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DALLA SERIE A ALL'ECCELLENZA: ADDIO ROBERTO "COCA COLA"


articolo del 12/4/2010



ROBERTO. IERI OGGI DOMANI

Un saluto ar Coca Cola, allegro,

affidabile, leale

Roma – Una folla commossa ha portato il suo saluto a mezzogiorno, in via di Torrevecchia, a Roberto “Er Coca Cola”, noto e storico tifoso giallo-rosso che ha legato gli anni ’70 e ’80 ai gruppi organizzati di sostenitori dell’A.S. Roma, ma soprattutto uomo leale e schietto che si è fatto conoscere nel settore del calcio regionale dilettante e giovanile, nel ruolo di dirigente di tre tra i più noti sodalizi della parte Nord di Roma e a settentrione della Capitale. Prima delle esequie un commovente moto di affetto, amicizia, riconoscenza si è manifestato nei suoi confronti da parte di giovani ed esperti tifosi della Magica; infatti il feretro ha percorso il parcheggio della chiesa scelta per l’ultimo saluto, in cui gli amici, i conoscenti hanno organizzato il trasporto, meraviglioso, di una parte della Curva Sud con tanto di striscione del Commando Ultrà, e con ulteriori striscioni e simboli che ne hanno accompagnato la partecipazione tanto all’Olimpico quanto in trasferta. Sia prima, nell’ideale giro sotto la curva che gli hanno voluto regalare, che dopo, all’uscita dalla chiesa, gli amici del tifo, della curva, di quel grande amore chiamato Roma hanno voluto intonare quegli stessi cori con cui Roberto è cresciuto, e con cui ha convissuto per tanti anni. Un momento di sentita commozione dei presenti.

Tra tanta gente comune molti i giocatori delle tre società in cui Roberto ha militato ossia Aureliana, Montespaccato Aureliana quando la società di Giancarlo Cesarini fuse i suoi destini con quella di Sandro Marucci, presente con tanti dirigenti di altri club, e Maccarese. Con i rappresentanti di questi sodalizi due giocatori di ieri, Franco Tancredi e Francesco “Franco” Scaratti, che appunto è direttore tecnico maccaresano, quindi Alberto Mandolesi e Max Leggeri. Con la moglie Stefania e i parenti visibilmente provati da una assurda novità come quella di perdere Roberto, che se ne è andato a 48 anni, nella notte tra venerdì e sabato mattina, giocatori grandi amici di Roberto, con Riccardo Firotto tra i primi ad arrivare e, sabato mattina appena prima degli allenamenti del Maccarese d’Eccellenza, a sapere la tristissima notizia.

Roberto è stato dirigente accompagnatore, sostenitore, coscienza critica e attento osservatore, e aveva lasciato da parecchio tempo l’attività di tifoso attivista, non solo perché è riuscito a mettere su una bella famiglia, ma perché era passato un quindicennio, se basta, dalle sue partecipazioni. Vuoi anche per quel grande amore per il calcio espresso all’interno delle realtà dilettanstiche. Sulla bara che ne ha portato via il fisico, non lo spirito e le buone cose lasciate, una maglietta con la scritta 12 Coca Cola, un’altra della Roma, una, bianco-blu, del Maccarese, con il suo storico soprannome.

Durante “Babilonia di sera”, in onda su Nuova Spazio Radio 88,100, il ricordo sentito di chi, con lui, ha trascorso tanti campionati, e anni, insieme, in panchina come durante gli allenamenti, dietro la scrivania come nel bel mezzo di una “bisteccata” serale, Riccardo Firotto, uomo immagine di quelle cenerentole che hanno sempre fatto lo sgambetto agli squadroni, ai team attrezzati con i soldoni, di fronte a delle strane creature in cui il tecnico faceva giocare ex piedi fucilati da I e II Categoria, portati alla ribalta. Roberto, con Riccardo, ha fatto parte di una storica dirigenza, prima di approdare a Maccarese e anche nella stessa Maccarese, assieme a Eugenio Firotto, fratello dell’allenatore, e a Giancarlone Cesarini, presidente di quell’Aureliana proletaria scomparso poco meno di un anno fa. Poi l’avventura di Roberto e Riccardo alla corte di Montespaccato, con Marucci, fino all’ultima storia, quella bianco-celeste, fatta di oltre due lustri di presenza, di scambio d’opinioni, di un’infinita passione. Tutte cose messe di fianco alla grande umanità, alla franchezza, al senso della discrezione sui temi delicati, quotidiani, generali, di paese e di borgata che fossero.

