categoria, con tre scudetti vinti e quattro finali giocate in cinque anni, dal 2006 al 2010, e con ben nove finali, nove!, giocate nella regione, con sei successi e tre, brucianti sconfitte. In questo le società sono maturate, tanto, nel gestire le conquiste come le giornate meno fortunate; e con loro anche il pubblico che ha seguito questo interessante campionato. Un torneo non più di nicchia e per tanti motivi: per i 6 scudetti vinti dal San Lorenzo nel 2005, dal Tor di Quinto nel 2006, nel 2009 e nel 2010, con l’occasione balorda di perdere ai supplementari dal Pianura Napoli nel 2007; e ancora con i tricolori vinti dalla Nuova Tor Tre Teste nel 2008, che avrebbe inaugurato una strada meravigliosa, bianco-rosso-verde, per i Di Bisceglia e i loro dirigenti, storici e giovani; nel 2012 è toccato alla Vigor Perconti, dopo aver lasciato strada al Tor di Quinto nel 2009 e nel 2010, e in quest’ultima occasione non demeritando, anzi. La sospensione dell’ultimo atto laziale a Marino, per infortunio all’arbitro Delle Fontane di Ciampino, pregiudicò gli ultimi 25’ quando i primi 65’ erano finiti sullo 0-0.
La Vigor Perconti si avvale di diversi giocatori che un anno fa si sono battuti alla pari con il Tor di Quinto, poi superato solo dopo ben otto tiri di rigore, con Nasti che respinge quello di Ulisse, decisivo, e dopo che la squadra presa per mano da Daniele Quadrelli ha sbagliato due volte il match-point. A sua volta la Vigor di Francesco Bellinati, appena prima del 90’ e negli over-time, ha sciupato due gol nei pressi del portiere che sembravano dei segnali contrari.
La storia del calcio romano e regionale ci ha insegnato che bisogna avere pazienza, talvolta in dosi industriali, prima di arrivare per ultimi alla scalinata, al tavolo delle premiazioni. L’hanno avuta, Antonio Di Bisceglia e Maurizio Perconti, sicuri che, con il crescere dei numeri, siano cresciute anche le loro creature societarie: negli iscritti, nella qualità dell’immagine, dei loro campi, non solo di calcio, tecnica, con allenatori in gamba. Hanno saputo trarre lezioni da un errore ciascuno, e si sono rimboccati le maniche. Perché in fondo arrivare alle finali, come dicono due dei loro avversari più accreditati, Testa e Rapone, Tor di Quinto e Urbetevere, e arrivarci con una gran frequenza, significa misurarsi, e vuol dire tanto. E significa per l’oggi e per il domani. La vicenda della finale dell’Anco Marzio servirà, alle tifoserie, a dimostrare che ci può essere rivalità, che ci deve essere rivalità, ma nulla più. Vogliamo vedere giovani, oggi ragazzi, tra qualche anno genitori e costruttori delle loro certezze, singole e familiari, che si misurano, che si battono su ogni pallone, che non mollano di un centimetro. Ma tutti consapevoli che lo spettacolo è essere lì, a Ostia, in casa di un’altra crescente realtà, che, a sua volta, ha ben lavorato sull’impianto come gli illustri ospiti di questo mercoledì 8. E’ passato un anno, esatto, dal martedì che laureò la Vigor campionessa regionale al terzo tentativo, dopo due vittorie del Tor di Quinto, a Settebagni e Ostia transitando, per un’ora e cinque minuti per Marino, per poi rivedersi, in riva al mare. E’ cambiato tanto, da quel giorno. In cui girò tutto verso la Vigor Perconti, anche e soprattutto per merito di Francesco Bellinati. Poi richiamato, alla guida della juniores, insieme agli allievi d’élite. Dall’altra parte c’è il maturando Alessandro Di Nunno. I più maliziosi dicono che la Vigor Perconti ha un manico più rodato, a livello juniores, e la Nuova Tor Tre Teste il materiale, la squadra, più completa. E questa sarà una delle valutazioni che ci accompagneranno a via Giovanni Amenduni. Senza dimenticare che entrambe hanno saputo sovvertire il pronostico, in semifinale. E che sono, gli allenatori, entrambi in condizioni di ben figurare: uno, quello campione d’Italia in carica, perché conosce pregi e difetti dei suoi, vedi la rimonta col Futbol Club, fortunata, poi cercata e fortemente voluta. L’altro, Di Nunno, ha tanta fame, e la volontà, chiara, di continuare quel gran seme cominciato, a via Giuseppe Candiani, non nel 2008, con la prima, grande vittoria nazionale: ma molto prima. Quando la Nuova Tor Tre Teste perdeva, anche in modo amaro, ai rigori, e applaudiva il Savio. E’ la sintesi della storia degli ultimi trenta, trentacinque anni di calcio, dal 1976 per la Nuova Tor Tre Teste, dal 1982 per la Vigor Perconti, con la vittoria nella Coppa d’Oro allo stadio Flaminio di Roma. Quanta strada, queste due belle principesse del calcio romano.
Ah, domani, una volta di più, ci sarà uno spettatore d’eccezione, nella tribuna speciale preparata per l’occasione. Paolo. Bisogna, anche per lui, essere grintosi e leali. Buona finale!
Massimiliano Cannalire-Alessandro Natali