domenica 27 luglio 2025 | Roma | Meteo
 

» Calciolaziale > Eccellenza > Obiettivo su

ECC./A: VISTO....DALLA CABINA DELLA RADIO - TUTTO IL CAMPIONATO O QUASI di Max Cannalire


articolo del 10/5/2010



 Tutto il campionato

o quasi

I giudizi, le analisi, le valutazioni, i voti del

conduttore di “Tutto il calcio regionale

minuto per minuto”


E' finito anzi no, il campionato di Eccellenza. Come ho detto ieri, al fischio finale del bravo Vesprini di Macerata... primo, come ci insegnano i maestri del “Tutto il calcio minuto per minuto” di Radio Rai, dare la notizia. E la notizia è che ci sarà la trentacinquesima giornata, quella non preventivata, in sede di preparazione e presentazione del calendario. Perché il casellante Anziolavinio ha dovuto spalancare la sbarra al casello che porta in serie D, vista la potenza e la velocità con cui arriva il Fidene. Traguardo, quello dell'Interregionale, che domenica prossimo sarà di nuovo in discussione. Per verificare chi va fuori regione per primo, e chi trova la Cavese.

Come appassionati, addetti ai lavori, semplici sportivi, dobbiamo dire grazie alle realtà rappresentate da Anziolavinio, Fidene, Albalonga, Diana Nemi, per lo stupendo campionato che ci hanno saputo regalare. Ovvio che ad Albano non siano contenti per come è andata a finire: naturale, legittimo. Ma è stato un torneo che ha saputo portare, come era accaduto l'anno prima, tre squadre praticamente fino alla fine. A memoria d'uomo, tuttavia, non ricordo un campionato deciso proprio all'ultima giornata, per assegnare prima e seconda piazza. Quota 70 per le duellanti, anche se per l'ultima gara, la XXXV, non bisognerà fare calcoli. Ha detto bene Paolo D'Este: “Bisogna lavorare sul morale, sulla psicologia, ricostruire tutto e provare le possibilità fino alla fine, non come è accaduto nell'ultimo turno”. Come dargli torto?

Il parere di Franco Rizzaro, alla vigilia del ritorno agli allenamenti, è schietto, come sempre: “Che dobbiamo andare a fare, giocare lo spareggio per farci prendere in giro? Domani lo dirò, ai giocatori”. Stuzzicato su argomenti di contorno, sembra orientato verso un solo pensiero: “Dobbiamo vincere la partita e non pensare ad altro”. Un pensiero, infine, per quel triste lancio di oggetti sul finale di gara: “Sono dei cretini, da una parte e dall'altra. E mi è dispiaciuto anche vedere che sono riusciti a entrare coi razzi, che uno per poco non va a prendere, dall'altra parte del campo, Mario (Guida, n.d.r.). Questo sì, mi ha lasciato amareggiato”. Nel frattempo, domenica sera, ascoltato per telefono, Roberto Vichi, in partenza per la Romania per conto della Juventus, ha detto: “E' uno spareggio, e chi ci arriva in condizione migliore ha più possibilità. Dobbiamo recuperare una certa condizione, e vediamo come va”.

Il versante fluviale è raggiante. Con Stefano Morandi che, modesto, non è consueto rilasciare dichiarazioni, il parere di Simone Rossetti è accompagnato dal sorriso: “Sono contento e siamo contenti tutti, perché i ragazzi hanno giocato una partita sublime, perché sul piano organizzativo abbiamo lavorato con tutti gli effettivi per evitare contatti tra le tifoserie, e lo abbiamo fatto, di pari passo, con le forze dell'ordine, presenti in massa e con grande tempismo. E ora pensiamo allo spareggio provando ancora a sorprendere l'Anziolavinio, ben sapendo che non sarà facile, che ha disputato un signor campionato, e che arrivare a questa ulteriore partita era assai complicato alla vigilia. Senza sapere il risultato abbiamo radunato tanti amici, intorno a noi, e fin dalle prime ore della mattina tutti hanno visto che affluenza ha prodotto l'evento”. Insomma la sfida ha sorriso al Tevere, sul Mar Tirreno.

