IL CASO BINI: PARLA DELIA, LA MAMMA: "SI', L'ALMAS, D'ACCORDO. MA NON E' LA SOLA, A ESSERE COLPEVOLE..."
articolo del 14/1/2010
“Sì, l’Almas, d’accordo. Ma non è la sola a essere colpevole” Sulla questione dei provvedimenti presi dalla giustizia sportiva nei confronti dell’Almas abbiamo ascoltato il parere di Delia Bini, combattiva e decisa mamma di Alessandro, che, con la sua famiglia, vuole portare fino in fondo la battaglia per la determinazione di tutte le responsabilità, su un caso quale è quello legato al decesso di suo figlio. Una storia dai vari contorni, delicati, ma anche di palesi dubbi. Signora Delia, oggi è uscito il comunicato ufficiale che sanziona il vice-presidente Gennaro (Claudio) Durante, la società sul piano pecuniario, e i ragazzini facenti parte dell’odierna squadra dei giovanissimi. Quali sono i suoi pensieri? “Mi dispiace per questi ragazzini. Già fanno un campionato provinciale, e sette punti sono tanti… Mi dispiace tanto ma purtroppo chi ha saputo amministrare male, chi ha avuto un’imperizia, sia nei confronti dei bambini degli altri, sia nei confronti dei loro stessi giovani, è normale che venga sottoposto a giudizio”. L’Almas dice che Durante non aveva ruoli decisivi… “Non aveva poteri di firma, ok, ma credo che sul piano della proprietà ci siano riscontri idonei a dire che potesse fare e disfare, la persona in questione. Come si fa a pensare che abbia fatto tutto una persona di 86 anni come Attilio Massolo che aveva anche un calcinoma al punto da non poter fare le scale? La procura sportiva ha scelto questa strada: un minimo di responsabilità ce l’ha e se la deve prendere” Sul piano civilistico, assicurativo, è vero che la polizza stipulata dalla Carige con la Lega Nazionale Dilettanti non copra il decesso ma provvede all’infortunio permanente? “Tante volte stimiamo la vita. Ma la vita non si può stimare. Soprattutto quella di un ragazzino che si stava divertendo. A questo aggiungo una considerazione, visto che ci siamo incontrati alla serata del cinquantesimo anniversario della nascita della Lega Nazionale Dilettanti. Sono inc… nera (mi scusi il termine) proprio in riferimento alla festa magnifica che è stata fatta al Teatro Olimpico. Per non parlare della sede: ne hanno fatta una di quelle magnifiche, e poi sento dire che il presidente della Lega Dilettanti ha seguito minuziosamente i lavori, e addirittura gli operai. E’ in grado questo signore di garantire dei campi sicuri agli atleti che sono e operano sotto la sua giurisprudenza e responsabilità? Tanti soldi, per questi sfarzi, ma perché non si utilizzano per la sicurezza? Poi hanno risarcito la vita di un bambino con 100.000 €, quando chi ha omologato il campo è un loro uomo!”. Non utilizza mezzi termini per la ricerca delle responsabilità, Delia Bini, che ha portato avanti l’associazione intitolata al figlio Alessandro con caparbietà e, dato che emerge, con grande e serena lucidità di analisi e giudizio. “Io non ce l’ho con l’Almas, anche se è stata una sua negligenza. Ultimamente ci hanno contattato per scusarsi, pur in ritardo. I dirigenti del Cinecittà ci avevano, però, parlato dei contatti avuti con i loro dirigenti quando è accaduto il fatto. Anche se il risentimento c’è, un po’. Quel campo lo potevano sistemare, bastava rimuovere quella manetta, responsabile della morte di mio figlio. C’è stata negligenza, imperizia, però quello che dopo abbiamo visto dalle rilevazioni, con dei numeri che non tornano, francamente si poteva evitare”. Non è che adesso la sola e unica colpevole debba essere l’Almas? “Di questo ne sono convinta, che si voglia bombardare da più parti, l’Almas. Ma faremo di tutto perché emerga ogni dato. L’avvocato che difende Silvestri ha detto che quel rubinetto non era lì, al momento dell’omologazione. Ma è stato dimostrato di no, con un’immagine del 2001. Silvestri ha detto che è stato un arbitro, è un volontario, e che va a verificare solo se ci si può giocare. Se devi fare solo questo non sottoscrivi un documento chiamato verbale, che è un documento ufficiale. Questi signori della Lega Dilettanti pensano di incartarcela, ma non ce la incartano. C’è una responsabilità oggettiva anche da parte loro. Non è soltanto dell’Almas. Hanno mandato un tizio a verificare, e praticamente questo signore ha scritto 1 metro e 80. Facendo delle indagini ho trovato che, a marzo 2008, il signor Silvestri aveva omologato un campo, quello dell’Amor Portuense, su cui un ragazzo ha sbattuto un ginocchio. In quella situazione hanno scagionato il Silvestri perché l’omologazione era stata trascritta con 1 metro e 80 ma è stato stabilito che la distanza fosse ben diversa. Allora mi sono messa in contatto con il papà di questo ragazzo. Lei ci crede? L’omologazione è uguale a quella dell’Almas. Ma che i campi sono tutti