ALLIEVI D'ELITE - IL TOR DI QUINTO VACILLA, SI RIALZA, E SORPASSA UN'INCREDULA URBETEVERE
articolo del 24/5/2009
MAI NESSUNO COME IL TOR DI QUINTO Tor di Quinto, terza volta su 3, con gli Allievi. E’ il 14° sigillo regionale. La gara cambia a inizio ripresa, quando l’Urbetevere sbaglia il raddoppio Dal nostro inviato all’Ocres Moca, Villalba di Guidonia, Roma Mai nessuno come loro. Il Tor di Quinto firma l’ennesima impresa di una stupenda stagione, fatta di duri confronti, e inarrivabile tenacia. Quella di una coppia di dirigenti difficilmente eguagliabile da altre parti: Massimo Tessta-Giampiero Guarracino. Hanno vinto tanto, ma pochi minuti dopo è come ricominciassero daccapo, tra lo stupore anche dei più diretti collaboratori. Hanno conquistato trofei e allori in tre differenti categorie mettendo i sigilli granata e bleu anche sulle fasce di età sperimentali, seminato giocatori tra i professionisti e fatto andar via quanti non ne seguivano i duri dettami di disciplina e mentalità. Continuano a fare la medesima domanda, curiosa: “Come fanno?” La risposta è sempre la stessa: il 15 agosto sono lì, in riva al fiume, a vedere giocatori, incontrare presunti o veri atleti, futuribili o modesti operai che si accaseranno in Promozione. Non ha mezze misure neanche in questo, il cancello di via del Baiardo unitamente a tutti i suoi più remoti contenuti. La vittoria ottenuta per la terza volta in nove anni nella sola categoria assoluta degli allievi, in tre finali su tre centrate, dimostra come la pazienza, la caparbietà, la voglia di continuare a stupire e quel pizzico di fortuna che necessita chi bravo già è di suo, siano tutte doti messe di fianco all’organizzazione societaria di cui si fregia il Tor di Quinto. Un club che ha fatto partire per méte europee e planetarie Materazzi, Zauli, Desideri, Sforzini, ma che deve confrontarsi quotidianamente, annualmente con i critici del dietro l’angolo, dell’altro orto, dell’ultima ora. Il Tor di Quinto, tra i suoi segreti mai celati, ne ha uno, in particolare: sa perdere, cosa che riesce a pochi. E da ruvide riunioni post-sconfitta e notturne, ha saputo trarre e maturare quanto bastava per vivere, coi piedi per terra, il dolce calice del successo, l’aspro bicchiere di….., sì, della sconfitta. E quando è capitata quest’ultima è arrivata anche nei modi più sfortunati e amari. La grande soddisfazione che oggi possono vantare Massimo Testa, Giampiero Guarracino, Gianni Spallucci e tutto l’entourage del civico 25 di Baiardo’s Boulevard è quella di aver individuato, tra i preziosi collaboratori, uno delle qualità umane e di discrezione che ci ha messo del suo nell’amalgama del gruppo vittorioso all’Ocres Moca: Marco Moretti. Questo giovanotto non tra i più esperti allenatori della regione, ha avuto due grandi fortune, una trascorsa, Franco Cocco, l’altra corrente, il pluridecorato direttore sportivo bianco-granata-bleu. Dello stesso Guarracino è stato sempre detto: “Non sarà mai come il padre, Gipo…”, quasi come una ripetitiva cantilena capace di osteggiare la chiara bravura di impostazione, costruzione e correzione in corso d’opera di Giampiero. Che, sia evidente, ha vinto quanto nessuno, in Italia, è mai riuscito a costruire, con una società importante, che ha una storia di diversi rami, spessa come ce ne sono poche a livello nazionale, e che organizza in maniera quasi maniacale i dettagli in attesa che il campo parli. Questa volta il campo di Villalba ha anche detto di una pazienza che, tra i giocatori e Moretti, non facevano miglior dote del Tor di Quinto. Ha vinto di fronte a una grande squadra, quella teverina, ha creduto di rimontare anche quando, a inizio ripresa, l’Urbetevere è andata vicino al raddoppio. Quella è, probabilmente, la fotografia capace di cambiare il volto alla partita, la storia di questa finale appena giocata davanti a un pubblico enorme, colorato e pieno di voglia di divertirsi. Come nella prima partita l’impegno non è mancato, la grinta e le soluzioni individuali non hanno difettato. Tatticamente parlando… - Il Tor di Quinto parte con Licciardone libero staccato, tre in marcatura fissa, così disposti: Marcelli su Ruscio, Loreti su Lugini, impiegato esterno destro, e Pisapia a guardia di Giancipoli, ma il determinato difensore faticherà assai, nel tentativo di contenerlo. I quattro centrocampisti sono Antei, Frasca, Silvestro e Finocchi, le punte Berillo e Marioni. L’adattamento giallo-blu recita un 4-4-1-1 con Giancipoli