Le altre della compagnia E' ancora presto, per sapere qualcosa da Albano, che nel silenzio delle riflessioni medita se proseguire il cammino o meno con Claudio Solimina. Di certo quando perdi una volata con avversari di questa caratura, c'è poco da rimproverare. Restano dei punti interrogativi sulle diverse gare che sembravano chiuse, e che invece sono state riaperte. Questo sì: la squadra non ha avuto la condizione, mentale, e forse anche fisica per spingere fino in fondo, ma soprattutto per chiudere delle partite in cui il punteggio, in casa con Fiumicino e Cecchina, per citare due esempi noti, è stato ribaltato, o rimesso in discussione, vedi Nemi. E alla fine si è trattato di quei punti capaci di limitare un eventuale scatto in avanti o il rintuzzo idoneo a rientrare. L'Albalonga ha la base per fare bene, ha un certo flusso di giocatori provenienti da allievi e soprattutto juniores sotto stretta osservazione perché diano il loro apporto in prima squadra, evitando di fare spese esagerate per portare gli atleti “in età di lega” ai Castelli.

Il futuro dell'Albalonga – Al momento è nebuloso e si intuisce dalle parole della sua guida carismatica e naturale, Bruno Camerini. Che dice: “E' un momento in cui occorre staccare la spina, pensare ad altro. Perché pareggiare o perdere undici partite in cui sei in vantaggio, fa calare un po' d'entusiasmo, no?! Una squadra così ben messa, costruita come si deve”. Comprensibile.

La Diana Nemi, a mio avviso, è la nota più lieta in senso assoluto. Dovrà lavorare, è ovvio, sul settore giovanile, tenendo presenti diversi fattori: intanto che rappresenta un paese di mille e ottocento persone, e quindi non è facile portare nello stupendo castagneto dello stadio “Luciano Iorio” un elevato numero di juniores. Più saggio andarseli a cercare, pur consci che la concorrenza è tanta nei numeri e in buona parte fatta del blasone delle varie Genzano, la stessa Albano, Frascati, oltre a tante realtà giovanili e di prima squadra che non vanno sottovalutate. Il fattore che può convincere tanti, tanti aspiranti campioni, sia della base che per l'Eccellenza, a salire alla corte di Giacinto Bertucci e dei fratelloni Bevilacqua, Vittorio e Massimo, è di sicuro il grande campionato, organizzato in fretta e furia, vissuto anche in vetta, e, fino alla fine, tra il terzo e il quarto posto. 56 punti come il Fregene ma, nello scontro diretto, ha avuto un migliore esito, e credo che quanto hanno speso in riva al lago non sia quanto impiegato dalla società tirrenica. Il gruppo con cui ha lavorato Manolo Liberati è di buona qualità, e probabilmente una larga parte di esso resterà con il sodalizio nemorense. Di sicuro l'attività della Diana è stato il migliore spot per la città di Nemi, che vi suggerisco di visitare perché è uno dei tanti patrimoni dei 121 paesi della Provincia di Roma.

E veniamo al Fregene: ha chiuso al quarto posto, con una positiva parte finale, che ha reso più colorata una stagione decisamente grigia, e deludente. Il giudizio finale non è negativo in senso assoluto se pensiamo a come si era messa: a un certo punto i bianco-rossi, già rilevati da Paolo Caputo, erano scesi in zona play-out, tra il silenzio dei dirigenti e l'evidente imbarazzo. Quel famoso quinto posto ipotizzato per novembre dicembre, che avrebbe scaturito l'arrivo di ulteriori giocatori di livello per provare a correre, in realtà è il piazzamento finale, quarto se consideriamo che è figlio della stessa dote nemorense. Ma non era di certo questa, la stagione pensata in sede estiva, all'indomani del successo in Promozione. E ai giocatori era stato domandato se avessero voluto proseguire il cammino con Fazzini dando il pollice verso il cielo. Alle incertezze sul campo e dalla panchina, ne sono seguite altre, di tipo gestionale. Come si poteva pensare che degli elementi che hanno odorato il professionismo (pur nelle giovanili) potessero dimostrare la giusta fame in un campionato che, per essere conquistato, ne richiede? In sostanza questi elementi, pur impegnati, hanno dimostrato scarsa grinta, con tutte le conseguenze del caso. A queste valutazioni se ne aggiungono due, una negativa, una buona: quella della lieta novella è la partecipazione ai prossimi campionati regionali con le squadre giovanili. Quella che deve far riflettere è l'essere ricorsi ai giocatori stabili in prima squadra, tra campo e panchina, per ottenere una sofferta salvezza con la juniores d'élite. Per il futuro la società ha investito, e tanto, sulle migliorie della struttura, presupposto per calamitare l'attenzione presso le tante famiglie della zona disposte a portare i giovani virgulti a via Fertilia. E questo impegno è lodevole perché spalmato nel tempo: forse richiederà qualche sacrificio rispetto ai “nomi” che hanno composto l'Eccellenza, e in fatto di ambizioni questo potrebbe significare un ridimensionamento.