uguali? Tanto non credo sia così che quella prova l’abbiamo data al pubblico ministero ed è stata messa agli atti”. Come si relaziona con la federazione a livello nazionale oltreché con quella regionale? “Mi hanno detto che sono un personaggio scomodo. Mi nominano così. Ho risposto: sarò scomoda, e continuerò a essere scomoda. Non mi vendo a nessuno. E mio figlio non era scomodo per nessuno”. Poi chiarisce ulteriormente il suo pensiero: “Dispiace che non abbiano messo sotto inchiesta Silvestri, in ambito federale. Questo perché l’articolo 10 del Noif dice che non può essere preso un provvedimento su un elemento interno cioè contro un tesserato federale. Però sul piano penale vuol passare per volontario. Domanda: chi l’ha incaricato? Te federazione incarichi il tuo fiduciario, sottoscrivendo l’omologazione del campo. Mi sembra più che ovvio che l’elemento rientri nelle responsabilità, e la stessa federazione, a tutti i livelli”. Il prossimo passo? “L’11 gennaio c’era lo sciopero dei penalisti e l’udienza è stata rinviata all’8 febbraio perché vanno sentiti 15 testimoni per la controparte. Oltre ai testimoni che erano lì quel giorno. Le cause sono due, quella penale e quella civile. Per quest’ultima l’Almas ha chiamato in garanzia il terzo cioè l’assicurazione. Spero che la società faccia leva presso l’assicurazione”. Poi il pensiero si rivolge allo stato d’animo dei giorni degli impegni ufficiali… “Tutte le volte che entro lì dentro (in tribunale) mi sembra di andare alla camera mortuaria, da mio figlio. Mi devo preparare quindici giorni prima per arrivare con un attimo di calma. Diventa uno stillicidio. Poi quando senti cose come quella del fiduciario ti arrabbi, e anche parecchio. Almeno Massolo si sarebbe preso la sua responsabilità avvalorando la verità. Invece si discutono delle misurazioni confermate dal consulente, come se lo stesso o il P.M. fossero dei fessi”. Sul piano personale, non giudiziario quale pensiero le viene in mente, in vista del futuro? “Voglio parlare di Alessandro come un ragazzo buono, solare. E a ragazzi come lui voglio garantire un percorso sicuro. Anche se ho capito che la federazione ne vuole uscire pulita, con tutta la m…. sull’Almas. Non è così. Non mi sta bene. Bisogna che esca la verità allo scoperto!” Le risulta che l’Almas fosse coperta da una sua assicurazione esternamente rispetto alla polizza della LND con la Carige? “So che si sono attivati subito, tramite l’assicurazione. E si sa che di solito le assicurazioni ti danno due centesimi. Ma la vita di mio figlio aveva un valore inestimabile. Spero che l’assicurazione dell’Almas si faccia sentire onde evitare il processo. Stia tranquillo, però, che io continuerò a cercare le responsabilità della federazione”. Sul rapporto tra le assicurazioni e gli atleti dice: “Mi ha scritto un genitore che ha chiesto un rimborso delle spese della Tac, e l’assicurazione gli ha risposto che non era previsto nella polizza. Non stiamo parlando di un ragazzo che gioca per un club ma per la Rappresentativa. Cosa altro dire?”. Poi dà un’indicazione sulla fatalità e delle curiosità. “Nicolai, pace all’anima sua, disse in un’intervista: In 30 anni quel rubinetto è sempre stato lì. Proprio in quel punto, doveva succedere. Io abito vicino al campo e quel campo lo conosco. Non mi devono raccontare nulla perché sono della stessa zona”. Sul dirigente appena squalificato per tre anni la signora Delia dice: “Il signor Gennaro Claudio Durante ha due figli, tutti e due che sono nati a settembre e febbraio, come i miei. Qualcosa, forse, ci accomuna. Solo una cosa mi è dispiaciuta: la mancanza di un telegramma, all’epoca”. Domani all’ora di pranzo possiamo metterla in diretta radiofonica assieme a Massimiliano Di Litta, attuale presidente dell’Almas? Ci risponde affermativamente e per un puro caso esce fuori che… “Nuova Spazio Radio? E’ la radio di Giovanni Lacagnina. Pensi che il 30 di questo mese la squadra di Giovanni, il Borgorosso, organizzerà la presentazione della nuova maglia con la scritta Associazione Alessandro Bini. Lui ha rinunciato agli sponsor, mi ha detto, perché deve essere un impulso sociale nei confronti degli altri. E perché andiamo su certi campi che fanno pietà”. Che idea si è fatta, delle iniziative e delle cose che ne sono derivate? “Io sono equa e sincera. Come paga l’Almas deve accadere pure per gli altri. Di questa sentenza il più grande dispiacere è che non venga menzionato il Silvestri. Mi dispiace. Se l’Almas ha avuto un’imperizia in quanto gestore, anche chi doveva controllare ritengo abbia sbagliato”. Questo ci ha detto, con grande umanità una mamma. Determinata, decisa, lucida e, nonostante l’argomento sia della più grande delicatezza umana, precisa nelle argomentazioni. Non è facile, spesso. Massimiliano Cannalire