SPECIALE COPPA ITALIA: DAL 1996 AL 1999
articolo del 5/1/2012
ANZIO REGINA DI COPPA! Nel 1996 l'Anziolavinio vinse al Flaminio 1-0 contro il Terracina, in una sfida fatta di grandi emozioni, con due espulsi, nelle fila dei portodanzesi, presieduti da un imprenditore conosciuto e apprezzato nel settore del turismo, Umberto Succi, oggi assessore anziate, proprio allo sport e al turismo. Allenatore era Gianfranco Ricci, e non fu facile, ottenere quella vittoria. Oggi abbiamo sentito il parere del predecessore di Franco Rizzaro. “Una vittoria importante, per una piazza del livello di Anzio. I ricordi di quel giorno? “Una di quelle stagioni importanti, affascinanti. La più bella, e la soddisfazione più grande, nell'ambito calcistico. Quando vinci una Coppa o il campionato sono il coronamento di una stagione; un evento bellissimo, ma essere andati, soprattutto, in finale due volte di seguito. Vedere quella tribuna piena di tifosi è stata una cosa bella, bella, bella, indimenticabile. Ce l'ho ancora davanti agli occhi. Anche perché partivamo sfavoritissimi contro un grande Terracina quindi doppia soddisfazione”. Una partita impeccabile, anche dal punto di vista disciplinare, senza mai cadere in tranelli o provocazioni. Sembravamo una grandissima squadra, partita come Cenerentola”. L'emozione è evidente, quando il buon Umberto Succi, stimatissima persona come uomo e come dirigente, oltreché come imprenditore impegnato da sempre nei servizi ricettivi, che ha costruito la base, per l'élite che l'Anziolavinio avrebbe continuato a vivere, frequentare, rappresentare, respirare. Magia della Coppa Italia, perché no? 1997: NEPI AUREA L'anno dopo, il 6 gennaio, a viale Tiziano, arrivò una Fortitudo Nepi fantastica, con presidente Antonio Manni, direttore sportivo Vittorio “Yoghi” Giovanale, allenatore Claudio Fazzini, che già si era imposto all'attenzione per aver vinto due scudetti a livello giovanile, uno ad Acilia, coi giovanissimi, il secondo con la juniores del Ladispoli. Ma la parabola era ancora lontana, dal dover essere discussa, perché fu lo splendido artefice di una Nepi che vinse la Coppa Italia regionale, con un clamoroso 3-0 all'Anziolavinio, e l'anno dopo batté la favoritissima Castrense Grotte di Castro, nella corsa, per via diretta, all'Interregionale. La Fortitudo Nepi di Fazzini arrivò prima, la Castrense seconda, a pari punti, col Civitacastellana, e ci volle lo spareggio, il 9 maggio 1999, alla Palazzina di Viterbo. Vinse ai rigori in questo caso la Castrense, con il fratello del presidentissimo di Grotte ch'ebbe un'ischemia e con il massaggio praticato da due grandi ed efficaci uomini, nella fattispecie Vittorio Giovanale e Carlo Magliozzi, oltre a chi vi racconta questa favola. Si salvò, per fortuna, Camilli II, caduto in terra per l'emozione, e recuperò alla grande, per fortuna. Era il periodo di massimo splendore, per il calcio della provincia di Viterbo, con la Sorianese di Giancarlo Carloni combattiva, e la squadra di Piero Camilli, ieri presidente della Castrense, oggi del Grosseto, in serie B. Ma con Vittorio Giovanele torniamo alla Coppa Italia. E' stata una grandissima emozione, per un paese come Nepi? “Sì, storica, una vittoria storica, con un paese intero sceso nel mitico stadio Flaminio, dopo una vittoria eclatante sull'Anziolavinio per 3-0. Vedere gente piangere come ragazzini, persone che hanno fatto la storia, di Nepi e della Fortitudo Nepi. Una cosa bellissima, vedere Papà mio, Giuseppe, in lacrime, dopo aver visto i colori bianco-verdi dominare in lungo e largo contro una grandissima avversaria, che vinse l'anno prima, con gente del calibro di Porciatti, sia quando vinsero che quando persero con noi. La nostra formazione era questa: Ursi portiere, Colantuoni, Iurilli, Falappa e Cioffi (oggi a Fregene, n.d.r.) in difesa, a centrocampo Tocci a destra, Coni e Gai in mezzo con il primo che è di Anzio, e il secondo che veniva, dall'Anziolavinio, con Sigismondi a sinistra. E davanti due bomber, Perli e il mitico M'Kondya”. Erano le stagioni di un bel calcio viterbese, tra Eccellenza e Serie D... Giovanale, con un buon senso dell'analisi, dice: “Erano gli anni in cui si era imposta la Vigor Acquapendente, poi arrivammo noi, con una realtà di un paese di 8.000 abitanti! Pensate come rimbombò la cosa, non solo per i 1.000 che coinvolgemmo a viale Tiziano. Poi la Castrense la vinse, ma alle Tre Fontane nel 1999”. Un grande allenatore a guidare tutto. Giovanale: “Fazzini è diventato...Fazzini a Nepi, dopo i trionfi nelle giovanili, e tutto quello che ha avuto se l'è meritato pienamente. Aveva la fama del carattere burbero e invece a Nepi siamo andati d'accordo, in tutti i momenti, anche quando qualche idea poteva risultare diverso. Costituimmo una grande coppia”, conclude con entusiasmo. 