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Un gran gol del presidente della Lupa, 1° classificata al Torneo PAOLO TESTA


articolo del 11/9/2012



CON IL CUORE
RIVOLTO A PAOLO


Due dediche a Paolo, dopo il bellissimo gol del Ladispoli, che si è presentato al confronto diretto contro il Tor di Quinto, con le magliette raffiguranti mister Testa, e che i ragazzi di Umberto Paris, appena prima della contesa, hanno donato con il cuore ai loro pari età avversari. Tutto questo mentre il presidente ladispolano portava un quadro grande con la maglia incastonata per regalarla a Massimo Testa.
Queste due, a chiusura del 1° Torneo Paolo Testa, sono del nostro direttore, Massimiliano Cannalire, anzi Canna, come lo chiamava Paolo, e il suo testo campeggiava sulle brochure distribuite alle società prima della manifestazione. L'altra è di Alberto Cerrai, che a Tor di Quinto è stato allenatore e discreta presenza, e grande amico di diversi esponenti del club di via del Baiardo 25.
Vi riportiamo queste due, ulteriori attestazioni dedicate al tecnico, per un momento, prima che alla bella persona che Paolo ha rappresentato. Buona lettura.


tratto dal sito www.lupafrascaticalcio.it

1° Memorial Paolo Testa


Quest’anno nell’impianto della gloriosa società del Tor di Quinto si è tenuto il primo Memorial in onore dello scomparso Paolo Testa. Non ci sono mai le giuste parole per ricordare questo Uomo le cui gesta, i cui comportamenti, il cui stile di vita, hanno raccolto consensi sia tra i suoi fedeli amici amaranto-blu sia, e cosa più importante e significativa del suo valore, tra i suoi avversari sportivi. In nessun angolo di qualsiasi posto esiste qualcuno pronto a dire o ricordare una sola virgola negativa di quest’Uomo.
Chi come me, oggi Presidente, ieri direttore sportivo, e anni fa anche piccolo allenatore proprio di una Juniores del Tor di Quinto, ha avuto l’onore ed il piacere di parlare con lui, prima di entrare in campo per gli allenamenti delle squadre, e dopo pronti, via!, per tornare a casa, può raccontare l’Uomo anche fuori dal rettangolo di gioco. Un Uomo che avresti voluto avere come fratello ancor prima che come amico. Onore, questo, ricevuto da tutti quei fedelissimi di campo quali Tafani, Moretti, Quadrelli, il Diavolo….. e tanti altri che per ricordarli ci vorrebbe un libro. Su questi sentimenti la mia Lupa intende ringraziare, dal profondo del cuore, Massimo Testa e Giampiero Guaracino per averci annoverato tra le squadre invitate a questa manifestazione. Il solo invito rappresenta per me, a livello personale, e per tutta la mia Lupa. già un successo. Anzi il vero e unico successo. Grazie Massimo e grazie Giampiero. Grazie a tutti voi della famiglia del Tor di Quinto. Proprio ieri (giovedì 6 per chi legge, n.d.r), prima della semifinale della mia Lupa contro i ragazzi dell’Ostiamare, allenati da un altro grande Uomo di sport e bravo allenatore Paolo Cesaroni, ho rivissuto nella stanza del Presidente, insieme agli amici Puccini, Cannalire, Guarracino e il signor Luigi Astolfi, una mezzora di calcio-famiglia vero. Di quello che ti dà la forza per andare avanti e per continuare a sperare che lo sport, il calcio, siano ancora famiglia, siano unione, siano lotta, siano sacrificio, siano valore di vita. Grazie Massimo, grazie di cuore per tutto questo. Oggi la mia Lupa giocherà la sua finale contro i bravissimi ragazzi della Tor Tre Teste.  Non sarà importante chi sarà il vincitore. La Lupa o la Tor Tre Teste, sono solo le due prescelte di un gruppo di 8 ottime società che hanno dato vita ad un torneo spettacolare ben cosciente che il risultato sia secondario rispetto al valore dell’evento. Tutti noi sappiamo che questa sera il vincitore sarà uno solo: Paolo Testa, e suo padre Massimo. Sono certo, anche a nome di Alessio e Antonio Di Bisceglia, che, comunque andrà la partita, tutti noi saremo con un pensiero a Paolo.
Grazie Massimo, grazie a nome di tutto lo sport, di tutti gli sportivi, di tutte quelle persone che hanno basato la loro vita sui sacrifici, sul lavoro, sulla dedizione.