Il Fregene che è e che sarà - Ma, rispetto alle voci che si sentono di questi tempi, la passione, l'impegno, la determinazione profusi da Davide Ciaccia in favore del longevo club tirrenico, dovrebbero essere fattori capaci di accompagnare gli anni prossimi. All'epoca si parlava di un quinquennio, il che rappresenta un buon periodo, per valutare i progressi di una creatura sportiva.

Veniamo al sesto posto (visto l'ex-aequo delle inquiline di quota 56) ottenuto dal Real Pomezia. Qui vanno fatti dei distinguo. In quanti avrebbero scommesso che, al primo anno lontano dal campo sito di fianco al Santuario dei romani, i giallo-blu avrebbero ottenuto spazio nel cosiddetto campionato delle seconde? Non credo in molti. Poi se volessimo analizzare la compagine e chi la compone, crediamo che potesse competere almeno con la Diana Nemi e il Fregene. Il gruppo c'è, il tecnico anche, ed è in gamba, il buon Neno Mosciatti. La società sta lavorando per incentivare una presenza sul territorio grazie al lavoro di Franco Mancini che, messo di fianco alla serietà di Giuliano Montanari e Gioacchino Galeoti, può dare i frutti sperati. Non hanno sogni strani tipo la serie D, gli ex adepti della via Ardeatina, delusi da come sono stati trattati, limitati, sul campo, dal fatto di doversi allenare al Torrino e di vedere il campo solo alla domenica, per le partite interne. Sul piano squisitamente calcistico è la squadra che vanta il capocannoniere, l'Airone Spaziani, con 25 reti all'attivo, capace di staccare la concorrenza di Antonelli (21) e Polverino (20), non due qualsiasi. In mezzo è solida e tosta, mentre la difesa, portieri in testa, hanno disperso troppi punti, per poter sperare in una graduatoria migliore, alla conta dei numeri. Questo è il fattore più rilevante da correggere in vista dell'anno prossimo, insieme alla discontinuità che in fase di costruzione di gioco ha interessato i mediani, sovente più impegnati a interdire che non a partecipare con costanza al gioco. Valutazione positiva, anche per il rapporto tra il vertice e il tecnico. Sono pochi ma validi, i dirigenti di questa società. C'è curiosità, intorno al progetto Real Pomezia.

Pescatori Ostia, con Papagni al timone – Paolo Papagni è una persona dotata di grande capacità organizzativa, e come si è detto durante Sportinoro, ieri, riceve una società dal discreto settore giovanile, che, con la prima squadra, è stata capace di scansare le tentazioni di scoramento dei primi mesi, mettendosi a macinare punti e a rendere la vita complicata a parecchie, tra le avversarie incontrate. Nell'anno del trasferimento si lavora per dare una certa tranquillità a dirigenti e tecnici e probabilmente farà il prossimo anno con lo stesso tecnico trovato per strada durante questa stagione, Manolo Patalano. C'è un gruppo di atleti validi, qualche buona individualità, e qualche giovanotto non più acerbo che può tornare utile. Un progetto, quello dell'ex numero uno dell'Ostiamare, che merita di essere seguito con dovizia di particolari.

L'Ostiamare si prepara – Diciamo che anche in questo caso la partenza è stata fallace. E diciamo anche che la parte successiva l'autunno merita di essere messa in evidenza. Ha giocato alla pari praticamente con tutte le avversarie di livello, vedi le sconfitte di misura, tra andata e ritorno, subite dall'Anziolavinio, e il pareggio imposto recentemente a domicilio all'Albalonga. Massimo Castagnari rimarrà alla guida della prima formazione bianco-viola, e in questo Luigi Lardone vuole concedere la sua fiducia, a un gruppo che, tra tecnico e dirigenti, si è dimostrato capace di guidare la barca nel bel mezzo della tempesta. Quindi resta saldamente al suo posto Fabio Quadraccia. Su Toscano e Zanchi poggia la solidità offensiva di oggi e di domani, ma anche gente del calibro di Martellacci, Samà, della grande qualità di Castelluccio, rimarrà soddisfatta dell'idea bianco-viola prossima. L'unico cruccio vero resta quel solo punto preso nei due derby con la Pescatori. Dispone di giocatori già pronti per la prima squadra, a cominciare dal lungo attaccante Lezzerini, in mostra nel recupero dell'11 febbraio a Nemi ma già bravo a muoversi bene, in un campionato non facile quale è l'Eccellenza.

