VIGOR PERCONTI-TOR DI QUINTO 7-6 D.T.R.
articolo del 9/5/2012
Da uno dei nostri inviati all’8 Settembre di Frascati (Roma) La Vigor Perconti è campione regionale juniores. Al nono calcio di rigore Nasti, come in occasione del quarto e del settimo tiro dal dischetto, chiude la porta alla piacevole riconferma che avrebbe voluto il Tor di Quinto. E’ caduto il re, evviva il re!, bisognerebbe dire, in una finale intrisa di significati, per entrambe. Ma uno su tutti, dalla correttezza mostrata in campo alla foto più bella della giornata, anzi alle due foto più profonde, sensibili, bei biglietti da visita di quei sentimenti che bisogna sempre portare con sé, in viaggio come sui campi. La prima immagine, toccante, riguarda la chiara umanità di Alberto Cerrai, signor padrone di casa, che a Tor di Quinto ha risieduto, che in via del Baiardo il cuore ha lasciato. La fotografia che campeggia dietro la porta di sinistra è quella di Paolo Testa e Massimo, con la coppa ottenuta al Salaria Sport Village non tanto tempo fa, soltanto nel mese di giugno 2011. Sembra un’eternità, anzi no, ieri. Testimonianza di come contino, i rapporti umani. Altra dedica di incoraggiamento, dal presidente della Lupa Frascati, a entrambe le contendenti: “Tor di Quinto e Vigor Perconti, orgoglio della nostra regione. Avanti verso il tricolore”. Che sia una frase beneaugurante, per la Vigor di Francesco Bellinati, al secondo titolo regionale, dopo quello coi Giovanissimi d’élite. Il giovane allenatore ha portato la dote di un successo importante, ottenuto in una sfida tra due presidenti, Massimo e Maurizio, amici ma amici veri, rispettosi, l’uno dell’altro. L’ha preparata bene, la sfida, la Vigor, l’ha preparata bene, il tecnico azul-grana, classe 1974, disinnescando i meccanismi di gioco avversari per un tempo, dalla parte di Proietti, e dall’altra parte limitando Berillo con dei sani raddoppi di palla italici, su Marioni, che ha provato a combinare qualcosa, e sui mediani centrali, Ulisse e Pellegrini, che sono stati troppo intermittenti, nel primo tempo regolamentare. La Vigor festeggia, prima di ogni ulteriore analisi, con il suo popolo, enorme, accorso in massa, all’8 Settembre, ma tanta gente non avendo potuto, ha vissuto via radio le emozioni per oltre due ore e mezzo di diretta!, come la signora del tecnico che poi sarebbe giunta prima. Per la società di Colli Aniene è una grande soddisfazione, al terzo tentativo, aver battuto l’avversaria delle due finali del 2009 e del 2010, con quest’ultima ripetuta, e vinta dagli amaranto-blu di Paolo Testa. E’ il turno della Vigor, di una Vigor sovente bistrattata, di una Vigor ingenua, gestionalmente, ma non priva di dignità, anzi, orgogliosa di aver creato, sul piano del calcio giocato, perdendo e poi vincendo, un pertugio di diversità, nel cuore della media periferia romana. E forse è questo, che in più di qualche inclemente concorrente e “giudicatore” del sabato e della domenica, non deve aver perdonato, se ieri sera, contattato alle 20.30, Maurizio Perconti, si è lasciato andare a qualche battuta, del tipo: “Continuino pure a dire che sono finito, fallito, arrivato, se poi arrivo in finale a giocarmi un titolo”. Ventidue ore dopo è lui, Maurizio Perconti, con la sua famiglia, Donna Donatella, il fedele, fedelissimo, silente, discreto, incassatore (di critiche sovente ingenerose) Vito Trobiani, e i suoi ragazzi, tecnici e collaboratori, a sventolare quel vessillo azul-grana di un rosso-blu piacente, di chi è arrivato a vincere, di chi ha imparato a vincere, e prima a perdere, doti rare, in questa regione di gente spesso presuntuosa. E come ha detto il presidente Massimo Testa, quasi a passare il testimone, in una stupenda intervista, andata in onda su Radioincontro, sabato pomeriggio: “Maurizio lo devi temere perché dàgli e dàgli sta imparando a giocare e a vincere contro chi impiega il libero staccato”. Detto, fatto. Consapevole, il leader…Massimo, che la vittoria più bella è vedere la riconoscenza, la stima, l’amore fraterno, la leale amicizia, pensieri dolci e affettuosi, tutti dedicato a Paolo, non a uno qualsiasi, ma all’uomo e al mister che