Onorato di esserci ti abbraccio


ASD Lupa Frascati Calcio
Il Presidente
Alberto Cerrai


Tratto dalla brochure di presentazione del torneo


IL PERCHE' DI UN MESSAGGIO. FORTE
di Max Cannalire


Mai avremmo pensato di dover dedicare un torneo a un giovanotto, a un tecnico capace di portare il suo entusiasmo, la sua conoscenza, il suo impegno, in tutte le rassegne in cui ha rappresentato, con grande serietà, la società del nonno Vittorio: il Tor di Quinto. Paolo ha fatto una scelta, coraggiosa, di ineguagliabile senso di appartenenza: lavorare, restare a combattere in riva al Tevere, migliorare, essere il perno di quella società nata nel 1946 con il nome di Rinascita, poi diventata Unione Sportiva Tor di Quinto. Lasciando perdere vetrine all'apparenza più rilevanti o in sostanza più importanti rendendo, al contrario, illuminato il percorso della “sua” società, scansando l'umana tentazione di andarsene alla Roma, alla Lazio, al Centro Tecnico Federale, in qualche realtà di serie C o di serie D, per dare il suo contributo al club nel frattempo passato al papà Massimo. Ci è riuscito, con un lavoro fatto dalla base, dalla scuola calcio, il ragazzo che nel 1994 ha lasciato il calcio giocato limitandosi a divertirsi con gli amici di sempre a praticare qualche torneo, per non perdere il vizio di correre appresso al pallone: è dal 2001 in poi è stato un meraviglioso alternarsi di emozioni, forti, profonde, intense, stupende, in cui il rispetto per l'avversario di turno e l'educazione hanno rappresentato il marchio di fabbrica di Paolo, anche dopo cocenti sconfitte, come quelle del 2005, del 2007 e del 2008, fossero esse avvenute in sede regionale, la prima e la terza con il San Lorenzo e con la Nuova Tor Tre Teste, o, quella di mezzo, in sede nazionale, con il Pianura, nella finale scudetto persa ai tempi supplementari.
Parlare, infatti, di Paolo come ragazzo e come uomo sarebbe un compito troppo facile, sul piano del relazionarsi con il prossimo, e su quello di un sorriso che ti avrebbe accolto anche nelle giornate più nuvolose o intrise di pioggia. Spiegare invece il coraggio del tecnico che rimane nella società di famiglia, che tiene lontano l'eventuale voglia di misurarsi col mondo dei professionisti, è impresa più ardua seppur dovuta a uno che nasce una volta a secolo. Oggi ammiriamo e battiamo le mani a suoi amici e compagni di lavoro che sono impegnati con la serie A, da Fabrizio Tafani, che con mister Iachini, da preparatore atletico, ha conquistato sui campi della serie B tre volte l'accesso al piano massimo del calcio nazionale, a Emanuele Marra, che dalla Roma giovanile si è trovato, senza sapere perché e come, con Montella, in prima squadra, poi a Catania e ora a Firenze. Quante volte ci siamo detti della bravura tecnica, tattica, gestionale di Paolo, che avrebbe potuto vantare e vantarsi delle imprese costruite, su una splendida asse: papà Massimo presidente-Giampiero Guarracino direttore sportivo-Paolo terminale ed esecutore di una splendida orchestra calcistica, programmata nei minimi dettagli, in modo pignolo, quasi maniacale, in quanto tutti e tre conoscitori della psicologia del giovane atleta, delle debolezze di un ragazzo e calciatore, ma anche di come far superare ai propri atleti, facendo leva sull'orgoglio, sulla voglia di arrivare fino in fondo, i momenti di difficoltà o di crisi. Questi e tanti altri fattori hanno costruito stupende vittorie quali sono state quella degli Allievi Regionali nel 2001, primo alloro assoluto di Paolo, contro l'Aprilia, 2-1. Era l'11 maggio 2001. Nei successivi dieci anni il Mister sarebbe divenuto la storia della Juniores, ma non solo, altrimenti limiteremmo, delittuosamente, i meriti messi in cantiere, ipotizzati, sognati, condivisi, anche in riunioni fatte di forti paragoni, anche di scontri, vissuti con il padre, presidente e padrone, e con il direttore sportivo, stratega di rare capacità radunate in un solo dirigente.
Nella Juniores ha scritto percentuali irripetibili, per chiunque, essendo giunto in finale regionale SEMPRE, dal 2004 al 2011 e volendo attribuirgli l'ultimo, estremo merito, con tutto il tatto e la sensibilità che si devono a Daniele Quadrelli, suo successore, fino al 2012. Infatti Paolo è andato in panchina fino a dicembre, vittoria sul Villanova per una rete a zero, in trasferta. Non sarebbe più salito su una panchina, da condottiero, ma il campo l'avrebbe salutato, e abbracciato, il 18 gennaio 2012, nell'area di rigore vicina alla presidenza, all'entrata del campo. Quando una città intera e una regione si sono mossi per abbracciare lui, la grande famiglia del Tor di Quinto e per tributargli un profondo segno di rispetto, che si deve, come ho scritto, a uno che nasce una volta non ogni mezzo secolo ma ogni 100 anni!