1998: QUELLA FAVOLA CHIAMATA APRILIA Paolo D'Este: “Una squadra di ragazzi formata da poco, con gente vogliosa di riscatto, che venivano tutti da una delusione precedente, chi dalla Lazio, dal Terracina, dalla Setina. Costruimmo un collettivo partita preparata molto bene, perché in fin dei conti il cammino era lungo, non breve come di questi tempi. Battemmo Formia, Ostiamare, il Tivoli, il Ferentino, tutte grandi squadre, che arrivavano prime e seconde in eccellenza. Alla fine arrivammo concentrate. Li pressammo sempre, il gol arrivò subito dopo un quarto d'ora, Anzalone, un difensore; avevamo preparato i calci d'angolo all'Acqua Acetosa, il pomeriggio precedente. Ne facemmo una in mattinata, al Primavera di Aprilia, e alloggiammo al centro Coni, così alle 9 avevamo già memorizzata ogni zolla d'erba. E guardando i giocatori ho capito che avremmo vinto. Andò così. E fu l'unica volta che una squadra di Promozione vinse, poi arrivò dopo tanti anni il Palestrina nel 2008. Che vinse, però, semifinale e finale in una breve manifestazione, con gli scontri diretti avvenuti su campo neutro”. Con orgoglio l'allenatore di Nettuno dice... “Vincemmo con il gioco, era una squadra molto disciplinata, tatticamente”. Quali giocatori ricordi, tra i tuoi di quell'Aprilia? “Me li ricordo tutti: Capri in porta, Penna e Anzalone terzini, i centrali Cabriolu e Castellano; Pala a destra a centrocampo, Ferri a sinistra, in mezzo Facci e Salvatore, che era un ragazzino. E davanti Monti e Fanelli. Quel grande Ferentino annoverava giocatori di spicco come Castagnari davanti, Marchetti, Rotondi, terzino sinistro, Pippnburg, uno squadrone, Gaeta in mezzo”. Quella vittoria quali contenuti e emozioni ha prodotto? D'Este ricorda bene i dettagli e afferma: “Una grande soddisfazione perché ci rendemmo conto di aver fatto un'impresa, frutto del lavoro, a livello tattico. Intorno a noi si stava ricreando l'entusiasmo, una piazza che ripartì dalla Promozione. Alla prima di campionato venivano 40 persone poi 100, 500 e quindi 1000; e al Flaminio erano 3000 apriliani! Una gran bella gioia perchè da quella Coppa Italia è nata l'Aprilia che ci siamo riportati nel tempo, in serie D, vincendo la Promozione e poi l'Eccellenza. E in D arrivammo terzi dietro alla Sambenedettese e al Tivoli di Chiappini”. La coppa non si scorda mai. Come un flirt di quelli importanti. NESSUNO COME LA CASTRENSE GROTTE DI CASTRO Dalla 2° categoria alla coppa di Eccellenza (1999) e a quella di serie D. Unica! Vincenzo Camilli, da quattro mesi presidente della creatura della sua città, ai tempi della coppa Italia aveva 19 anni, essendo un classe 1980, e contribuì ben oltre lo scetticismo di essere il figlio del presidente. Roccioso difensore, sia quando occorreva giocare in marcatura, sia da puro centrale, dal buon tempismo e dal grande orgoglio. Lo abbiamo beccato nel secondo pomeriggio, al telefono, tra un impegno e l'altro. “La Coppa Italia vinta a Roma? Ricordi bellissimi, non solo perché abbiamo vinto. Ero in panchina e sostituì Mosca, dopo 20'. Fu una rivincita per me, e un gran bel ricordo per Babbo (Piero, attuale presidente del Grosseto, n.d.r.) Nessun'altra squadra ha mai fatto i risultati e la scalata fatta dalla Castrense, partita in II Categoria, lo spareggio in Eccellenza del 1999 per il secondo posto nel girone A d'Eccellenza, che ci avrebbe portato coi play-off di sopra; e la vittoria in Serie D della Coppa Italia di serie D, con Claudio Solimina allenatore”. Di quella squadra, costruita alla grande, il beniamino assoluto, per i gol, due, nella finale con l'Albalonga di Roberto Vichi e Bruno Camerini, fu Maurizio Bechini... “E' stato a Grotte, benvoluto, da Papà, da me. Venne in Promozione dall'Ostiamare. Giocò la prima partita a Manziana facendo 5 gol da solo!, al Manziana, che era una signora in Promozione, quel periodo. Noi abbiamo avuto sempre belle squadre, in Eccellenza abbiamo avuto solo qualche sofferenza con Nepi, che era uno squadrone. Poi dalla D il presidente e mio padre, andò al Grosseto”. Per la cronaca alle Tre Fontane segnò Bechini con una mezza girata al 6' del primo tempo, nella porta vicino agli spogliatoi, quella, per chi conosce la zona, verso il cavalcavia dell'autostrada Roma-Fiumicino. Al 15' pareggio di Paris, di testa, su calcio d'angolo. E al 90', nella porta più vicina al luna park dell'Eur, con una foglia morta di rara bellezza, Bechini calciò una punizione che firmò la grande vittoria della Castrense, dopo una sfida equilibratissima. Il resto è storia di oggi, in serie B, con Nando Sforzini da Trevignano attaccante della squadra cadetta, provenienza Tor di Quinto, ove vinse nel 2001 il campionato laziale allievi. Massimiliano Cannalire (hanno collaborato Cesare Lamonaca, Fulvio Ventura e Stefano Stocchi)