L'editoriale: MONTEROTONDO LUPA-TERRACINA VA GIOCATA SUL CAMPO, NON SUI TAVOLI
articolo del 6/5/2013
L'editoriale I campionato vanno assegnati sui campi di gioco, non sui tavoli di una lenta Giustizia Sportiva. A questo punto a rischio della credibilità dei campionati Il girone B di Eccellenza arriva sotto lo striscione d’arrivo con due prime in classifica. Il Monterotondo Lupa batte il Formia 3-2, con la tripletta di Attili e la doppietta di Parasmo; il gol di Marzullo spiana la strada al Terracina dopo una prima frazione contro il Borgo Podgora terminata 0-0. A metà del secondo tempo è arrivato il punto che è valso la continuazione di un sogno e, detto per inciso, su questo torneo vanno fatte alcune considerazioni. Primo: ho trovato assurdo, illogico, persino ridicolo, far giocare una partita a porte chiuse a poche ore dalla gara, sabato su domenica, con una enormità di biglietti praticamente già prenotati o addirittura ritirati, dalla moltitudine dei tifosi “tigrotti”. Qui non siamo in Serie A, e le tifoserie sono più controllabili. Se una partita non garantisce, per esempio un Latina-Frosinone, o una gara tra acerrime rivali, i giusti parametri dell’ordine pubblico, la si rinvia, e non la si fa giocare. Mi sembra tutto abbastanza semplice. Illogico perché il calcio sotto la serie A e la serie B ritengo abbia una valenza sociale notevole, e può essere un grande veicolo di aggregazione e una valvola di sfogo importante, come un passatempo, chiaramente da vivere nei modi dovuti, ci mancherebbe altro. Ridicolo perché non si può pensare che ci beviamo tutto quello che ci viene proposto. Se il Monterotondo ha subìto delle minacce allora si blinda tutta la città. Invece mi risulta, e questa è una seconda valutazione che va fatta, che i giocatori del Monterotondo Lupa siano stati accolti con le solite pressioni e intimidazioni classiche, dicono, dei campi del Sud d’Italia, e del Lazio, aggiungo io. E questo non va bene. Se Terracina vuol tornare quella piazza capace di entusiasmare in campo come nella città tirrenica, quelle “paraculate” i tifosi devono capire che non vanno fatte. Senza “se” e senza “ma”. Perché la società attuale ha fatto grandi sforzi e merita tutta la considerazione, avendo investito parecchio: quella medesima considerazione che, nelle passate stagioni era stata male riposta e dai tifosi dei tigrotti, con situazioni indecenti, non consone a un club di rango o che vuole darsi una ripulita, rispetto ai deludenti risultati. E dall’ambiente del calcio laziale, che da Terracina si sarebbe aspettato un prodotto societario differente, rispetto a una squadra che mandava la juniores le ultime partite con alcune perse a tavolino, toccando il punto più basso della storia del sodalizio. Terza considerazione. Quale credibilità vuole avere e ricevere una federazione i cui “uffici di inquisizione” ci mettono uno o due anni per svolgere le indagini sulle vertenze e sulle presunte irregolarità, per poi arrivare, con una fastidiosa puntualità, a disturbare un campionato che va giocato sul campo? Come si possa permettere tutto questo resta un mistero, dopo che per anni abbiamo sentito dalla bocca di Carlo Tavecchio che la base avrebbe ricevuto un’attenzione sempre più ampia, dettagliata e via dicendo. Non è prendendo degli spazi in affitto sui giornali che si ottiene il consenso; e forse un giorno il dirigente lombardo comprenderà che la Lega Nazionale Dilettanti potrà maturare lasciando la strada dell’autoreferenzialità. Se questo campionato, tanto nel girone B sull’improbabile “caso Pernarella”, quanto nel girone A con una questione legata, dicono, al Fregene, venisse contaminato da un provvedimento che arriva adesso, col pallone in corsa, allora assisteremmo a uno sputtanamento del campionato di Eccellenza senza precedenti. Con le società interessate che hanno già dichiarato di aver risolto le pendenze una con l'attuale tecnico dell'Anziolavinio, l'altra, parrebbe, con mister Camillo. Il Terracina ha diritto di giocarsi le sue “chance” fino in fondo, anche per non essersi limitato al vernissage di facciata, ma avendo avuto il merito di sostituire una società dalla criticabile gestione con una lungimirante presidenza, efficace al punto da riportare i colori terracinesi all’altezza di giocarsi la via diretta per la Serie D. E il Monterotondo Lupa ha tutto il diritto di andare a giocare al “Mario Colavolpe” senza subire “guappate” vergognose come quelle accadute all’arrivo nel recinto di gioco in occasione del confronto diretto, con botte sul pullman e scene da far-west. Roba medioevale, incivile, deprecabile e schifosa. Non in tempi moderni. Sempre. Fuori i disturbati e i farisei dal tempio del calcio regionale! E quando sentite tifoserie che cantano o scrivono “portaci via da questa merda di categoria”, come è successo da altre parti – non mi riferisco a Terracina o Monterotondo Lupa -, ricordate loro una cosa semplice. Che grazie al lodo Petrucci, raro errore di un esperto dirigente sportivo apprezzato da più parti, le società dilettantistiche hanno pagato un dazio clamoroso: lasciare spazio a club gestiti male ai piani di sopra. Che hanno, così, tolto un posto a chi avrebbe meritato la sua opportunità. Guardate Viterbo, per riflettere. O Sora di qualche tempo fa, sul piano gestionale. O pensate a Latina, stagione 2008-2009, con due squadre della stessa città divise in due gironi, cosa geograficamente impossibile da giustificare. Per poi ritrovarsi unite una volta raggiunto il piano di sopra, entrambe. E anche il Pisoniano, in quell’assurdo mercoledì successivo alla 34° giornata giocata perlopiù di domenica, fu accolto a spintoni e maltrattamenti, all’interno dello stadio Francioni. Avviso ai naviganti. Siamo nel 2013. Non ci sono più, in giro, film tipo Roma violenta! E’ ora di farla finita. Massimiliano Cannalire Nella foto Vittorio Attili, classe 1995, autore di tre reti contro il Formia