mercoledì 27 novembre 2024 | Roma | Meteo
 

» Calciolaziale > Eccellenza > Obiettivo su

SPECIALE COPPA ITALIA: DAI PRIMI ANNI CON UGO FRONTI


articolo del 5/1/2012



SPECIALE COPPA ITALIA: DAI PRIMI ANNI FINO A UGO FRONTI, IMPERATORE DI COPPA DAL 1994 AL 2003

PIACERE, SONO UGO FRONTI,

MISTER 2 COPPE NAZIONALI,

2 REGIONALI, E 3 FINALI,

NEL LAZIO. E PER

ALLENARE NON PAGO...


Ci siamo. Rieti-Pisoniano! E' inedita, è intrigante, è particolare, perché rappresenta la prima finale regionale di Coppa per formazioni di Eccellenza. La città di Rieti e la provincia non erano mai arrivate a giocarsi questa particolare possibilità. Sarà tiepida, Rieti, nei confronti della creatura societaria di Stefano Palombi e mister Paris, che in campionato è rimasta indietro ma che sogna di ripercorrere le tappe del Ladispoli. Già, quella meravigliosa squadra, contata, nei numeri, che è stata la seconda, dopo il Civitavecchia, a vincere in regione e poi in tutta Italia. Ma quel Civitavecchia era qualcosa di magico, sempre allenato da Ugo Fronti, che ha ripetuto la vittoria su scala nazionale con il Ladispoli, dopo appena nove anni. Perché quella squadra nero-azzurra ha vinto il campionato di Eccellenza facendo un filotto probabilmente irripetibile: campionato, coppa regionale, coccarda assoluta. Uno spettacolo, quella "Vecchia".

Ripercorrendo 20 finali di Coppa, 20!, domani è la XXI, si va dal 1991-92, Fiumicino-Tanas, con un solo gol che dividerà le contendenti, dopo due partite, unica occasione in cui c'è stata una prima partita al "Pietro Desideri", una seconda, il ritorno, al campo del Tanas, non proprio il massimo, per uscire indenni, con la vittoria finale. Accadde, per merito di una squadra molto forte, allenata da Glauco Cozzi, il primo ad alzare questo trofeo, nell'era moderna. L'anno dopo un suo illustre collega, ex tecnico della Salernitana, in serie C1 e con altre realtà in serie B, tale Leonardi, a guidare la Vjs Velletri del presidentissimo Ivano Selli: i rosso-neri conquistarono al "Flaminio" di Roma la coppa Italia regionale vincendo 2-0 nei confronti del Palestrina di Sergio Botti, romano della Borghesiana, come i due centromediani che avrebbero avuto un percorso comune, Sandro Pochesci e Daniele Persico, attuali primo e secondo allenatore del Monterotondo Lupa, in Serie D. Era un gran bel Palestrina, ma di fronte aveva una corazzata.

Nel 1993-1994 il Civitavecchia di Ugo Fronti. Ascoltiamone anzi leggiamone il parere, sentito oggi, il giorno prima della finale.

L'INTERVISTA A FRONTI

E' una sensazione diversa, risentire, Ugo Fronti, perchè sono due anni che non circola, in Eccellenza, serie D, sui campi, insomma. Dove pure è andato, a vedere i “suoi” campionati, lui che l'Eccellenza, a parte due coppe regionali e altrettante nazionali, l'ha vinta nel 1996-1997, l'anno (!) di Rieti-Pomezia, quella che costò la presidenza della Lega Dilettanti. Il Rieti, quel Rieti, arrivò secondo, per distacco, ma approdò dopo la rumorosa sfida di ritorno di viale Fassini (si giocò in quello che nella bella città sabina era diventato, da sempre, il campo del rugby). Quel Ladispoli lo fa sempre emozionare. Ma è lucida, la sua analisi sull'odierno: “Mi manca, il calcio, ma non a costo di svalutare la mia serietà professionale, la mia dignità: gratis non ci vado. Non porto dote, e forse questo è un limite, in cui calcio in cui vedo che non c'è un minimo di organizzazione, ma di gioco ne vedo poco, e il livello è allucinante. Mi manca considerando vedendo ciò che c'è in giro; è allucinante!, perché ci ho passato una vita. L'anno scorso non ho allenato per motivi di famiglia, per stare vicino a mio zio, essendo l'unico nipote. Ho avuto anche due richieste, pure interessanti, la passata stagione. Ma ci sono talmente tanti corsi allenatori....”. Poi torna sui rapporti con i presidenti: “Mi sono sempre fatto pagare, in qualche caso anche decentemente”.

Allora, quella storia del passaggio alla pallanuoto?