di questa categoria E’ LA STORIA, con nove finali consecutive in regione, comprendendo anche quella appena giocata, visto che è andato in panchina fino a dicembre, a Villanova, chiudendo il suo percorso statistico vincendo 1-0. E di quelle sei perle e due sconfitte, beffarde, tre sono diventati scudetti, gemme incastonate, nella bacheca federale e in quella lignea di via del Baiardo 25. Vince la Vigor Perconti, una realtà che ha sgobbato, fin dai campi presi in affitto, al Quarticciolo, da Bompani, al Mar.Na., dirimpettaio della Nuova Tor Tre Teste, dove sarebbe finito in una balorda avventura in Eccellenza dopo averci giocato con le giovainili. Fino ad avere quella stupenda casa sistemata in mezzo ai palazzi di Colli Aniene, nel tentativo di far svegliare una mittle-periferia, scuoterla, dire che un’idea di calcio si può fare, anche a due passi da via Candiani, a dieci passi dal Savio, diventando antagonista di realtà più consolidate negli anni come storicamente è quella di Paolo Fiorentini, che vanta sette titoli allievi in regione, in venti anni, con uno scudetto ottenuto ai rigori, a Notaresco, terra d’Abruzzo, contro il Montebelluna. La Vigor Perconti sa bene che è il momento di festeggiare, sa che deve dire grazie a un grande gruppo, che ha tenuto testa al Tor di Quinto, bravo, bravissimo avversario, nell’anno più doloroso, più difficile, ad arrivare egualmente in finale, perché Daniele Quadrelli, di Paolo, non è stato solo un amico degno di tutto il rispetto, ma ne è l’omologo, la naturale continuazione di una intensa generazione di tecnici e dirigenti, culminata con l’arrivo alla Sampdoria di Iachini di Fabrizio Tafani, preparatore atletico, e seguita dall’arrivo di Emanuele Marra nella Roma giovanile con Montella, che lo porterà a Catania. La Vigor sta crescendo, un giorno neanche lontano, dimostrerà che sa organizzarsi, sa lavorare su quei pochi errori commessi, anche quelli che hanno presentato un conto inclemente, come la questione Santoro nei Giovanissimi. Oggi è un giorno diverso, di festa, di allegria, popolare, per questa realtà costruita da un pensiero familiare, e poi diventata una seria realtà. Come dare torto a Maurizio Perconti? Chi può contestare la sua frase pronunciata a meno di un giorno dall’ultimo atto: “Intanto ci siamo noi in finale, e gli altri se la sentono via radio, se la vedono da casa”. Il risultato del campo è una grande soddisfazione, per la sua voglia di dimostrare che la società e la struttura ci sono, le persone anche, e gli atleti pure. Poi, dalla Sardegna a giugno, vada come vada. Anche il San Lorenzo, nel 2005, è partito da una vittoria risicata, al 121’ al Flaminio per uno straccio bagnato di Carlo Alberto Simoncini, sottovalutato dal calabrese portiere Tommaso Mascaro, di cui non si sarebbero avute più notizie. E poi la squadra di Marco Ippoliti andò diritta, fino al tricolore, battendo il Darfo Boario, squadra del Bresciano, che però aveva i fuori quota, a differenza del club di Vito Di Bari, che non avendo prima squadra fece giocare gli ’86 e gli ’87, vincendo lo scudetto. Un giorno, poi, torneranno anche i Giovanissimi d’élite, a via Igino Giordani. Oggi sia grande festa, per una compagine tenuta a galla dal portiere Nasti, capace di neutralizzare, di murare, due match-point, oltre a quella stoppata sull’impreciso Bongura, durante il secondo tempo. Questa volta ha vinto l’Aniene, sul Tevere, in un derby fluviale. E quando il successo arriva ai rigori, difficilmente si possono denotare errori clamorosi. Ai rigori, se possibile, è sempre meglio non arrivarci. Tanti anni fa sorrisero, contro l’Ottavia, al Tor di Quinto, nella seconda metà degli anni ’90. Ora hanno bocciato il club via del Baiardo. Che applaude l’avversaria vincente. E il clima è stato corretto, dentro e fuori, con i giocatori di Bellinati, altra immagine stupenda, che vanno a salutare e applaudire i sostenitori amaranto-blu, riscuotendo il loro applauso. Prima del bagno di folla con i propri tifosi, parenti e amici. Un finale degno di Paolo Testa. Di una squadra campione, che adesso rappresenterà il Lazio in giro per l’Italia. Massimiliano Cannalire