Maccarese, ciclo finito? Diciamo che il Maccarese E' Riccardo Firotto, ed è complicato, impossibile, ipotizzare una versione futura del Gia.Da. senza questo grande uomo, immenso conoscitore delle debolezze e della forza dei giocatori, spontaneo motivatore quale è. Però sono diversi gli spiragli di vento che soffiano verso un'idea di quadratura del cerchio, iniziata con l'arrivo di due validi elementi dirigenziali quali sono di sicuro Stefano Mattiuzzo ed Ettore Placidi. Diciamo anche che qualche giocatore non gradisce i pensieri della vecchia scuola e lo ha manifestato. Bisognerà azzerare tutto, nel caso in cui, personalmente spero proprio di no ma se accadrà il giornalista prevale sull'umana ammirazione, la società dedica di separare le strade dal suo tecnico per Eccellenza dopo oltre un decennio. In quel caso bisognerebbe dire GRAZIE a uno che è stato capace di guidare giocatori anonimi portandoli alla ribalta, all'attenzione, anche elementi non facilmente gestibili, sicuri che il primo moto di gratitudine sarebbe il suo verso Dante e Giancarlo Papili, verso Totò Grimaldi e Nino Saccavino, verso Franco Scaratti e il presidente di un tempo, Menegotto. Tutta gente speciale, come lui, che ha scelto una piazza non amante la réclame, non di certo le primedonne, quelle che viaggiano a soldoni sonanti. Diversamente sarebbe l'ennesima sfida. Ma la sincerità fa parte della persona e del commentatore, e credo che accadrà la prima ipotesi (sperando di sbagliare). Il campionato del Maccarese va giudicato con un metro più che sufficiente, con Marconi bandiera del gioco d'attacco e un collettivo che ha capito gli errori commessi, i momenti di debolezza, e ha fatto viaggiare sempre in zona di sicurezza la barca bianco-celeste. Vanno applauditi, uno per uno, i giocatori di una certa esperienza e talento, come i giovani, che sono l'avvenire di questa bella realtà, una delle tre del comune di Fiumicino.

Civitavecchia e la sua guida – Umberto Tersigni ce l'ha fatta, da solo. E questo è un merito che va ascritto al presidente-editore. Ma adesso o qualche imprenditore lo affianca in modo deciso, concreto, e il Comune collabora, oppure la pazienza dell'imprenditore romano potrebbe terminare. Di sicuro c'è la bontà del lavoro di Davide Cacciatori, delle discrete individualità, che hanno pesato, sulla conferma in categoria, ma non si può arrivare, per una piazza così calda e appassionata, tra la 33° e la 34°, per avere la sicurezza di rimanere in Eccellenza. E se l'Albalonga avesse avuto più motivi per lottare al “Fattori”, di cosa staremmo qui a parlare? E' un buon gruppo per i giovani di cui dispone la compagine nero-azzurra: battaglieri, discreti sul piano tecnico, vanno gestiti con polso e fermezza, alcuni di loro, ma sanno dare le giuste soddisfazioni. Ci sono stati forti problemi in attacco al punto che Mazza, difensore che nacque mediano, ha segnato tre, quattro gol di raro peso matematico. Ed è andata bene che Avino abbia costruito qualcosa perché al suo arrivo in diversi storcevano il naso o ponevano perlomeno dei dubbi. Non può essere ritenuta sufficiente, la stagione del Civitavecchia.

Vigor Cisterna, quanti dubbi! Partiamo con un pensiero. La piazza di Cisterna può fare qualcosa di positivo rispetto al gruppo messo in piedi quest'anno. Ha vinto la coppa Italia a fase regionale, ma il giudizio sul campionato è negativo. Con i giocatori di cui dispone avrebbe potuto e dovuto vivere altre posizioni. Tante le incertezze societarie, non solo legate al campo che già da sé basterebbe a spiegare l'altalena di risultati. Senza tifosi per le norme legate agli impianti, con troppi dubbi gestionali e una parte di essi usciti fuori con una penalizzazione, e con un procedimento che non mi risulta ancora chiuso, figli, entrambi, di un disordine interno che fa venire i brividi. E tutto questo nonostante l'esperienza di uno dalla lunga frequentazione dei campi di calci come Nicola Cea. E' troppo, tutto ciò, per poter mettere in condizione tecnico e giocatori di proseguire quanto di buono (voto 8 con una buona dose di fortuna al seguito) fatto nella “competizione alternativa”, la Coppa, appunto. E quella resta la perla di un allenatore, Francesco Montarani, che va applaudito. In situazioni normali avrebbe chiuso a quota 49 ma anche in quel caso l'organico a disposizione valeva almeno altre quattro squadre andate oltre quella dote: Real Pomezia, Pescatori, Ostiamare, Diana Nemi. O no?