La pallanuoto? L'ho sempre seguita, mica da ieri, ma sono cavolate, che mi sia dedicato anima e corpo alla pallanuoto! C'è mia moglie, che lavora nello stesso ambito, ma non è che ho lasciato il pallone per buttarmi in piscina. Mi hanno chiesto di seguire la prospettiva di un gruppo di società di settore giovanile di calcio, e ora vado a vedere qualche gara juniores, allievi, oltre alle prime squadre”.

Trasuda passione, da uno verace come è e come è sempre stato, Ugo Fronti. Sai già perché ti abbia incomodato, mister... Partiamo da “quel Civitavecchia”, presieduto da Giuseppe Pino Putzu. Che presidente è stato?

Era un appassionato, nel calcio di Civitavecchia ci ha messo l'anima, i soldi, ed è stato sempre boicottato a livello politico, perché si poteva fare di più, vista l'attenzione da parte dei tifosi civitavecchiesi, le potenzialità del presidente, e quelle di una piazza da sempre innamorata di calcio, e votata a inseguire traguardi. Ha lasciato quando eravamo primi in classifica in serie D, ma se fossero rimasti lui e Roberto Di Paolo avremmo vinto il campionato. E non è stato mai apprezzato né Putzu né il padre, eppure hanno fatto tanto. Arrivò la gestione dei Sensi e arrivamo secondi, a un punto dietro al Marsala, e col Monterotondo che arrivò terzo, a tre, quattro punti di noi.

Avevamo dirigenti che erano scienziati del calcio, venuti lì forse per altri motivi, e hanno fatto delle cose che a raccontarle. Che peccato, non arrivare primo, ma successe di tutto...”.

Tanto per rinfrescare la memoria a una città, Civitavecchia, che non dimentica quanto un suo figlio, nato in patria, ha fatto. Se dico Coppa Italia il tuo primo pensiero qual è?

Fronti va diritto, senza esitare: “Ricordo volentieri la prima partita vinta al Flaminio contro il Ceccano 3-0. Era la prima finale, e ci fu il massimo possibile a vedere una finale. Da Civitavecchia arrivarono in 2.000, e poi altri 1.000 di fede neutra e tantissimi sportivi da Ceccano. Erano 4.000 e passa persone, a viale Tiziano. Ricordo con piacere quella vinta con la Sezze Setina, ma se penso alle due giocate di fila, eravamo nettamente superiori al Nettuno, quando perdemmo 3-1, nel 2002. Mentre l'anno dopo eravamo meno forti ma più determinati, della Setina, e vincemmo noi. Strano, no? Al “Flaminio”, contro il Nettuno vincevamo 1-0 e abbiamo perso 3-1. So che negli spogliatoi erano impegnati tutti a scherzare e a ridere ma ero squalificato, ed ero in tribuna e quindi non avevo il polso di ciò che stesse accadendo. E quella l'abbiamo persa. L'anno dopo arrivammo dopo aver eliminato Ostiamare e Lupa Frascati che poi vinsero i rispettivi gironi di Eccellenza, l'Ostiamare di Pirozzi, e la Lupa di Patalano. Anche se in quel momento, quando affrontammo la Setina era prima o con un punto di vantaggio, o a pari punti, e se la combatteva con Lupa Frascati e Isola Liri. Era uno squadrone. Subimmo la rete dell'1-0, nel primo tempo, e rischiammo il 2-0. Noi giocammo meglio il secondo tempo e i supplementari. E vincemmo ai rigori, alle Tre Fontane”.

Eppure “quel Ladispoli” era una squadra contata, senza riserve all'altezza dei titolari, con gente richiamata, Sergenti fu un esempio, in questo, a 39 anni!

Fronti parla da eterno innamorato di quella piazza: “A Ladispoli sono stato talmente tanti anni, abbiamo sfiorato anche la serie C, ma la nostra squadra era adatta a queste competizioni, fatte di scontri diretti. In una partita secca potevamo vincere con tutti, sulla distanza delle 34 giornate no, non ce la facevamo. Ma è stato un grande gruppo, con un presidente del calibro di Francesco Marino, una società solida, con gente come Palmesi, giocatori come Quadraccia, Galassi, De Sisti, Sergenti, Mercadante, Aversano, Valerio, senza fare torti a nessuno”.

Poi domanda: qualcuno l'ha vinta due volte, nel Lazio? Rispondiamo: “No, Ugo, come te nessuno. E con tre finali giocate, e due conquistate. Cifre che cozzano con l'attuale calcio, dove bisogna essere degli esperti di telefonia....

(segue...)

Massimiliano Cannalire


Per poter commentare la notizia devi effettuare la login a Calciolaziale.com
Login | Registrati