Un crescendo rossiniano
Nel 2004 vince il primo torneo juniores contro il Savio al 111', rete di Arce, al Flaminio, in una partita stuzzicata, “avvelenata” dalle sapienti provocazioni del presidente, che alla vigilia disse: “Battiamo il Savio 5-0”, e invece fu faticoso, aver ragione di quella compagine, e questa cosa, nelle interviste del dopo-gara, non sfuggì di ricordarla, l'avversario, amico e rivale di sempre, Paolo Fiorentini.
Le altre vittorie sono ancora nei nostri occhi: nel 2006 contro l'Alatri, 3-1, e nelle interviste si scorgeva tutta la sua umiltà, che portò quel bel gruppo al successo nazionale. Tornò uno scudetto a Tor di Quinto dopo ben 12 anni, con gente attempata che non credeva ai propri occhi: dal fiero genitore al centro del campo quando abbraccia Paolo sull'erba del Flaminio di Roma, a Luigi Astolfi, da Giovanni Francesco Spallucci detto Gianni a tutti gli amici di questa società. Nessuno avrebbe ipotizzato che di lì a poco il ciclo avrebbe spalancato gli orizzonti al sodalizio di via del Baiardo 25. E le vittorie e le sconfitte non hanno mai cambiato il modo di comportarsi di Paolo e degli altri componenti del sodalizio amaranto-blu: nel 2007 il bis scudetto non fu reso possibile per i meriti del Pianura e per qualche errore sotto rete. Nel 2008 la seconda amarezza di una sconfitta regionale in zona Cesarini. Ma rimanendo al 2006 quel gruppo di giovanissimi vinse anche il titolo regionale e a Moena, in Trentino, arrivò terzo a livello nazionale, lasciando aperto un debito morale che quei giocatori, uno per uno, avrebbero restituito con gli interessi al Tor di Quinto. Infatti i Ciavarro, i Commini, i Frezza che avevano toppato di fronte alla possibilità di conquistare uno scudetto anche coi Giovanissimi, nel 2009 e nel 2010 conquisteranno il Lazio e l'Italia, prima contro il Marina di Pietrasanta poi col Bressanone. Nel 2011 i rigori di Sinalunga chiudono il sentiero di un clamoroso tris, dopo la gara dell'andata in cui fu sciupata la terza rete al 90' da Kanouté. A ritorno il 2-0 per i toscani e la beffa dal dischetto.
Ma tutto questo racconto non può mancare di evidenziare che in tutti questi anni le vittorie del campo hanno passeggiato di fianco al discorso disciplinare, a parte gli altri successi ottenuti negli allievi d'élite nel 2008, secondo titolo di categoria, per Paolo, che in totale ne ha vinti ben 9 su 13 finali disputate, nel Lazio. Il comportamento, il modo di porsi, insieme a un ciclo meraviglioso di vittorie, di soddisfazioni, con qualche cosa lasciata sui celebri rettangoli, laziali e nazionali. Ma nulla ha cambiato il suo modo di dialogare con gli addetti ai lavori, con i dirigenti del medesimo club, con i tecnici di altre società incontrati sui campi di gioco. Questi sono diversi tra i meriti che la persona e il tecnico hanno saputo esprimere, dando e raccogliendo rispetto, comprendendo il momento di dissapore per una sconfitta altrui o dei suoi ragazzi.
L'eredità morale, comportamentale, tecnica, aggregativa, di coerenza che l'uomo e l'allenatore ci hanno lasciato deve essere di monito per non ostentare ciò che uno ottiene, ma per continuare, con indomita caparbietà e con grande dignità, a costruire un “giocattolo” bello a vedersi, apprezzabile, in cui, come sempre, nulla è lasciato al caso. Senza se e senza ma chi rimane dietro quel cancello, deve saper proseguire tutto ciò che Paolo ha fatto ed è stato: dalla scrivania presidenziale fino al magazziniere. Perché lo spirito di appartenenza e di identità non hanno un valore che si possa stabilire con qualcosa di materiale. La vittoria più grande di Paolo, essere oggi qui a specificare quanto di buono e lungimirante abbia fatto,  ne è la più spessa dimostrazione. Ed è un messaggio che ognuno non si deve limitare a leggere. Ma a proseguire.
Come ragazzo e uomo sarebbe troppo facile dirti sei una bella, spontanea, rara persona. Come mister anzi, come Mister, te l'ho detto ma te lo devo ripetere, avendo avuto il privilegio di raccontare le tue imprese....OBLIGADO!

Tuo Amico di ieri, di oggi, di sempre. Canna

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