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IL CASO-BINI: L'INCONTRO SUGLI 88,100 TRA DELIA BINI E MAX DI LITTA


articolo del 15/1/2010



Il caso Alessandro Bini in radio

“Lavoriamoci tutti, sulla

sicurezza degli impianti”

 

Ecco i passaggi dell’intervista: “Voglio fare una premessa. Precisiamo questo. Sono dispiaciuta che a essere penalizzata siano dei bambini; non lo trovo opportuno perché si sentono colpevoli di una cosa che non hanno commesso. Che il vice-presidente dell’Almas sia stato sanzionato mi sembra una punizione opportuna, per ciò che c’è nel decreto Borriello. Comunque il signor Durante era quello che gestiva in toto la società. Il che fa scaturire anche una sanzione pecuniaria. Mi dispiace che la persona che omologa i campi non sia stato menzionato in sede sportiva. E’ pur vero che c’è in piedi un processo penale ma mi sembra che la federazione si stia comportando come in un processo ecclesiastico, in cui uno che fa parte della casta non può essere punita.

Devo tutelare mio figlio anche se non è più tra noi, ed è normale che parta con la spada sotto il braccio. Anche se la certezza della pena di questi tempi non c’è, spero che venga condannato il fiduciario, autorizzato da una federazione a svolgere quel compito”.

Max Arrichiello: Da allora si è diventati più severi, anche per la sua battaglia, in fatto di omologazione dei campi.

Delia Bini: “L’Almas come società e Durante come diretto interessato hanno avuto una sorta di negligenza, di imperizia, e questo viene confermato dal loro patteggiamento, in sede sportiva. Ma non posso accettare che l’Almas sia l’unica colpevole, la sola a pagare”.

Max Arrichiello: “Sei soddisfatta per le iniziative che sono state fatte, dopo l’episodio di Alessandro?”

Delia Bini: “La soddisfazione c’è per ciò che è stata fatto, con la legge regionale numero 11, da cui presidenti quali quello del San Gordiano di Civitavecchia hanno avuto la possibilità di mettere in sicurezza il loro impianto. Spero che la regione continui per confermare il milione di euro ipotizzato quando ne è stato stanziato mezzo, poi utilizzato, per aiutare ulteriormente le società. Per ora possono aderire i gestori degli impianti pubblici ma ho già chiesto all’assessore Rodano di andare incontro anche ai privati. Il 9 febbraio c’è la giornata regionale per la sicurezza dello sport, con tanto di vademecum su come un impianto debba essere in condizioni idonee. Questo regolamento servirà per dire che se un gestore non sistema le strutture lo stesso ne pagherebbe le conseguenze”.

Max Arrichiello: “Con il sito dell’associazione avete trovato un grande veicolo per coltivare altre iniziative…”

Possibile ci sono voluti due anni per arrivare alla soluzione in sede sportiva? Perché non si poteva mettere questo caso, pur dopo la serie A e le vicende dei professionisti, in una migliore posizione di priorità?

Delia Bini: “Avrei voluto commentare la sentenza sportiva ma credo che il sito debba dare informazione. Alessandro è morto il 2 febbraio 2008. L’atto che la Procura Federale ha inviato è del 3 novembre spedito alla commissione disciplinare territoriale, dopo averci ascoltato a luglio. Mi sono andata a vedere i regolamenti e la Procura aveva fino al dicembre dell’anno successivo, per concludere la fase istruttoria. A novembre del 2008 ho scritto a Gianni Petrucci, a Giancarlo Abete, a Carlo Tavecchio, a Melchiorre Zarelli arrivando fino al Coni regionale, presidente Palazzotti. Questo perché su un campo sintetico è accaduto che un ragazzo che giocava con mio figlio ha battuto su una griglia fatta a mo’ di rete di recinzione, su un campo da poco inaugurato. Anche il Coni non prevede questo tipo di recinzione ma una rete che ammortizzi. Questo ragazzo ha dovuto fare la Tac, dopo che i suoi compagni di squadra hanno visto morire il loro compagno, e immaginate l’impatto psicologico di chi ha prima visto un decesso poi un altro compagno di squadra che sbatte e perde sangue”.

Sulle cose da fare la signora Bini evidenzia le differenze maturate nel calcio giocato: “La lega nazionale dilettanti e la federazione devono cambiare i regolamenti perché il calcio è cambiato, si è velocizzato, non è più ai ritmi di prima. Sapete benissimo che i ragazzi non si mettono a guardare se si possono ledere o se c’è un ostacolo. Siamo noi a doverli tutelare: come fanno ad auto tutelarsi mentre giocano? Non capisco come un articolo 27 della LND debba stabilire che il campo per destinazione disponga soltanto un metro e mezzo dopodiché ci può stare di tutto. Adesso sui sintetici hanno portato questa misura a due metri e mezzo. E a proposito di misure diverse sul verbale dell’omologazione c’è scritto un metro e ottanta, su quello del consulente del pubblico ministero le misure sono altre. E anche l’autorità giudiziaria quando mio figlio era ancora sul campo, ha effettuato una misurazione differente”.

I processi sono due e vanno avanti. Ma se l’assicurazione non copre il decesso e il risarcimento è lieve, cosa ci possiamo aspettare?

Delia Bini: “Possono darmi anche cento milioni di euro ma Alessandro non torna indietro; magari tornasse, butterei tutto all’aria, non me ne fregherebbe niente.

Voglio che siano puniti i veri responsabili, perché punirne uno per istruirne mille è una questione di principio. Questo gioco sta diventando, anzi, è sempre stato un business ma oramai è tutto un business. Le società non sono più entità che fanno solo scopo di lucro, oramai sono davvero aziende, delle vere aziende”.

