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UN ABBRACCIO LUNGO DA ROMA A MILANO PER ALDO MALDERA


articolo del 5/8/2012



Un bagno d'amore fraterno, di amicizia, di rispetto, di affetto per il diretto interessato e per i familiari. E' successo a Fregene, nella Chiesa della Pineta, di sabato, un sabato d'agosto. Tutti per Aldo, non uno qualsiasi. Il serio, l'impegnato Aldo Maldera, terzino di due squadre indimenticabili. Tanti amici e semplici uomini del calcio e della strada hanno tributato il primo di due saluti al numero 3 di quel Milan della Stella, datato 1978-79. E infatti c'erano Walter Alfredo Novellino e Rubens Buriani, una delle chiome bionde più famose di quel periodo, il secondo, e uno dei numeri 7 più celebri del calcio italiano, il primo, che poi avrebbe percorso il sentiero di allenatore.
Il primo dei due estremi saluti, dicevamo, perché nel pomeriggio un secondo omaggio l'avrebbe ricevuto nel pomeriggio, a Milano, città della prima vita calcistica, quello che lo ha portato alla ribalta. Della Roma foltissima rappresentanza, con il medico di sempre, Ernesto Allicicco, con Tessari, con Giorgio Rossi, Ettore Viola, Trancanelli, dirigente della Primavera di lunga esperienza; i giocatori Superchi, Sebino Nela, Roberto Pruzzo, che è sembrato il più provato di questa forte mancanza; Peppe Giannini, Luciano Spinorsi, Faccini, Di Carlo, Trancredi, e ancora Stefano Desideri, Franco Scaratti, il dirigente Castello, Negrisolo, Sella, Bruno Conti. Intere generazioni di Roma e della Roma, con gli amici del posto, di Fregene, tra i quali tanta gente del calcio di base, come Riccardo Firotto, i colleghi Fulvio Stinchelli, Guido D'Ubaldo, Piero Torri, e altri dell'emittenza privata televisiva romana. Presente la chiara sensibilità di figli e nipoti, incoraggiati per la sponda Lazio da Felice Pulici, Mario Facco e Sulfaro, mentre Giorgio Perinetti non ha potuto essere presente in quanto il Palermo è in ritiro a Malles ed è stato rappresentato da Bernardo Iannicelli, che per diversi anni è stato osservatore per il settore giovanile della Roma, e che guidava, con Scaratti e Firotto, l'ampia pattuglia di persone provenienti dal calcio regionale e interregionale.
Un profondo segno di riconoscenza verso una persona seria, e un atleta serio, che si è distinto sul piano del comportamento e che è stato ben voluto ben oltre i due scudetti conquistati sul campo, con Milan e Roma. Una maglia giallo-rossa con il numero 3 ornava il feretro con tanti fiori e tanti colori ad accompagnare verso il penultimo viaggio Aldo Maldera, parte della nostra infanzia calcistica, parte della storia, bella, di Milan e Roma, del calcio con il pallone in bianco e nero. Che manca sempre di più, a ben vedere le cose accadute dal 1990 in poi.
La Chiesa della Pineta di Fregene si è riempita e di fuori tanta, tanta gente ad abbracciare Aldo, che non c'è più, nonostante l'operazione a quel tumore (benigno) fosse andata bene. Ce lo confida un partecipe, commosso, dolce Franco Scaratti, che lo ha visto venti giorni fa. Poi un embolo ha giocato un brutto scherzo ad Aldo, che era diventato impaziente, di fronte a tutti quei fili. In ogni caso 59 anni sono un'età troppo giovane, per salutare tutti e andarsene, e in questo Aldo di certo fortunato non è stato, nonostante la gente gli abbia voluto tanto bene, per la sua serietà, per la sua discrezione. Una delle immagini più belle, all'uscita della bara per l'ingresso nella macchina è stato l'omaggio di Carabinieri e Vigili di Fregene, scattati sull'attenti, segno di un rispetto che sembra lontano anni luce ma che deve far parte della nostra cultura, umana e cristiana, verso chi del modus operandi è stato un degno e fiero rappresentante.
La moglie dice due volte: "Ciao, Amore!", prima che la macchina blu prenda la direzione del Nord, e si raccomanda più volte, con gli amici e gli addetti al servizio, che riposi di fianco alla Mamma, una volta a destinazione.
Un applauso generale a Milano e poi inizia un'ultima corsa, come tante, potenti, costanti, ne ha fatte, su quella fascia sinistra.
Grazie, Aldo.

Massimiliano Cannalire

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