Firotto: “E’ stata sempre una grande persona, che entrava in punta di piedi, conosciuta da tutti: un trascinatore della Curva Sud negli anni ’80. E oggi lo abbiamo visto, il senso di amicizia, di vicinanza, espresso da gente che col calcio c’entrava, e con gente che non c’entrava. Ha visto passare parecchi giocatori del Montespaccato, ieri, oggi, e in 12 anni di Maccarese, con la voglia di mettersi a disposizione. Roberto è stato uno buono d’animo, che ha lasciato in me segni particolari. Un uomo che tutte le mattine alle 8 mi chiamava e mi teneva aggiornato”. Poi Riccardo Firotto, cuor di leone, indomito allenatore, apre il libro dei ricordi e il suo profondo lato umano, e di Roberto racconta cose non note: “E’ morto presto, suo padre, e si è attaccato a me. E tutta la gente intervenuta a salutarlo dimostra il bene che ha saputo seminare. Un ragazzo che si adattava a tutto e a tutti, ed è stato un numero 1 sempre pronto a darsi da fare. Anche quando era stato male, cinque anni fa (un ictus con un periodo di riabilitazione, n.d.r.), si dava da fare. Pure in quei casi mi chiamava, si partiva per correre e aiutare un ragazzo in difficoltà. E oggi ne hai avuto un esempio, è stato un grande segnale, vedere tutte quelle persone, con dirigenti di altre società, oltre ai presidenti del Maccarese di prima, Menegotto, e di adesso, Papili, con Marucci che ha fatto da intermezzo”.

Un riferimento preciso, verso l’amore destinato alla ROMA. Riccardo, come ha assorbito questa botta uno dell’esperienza di Franco Scaratti?

“Franco era abbattuto, perché ne ha apprezzato le qualità, l’umanità. Roberto con lui era curioso, di sapere tanti risvolti della lunga avventura vissuta prima con la maglietta giallo-rossa poi con la società. Infatti Scaratti avendo cominciato da atleta e finito con la Roma, ha poi allenato le giovanili diventando il responsabile del settore. E allora Roberto gli poneva tante domande, sulle gare vissute in campo e sugli avversari incontrati, sui gol fatti e su specifiche partite, e su ciò che è stato il dopo della carriera di Franco”.

Ci torna in mente quanto, a fine esequia, una parente ha detto: “Lo voglio ricordare non come Coca Cola, ma come Roberto”, evidenziandone i rapporti costruiti su una rara dose di chiarezza, da amico, da marito e padre, da dirigente, da essere umano.

Roberto è stato uno che se era bianco era bianco, e se era nero era nero, non una via di mezzo. Ma non per questo faceva pesare le sue opinioni, ascoltando quelle di tutti, in un mondo vario e ampio quale è quello del calcio dilettante, che oggi gli ha offerto il suo umile e commosso tributo. Roberto è e sarà sempre “Er Coca Cola”, ma soprattutto una persona accompagnata da due grandi doti, complicate da riscontrare una di fianco all’altra: è stato leale, affidabile. E di una semplicità disarmante. Ti abbraccio, amico di ieri e di oggi. Come ha detto il sagrestano: da domenica non sarai su una tribuna qualunque, ma di fianco a Dino Viola e Franco Sensi quando gioca alla Roma. A Eugenio Firotto e Giancarlone Cesarini quando a lottare in campo ci sarà il Maccarese. Salutaceli tutti. E se per una volta ti ho dedicato due canzoni, rimanendo in silenzio, dentro uno studio radiofonico, sono certo, lo capirai, con quel tuo sorriso, allegro, gioioso, ironico. Tuo, Max.

                                                Max Cannalire

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