L’intervento dell’Almas

Max Arrichiello: “Si parlava di questa punizione nei vostri confronti. Molto altro è lasciato altrove…”

Massimiliano Di Litta: “Il discorso è questo: per quanto riguarda la sentenza sulla responsabilità oggettiva è giusto aver patteggiato per una colpa che c’è stata. E’ segno di maturità e responsabilità nei confronti di un evento tragico. Sull’aspetto-Durante impugneremo la sentenza perché non è quella che può dare valore alla messa in sicurezza sui campi. Mi dispiace parlare della sicurezza perché ancora oggi diversi impianti, in giro per Roma, sono da mettere a posto, e non mi piace la distanza a un metro e mezzo. C’ero, quel giorno, e credo che l’Almas abbia rispettato il dolore, il lutto. Mentre oggi assistiamo a una cosa diversa dopo che abbiamo subito le perdite di Massolo e Nicolai, e si cerca comunque un colpevole. Non si capisce perché paghi Durante, non Tarascio visto, che i vice-presidenti sono due. Ma con la giustizia ordinaria non si scherza, lì c’è un diritto”.

Interviene la signora Delia Bini, che dice: “Signor Di Litta, posso farle una domanda? Perché non fate giocare i ragazzini sul campo A?”

Massimiliano Di Litta: “Non credo che sia una questione di campo sicuro o meno sicuro. Oggi il campo B è sicurissimo, per l’esperienza brutta che abbiamo fatto, anche se ciò è accaduto dopo. Stiamo controllando giorno dopo giorno che non venga lasciato nulla al caso. Il campo di erba è destinato alla Promozione e alla juniores. Stiamo valutando se passare all’erba sintetica o alla terra. Cerchiamo di fare le cose per bene. Io adoro i bambini e i ragazzi e vederli giocare sul campo d’erba come è successo ai nostri ’95, domenica scorsa, è stata una bella cosa ma anche sul campo d’erba ci sono delle cose che vanno migliorate. Stiamo provando a comportarsi in modo razionale”.

Delia Bini: “Però devono succedere cose come quella capitata a noi, che è stata estrema, prima che vengano prese le misure”.

Massimiliano Di Litta: “Per quanto riguarda l’associazione dovremmo incontrarci con la federazione”. Gli fa eco la Bini: “Infatti ho detto che vanno cambiate le norme, e non andare avanti con questi regolamenti che sono obsoleti. La normativa va cambiata e in questo posso sollecitare le istituzioni e incoraggiare un’informazione più approfondita”.

Di Litta. “La domanda che mi pongo è questa: riusciranno a formulare un ente preposto al controllo e alla supervisione dei campi o rimarrà tutto così? Con questa sentenza dopo due anni non è regolamentato niente oltre a quanto è stato scritto. Noi, come la signora Bini, vogliamo che esca fuori la verità. Ho riconosciuto la nostra colpa come avrebbe patteggiato sul piano penale Attilio Massolo. Se fosse vivo Sergio (Nicolai, segretario storico con potere di firma, è deceduto l’estate scorsa, n.d.r.), conoscendolo, in sede di giustizia sportivo, Nicolai avrebbe patteggiato. Adesso hanno preso Gennaro Durante: andremo al Coni, per lui. E’ una sentenza che non ha nessun fondamento di diritto”.

Delia Bini: “Sa, signor Di Litta, mi dispiace che non venga menzionato il fiduciario, nella competenza sportiva. La giustizia sportiva, come ho detto prima, è come quella ecclesiastica, è una casta”.

Di Litta: “Le dico che il fiduciario è stato dichiarato non processabile sul piano sportivo, per il regolamento interno. Spero che ci sia la verità come dico quando penso che l’Almas ha pagato, con continui attacchi mediatici, con i ragazzini del ’95 che vengono puniti”.

Bini: “Dispiace moltissimo anche a me, per i ragazzi”.

Di Litta: “Io adoro questo lavoro e non voglio levarmi e lasciare perché mi piace stare coi ragazzi ma voglio vedere se le istituzioni mi mettono in condizione di proteggerli. Anche per l’associazione Castelli so che ci stanno mettendo tanto per tutelare il discorso dei defibrillatori. Regolamentiamo tutto, e mettiamoci intorno a un tavolo, per i ragazzi. Noi ci potremmo prendere anche i tre anni dati al signor Durante, ma non è diritto, punire a cascata. Individuiamo i responsabili, dopo l’Almas come persona giuridica”.

Bini: “Massolo è stato stralciato perché è deceduto. Ma per il discorso ordinario civile paga l’Almas e paga la federazione qualora venga chiamata”.

Di Litta, in chiusura: “Volevo salutare la signora Delia Bini, ed è la prima volta che mi capita di parlarci e scambiare dei pareri.

Bini: “Ci poteva provare anche prima, attraverso il sito. Io se sono responsabile di una cosa mi prostro, salendo le scale della persona cui ho recato un danno. Bastava un telegramma”.

Di Litta: “Io la vedo diversamente, e un tentativo è stato fatto con la società il giorno dopo. Però voglio dire che a me ha fatto piacere parlare con lei, pur dopo due anni. Mi ha riempito il cuore”.

Di sicuro c’è una comune volontà, espressa da più parti: dalla famiglia di Alessandro, dalla società Almas, dal comitato regionale che ha stretto le maglie delle omologazioni. Ma sul piano assicurativo non si può confinare una vita in 100.000 €, per esempio. E le iniziative dell’associazioni Bini e Castelli sono lodevoli. Ma non bisogna abbassare la guardia.

Massimiliano Cannalire

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