IL MARTEDI' DELLA DOLCEZZA, PER LA SORA BERARDINA, SALITA IN CIELO DOMENICA
articolo del 9/4/2013
QUEL SORRISO DELLE MAMME DI UNA VOLTA. INIMITABILE Non riesco a trovare paragoni, nella cinematografia. Non vorrei, perché il fine settimana appena trascorso se ne è andata lassù una donna tanto semplice quanto soddisfatta del suo percorso di sposa e mamma, di nonna e grande lavoratrice: la Signora Berardina. La piange la zona di Tor Sapienza e Tor Cervara, insieme al marito, Giuseppe senior, ai figli, Mimmo, Stefano e Marisa, ai nipoti, Giuseppe junior detto Peppino, Sara e Marco, alla nuora, Cristina, allo zio Cesare, altra gran persona, educata e discreta, della famiglia come dell’azienda apprezzata da una regione intera, per la bravura in cucina e l’ambiente costruito e conservato in oltre mezzo secolo di impegno, singolo e collettivo. Una persona che sembrava provenisse da un’altra epoca, di quelle mamme dal gran sorriso, capace di apprezzare le sue origini, della provincia di Rieti, di un paese in cui ha conosciuto, in età adolescente, il suo Peppe, Santo Stefano di Fiamignano; di onorare la sua storia, di grande operaia della ristorazione, sempre gentile e disponibile, come le vicende della quotidianità, fatta di impegno, caparbietà, orgoglio, dignità umana e professionale. Che poi sarebbe stata la “loro storia”, fatta di amore reciproco, di farsi forza l’uno con l’altra, di spronarsi, di intestardirsi ma mai di produrre uno screzio fine a sé stesso. E’ stato questo e tanto altro, sul piano dell’esempio, la “Sora Berardina”, che della costanza, della determinazione, della acquisita saggezza, dell’esperienza ha fatto le sue doti migliori. Non è facile, per chiunque, lavorare e restare sulla breccia per oltre 56 anni e raccogliere la considerazione del semplice conoscente, cliente, dirigente amico di uno dei due figli, Mimmo, che è stato una colonna portante, per il calcio, a Tor Sapienza, e per Stefano, presto divenuto giramondo con il suo inseparabile amico sassofono. Uno, Mimmo, che ha giocato a pallone e costruito calcio da presidente fino ad oltre 45 primavere; l’altro, non da ieri, era stato individuato, nel mio personalissimo taccuino, parafrasando il grande Rino Tommasi, quale il grande erede contemporaneo e quasi gemello di uno del livello di Eddy Palermo. E quanto orgoglio, a Berardina Pecilli in Di Battista, è venuto su, dal cuore, quando ha sentito, via radio, “quel Tor Sapienza” che stava vincendo la Coppa di Promozione, 2-0 al Montefiascone, a Santa Marinella con la doppietta di Manolo D’Ambrogi, per il ritorno nel calcio dell’Eccellenza regionale. Come del resto ha provato forti emozioni, lei, assieme a Peppe, nel sentire e la voce del figlio che si commuoveva per radio, Mimmo il ruvido (all’apparenza), il tenace, il capoccione. E, alla pari, quando abbiamo visto, dal ristorante suo e di Peppe, Stefano Di Battista e Nicky Nicolai esibirsi a Sanremo, e vincere tra le “nuove proposte”, al primo tentativo. Per una consacrazione eccelsa, professionalmente, di uno che il sax lo fa camminare, con le note e lo accompagna, nelle movenze, come il migliori Mike D’Antoni quando guidava la Milano dei tempi d’oro, nella pallacanestro. E il tutto in età giovane, per il fratello minore del buon Mimmo. Così come quando siamo andati, tutti insieme, a rendere onore a Stefano al teatro della Conciliazione per una stupenda esibizione musicale, applaudita per interi minuti dagli spettatori intervenuti ben prima che dagli amici e dai parenti. Dicevo di Peppe, Giuseppe Senior: già, il compagno di una vita intera, uomo m-e-r-a-v-i-g-l-i-o-s-o, leale e infaticabile ristoratore, anche quando brontola, lui che è di una scuola antica, umanamente; di quella forma mentis che vede la sostanza, al primo posto, non le parole, bensì il lavoro, fiero, impegnato, fino a non avere le forze per andare a farsi una passeggiata, finito il traffico di clienti da fare contenti, a Tor Cervara, alle 4 del pomeriggio. In questa media periferia su cui, tantissimi anni fa, questa coppia di rari faticatori, hanno scommesso quando oltre al lago, la loro zona d’opera sarebbe migliorata, da quasi paludosa che è stata, con presenti i soli studi televisivi di Stefanone Sestili e Ivano Selli, un po’ più avanti, in via dei Laghi Sportivi, con la Television Broadcasting System (TBS), che lavorava per Quarta Rete, canale 60, quello del quadrifoglio, fino a che è esistito l’analogico, per prendere, captare il segnale delle televisioni romane e regionali. Non voglio dire a Peppe, Mimmo, Stefano, Marisa, Cesare, Cristina, Sara, Peppino e il fratellino, Marco, di non piangere, perché sarebbe innaturale, diverso. Ma di sorridere ed essere felici perché, dopo aver tribolato un annetto e mezzo buono, quello splendido angelo tra noi che è stata la Sora Berardina, la loro Berardina, si è accomodata, con la fierezza e l’orgoglio di quella ragazza cresciuta in un paese del Reatino, nella Gerusalemme Celeste, a prendersi un po’ di quel sano riposo sempre scansato in terra. Perché è stata una bella giovanotta, il fiore del sentimento del fidanzato e di quell’uomo, Giuseppe, er “Sor Peppe”, che sarebbe diventato suo sposo, amorevole, e papà pieno d’amore per i figli e i nipoti, di stima per i lavoranti del loro nido creativo, di riconoscente gratitudine per chi il suo tempio professionale ha frequentato e stimato. E’ stata un punto di riferimento certo, tenero, sicuro, assoluto. Il cui patrimonio umano, prima di ogni altra considerazione, andrà valorizzato con la sicurezza che il suo seme, Berardina da Rieti e Provincia, l’ha lasciato, in ognuno di quelli che l’hanno amata, frequentata, considerata, omaggiata. Con un semplice sorriso. Come il suo. Inimitabile, delle mamme di una volta. Un bacio grande come ciò che hai fatto, Sora Berardina. Max