punto di riferimento e Ruscio in appoggio. La solidità di centrocampo e difesa dell’Urbetevere metteranno a dura prova la voglia di vincere avversaria. La cronaca – Berillo prova a rompere il ghiaccio appena al 2’: palla alta, senza pretese. Al 12’ una lunga punizione di Licciardone viene alzata non senza rischi da Pividori, che per poco non la battezza fuori: pallone in calcio d’angolo. Al 16’, a proposito di tiri dalla bandierina, Ruscio dalla sinistra ne piazza uno inn area per l’accorrente Scardola. Ma il numero 6 di Fabio Melchionna giunge sul palo sinistro con un pizzico di ritardo risultato fatale, e la sfera se ne va sul fondo. Al 20’ Giancipoli si veste da preciso rifinitore in verticale per Sereni, bravo a capire le difficoltà di due difensori avversari, e, sulla disperata uscita di Bucciarelli, a superare con un morbido tocco mancino il numero uno in casacca arancione. E’ l’1-0 che fa esplodere la parte della tribuna di casa-Urbetevere. Ti aspetti una reazione dal Tor di Quinto, che invece, per cinque minuti, centrocampo in testa, va in bambola. Perde palloni elementari, si presta a veloci contropiede che incoraggiano i rapidi mediani giallo-blu. Al 34’ Moretti toglie Pisapia per Pioppi, e l’approccio del numero 15 è di quelli immediati. Efficace, la sua prova, individualmente valutando. Al riposo l’Urbetevere ci va in vantaggio ma anche con la convinzione di essere arrivata spesso prima sul pallone, soprattutto nella partita tra reparti centrali. Il secondo tempo racconta di poche conclusioni degne di nota. La prima, tuttavia, lascia l’amaro in bocca alla squadra di Melchionna e Rapone e, cosa più rilevante, la porta aperta alle speranze del Tor di Quinto; questo accade perché (3’), sull’assist di Minotti, la difesa buca ancora un pallone pesante, con Giancipoli che, sull’uscita a valanga di un tempestivo Bucciarelli, tira sull’esterno della rete. La squadra avanti di una rete non smette di giocare, anzi,: all’8’ una lunga punizione battuta da Deli vede Bucciarelli emulare il Pividori del primo tempo, e alzare una palla che andava diversamente addomesticata. Cuoio in angolo. La difesa del Tor di Quinto poi libera. Al 19’ Ruscio manda alto dal semicerchio dell’area di rigore. Di qui a poco cambia la storia di una partita, di una finale e di una stagione. Al 21’ una palla lavorata con pratica geometria: il calcio piazzato di Licciardone raggiunge Antei, che prolunga di testa. E’ ferma tutta la difesa giallo-blu con Pividori che pare abbia chiamato la palla. Loreti ha il medesimo tempismo del miglior Inzaghi e manda imparabilmente alle spalle del portiere, per l’esultanza di titolari e intera panchina. E’ l’1-1, e pare finita la fuga dell’Urbetevere. Ma chi poteva immaginare, accadrà dopo altri centoventi secondi, che il Tor di Quinto stava mettendo la freccia, per scappare via, imprendibilmente. Succede che una palla apparentemente innocua veda in realtà consumarsi un palese equivoco tra Deli e Scardola: arriva come un rapace Marioni, che supera il portiere con un tocco felpato come era stato il vantaggio altrui. Ma è il 2-1, è il 23’ e il Tor di Quinto, come il miglior Ray Sugar Leonard, pizzica l’avversario e lo manda al tappeto. Con il passare del tempo la squadra di Marco Moretti sembra disporre di ulteriori energie, che, impietosamente, fanno suonare l’allarme sul versante opposto. La temperatura elevata e le energie profuse nell’assiduio forcing presentano un conto inclemente all’Urbetevere, che concede un ultimo segnale prima dell’onorevole resa. Al 32’ quando Salustri serve Sereni che sbaglia di ginocchio non inquadrando lo specchio della porta da ottima posizione. Poi Marioni al 37’ invita Antei di testa ma la palla esce fuori di poco. Il Tor di Quinto non mette a segno ulteriori colpi capaci di mandare al tappeto in modo assoluto la formazione di Melchionna. Che va applaudita per quanto fatto. Ma oggi la storia ha preso una diversa piega, rispetto alle speranze di uno sconsolato Marco Robinio Rizzet, presente a due passi dalla cabina del radiocronista. Il Tor di Quinto vince una partita complicata, in cui ha barcollato, ma in cui non si è mai dato per sconfitto. Il merito più grande. Oggi è il terzo sigillo, ed è firmato da un uomo mite, Marco Moretti. Dopo aver portato Stefano Napoleoni a via del Baiardo, è il secondo, vitale segno di essere all’altezza dei maestri. Applausi. Massimiliano Cannalire Nelle prossime ore ulteriori commenti, pareri, immagini.