Sul piano della gestione vorrei vedere Cisterna, l'anno prossimo, misurarsi senza il problema del campo.

Fiumicino, piazza appetita, cosa farà da grande: è presto, per pensare al futuro, ma Pino Passeretti, Tonino Cortellessa, Gino Becchetti, e tutti i fidati ed esperti dirigenti di Massimo Carsetti sanno bene cosa vada migliorato. Partenza di campionato buona, da far girare la testa, calo fisiologico, un po' rumoroso ma ci poteva stare. Il periodo successivo la prima discesa ha però assunto la proporzione dell'incapacità di invertire, sul campo, il trend negativo, che è durato troppo, e non ha avuto una risposta decisa, da parte della formazione di Claudio Carelli. Intendiamoci: nessuno si sarebbe atteso il rush finale per il quinto posto o qualcosa di più utopistico. Ma a un certo punto almeno una stabilità si poteva ottenere. La salvezza sicura è giunta tra il 33° e il 34° turno, un po' tardi. Come grande attenuante è giusto richiamare i tanti, troppi infortuni subiti dai giocatori portuensi, i quali, tuttavia, avevano le possibilità di fare qualcosina in più. Il futuro, come base, c'è, perché Fiumicino non è una piazza qualsiasi.

Cecchina, che è successo? Una stagione complicata, difficile, in cui la sagacia tattica, la lungimiranza di idee di Pierpaolo Lauretti sono stati due fattori che sono valsi la conferma in Eccellenza. Ma una compagine con quelle individualità avrebbe dovuto fare parecchio di più, proprio perché punta su un gruppo che da tempo lavora insieme. Nella prima parte era atteso il ritorno di Giorgio Ricci, nella seconda in parecchi hanno disatteso quanto si aspettavano dirigenti, tecnico, sostenitori bianco-rossi e addetti ai lavori. C'è da lavorare per non soffrire come quest'anno. E' una rosa che doveva evitare i rischi corsi fino all'ultimo. Rimandata all'anno prossimo.

Stella Polare 6

La Stella Polare è una realtà lontana dalle logiche di mercato, e che si è saputa porre, al suo primo anno nel più importante torneo regionale, pagando a caro prezzo l'eccessiva gioventù presente nei suoi dati anagrafici. Giovani di talento e senza il pensiero del lavoro grazie a una grande istituzione che rappresenta. Ha messo in piedi la juniores senza farsi tentare da un'improbabile messa in piedi di un inconsistente settore giovanile, cosa in cui si può cadere. E ha cambiato allenatore quando si è accorta che la squadra non seguiva più il pur deciso Camillo. Il prezzo più alto è rappresentato dai tanti, troppi pareggi, che ne hanno limitato, per ben 16 gare, il raccolto massimo in buona parte dei sedici incontri in cui ha subito la rete avversaria dall'86' al 97'. Troppo. Merita un giudizio di stima e di apprezzamento, questa società “atipica” perché dà da lavorare a tanti giovani, e concede loro la possibilità di vivere in modo serio e pratico lo sport, con delle strutture di notevole livello. Ha anche accarezzato la chance di una salvezza diretta, lasciando quel sentiero in favore del Cecchina, che ha più anni di militanza e quindi si sa muovere meglio, a mare in burrasca. Un campionato in cui è stato fatto tutto il possibile e che ora si giocherà con il Monterosi, nell'unico play-out del girone.

Monterosi, bella addormentata

Si è svegliata tardi, troppo tardi, dopo la bella partenza. Eppure è una squadra dotata di egregie individualità, che però non hanno saputo coesistere in un concetto colletivo. L'inizio della matricola “cassia” era stato di quelli tesi a far pensare a un sereno campionato. Quando è passato ottobre quella compattezza ammirata in promozione e nei primi otto turni è diventata un lontano miraggio, e la squadra ha fatto dei passi indietro, in classifica, cui sono seguiti cali di tipo fisico e anche del gioco. Tra i pochi a credere nella risalita Vittorio Giovanale, direttore sportivo. Bisogna dargli atto che l'ultimo mese e mezzo l'ha visto incoraggiare i suoi alfieri. Adesso lo spareggio, doppio, con la Stella Polare. Una sufficienza accarezzata.

Bagnoregio 4,5 Cosa dire della Virtus? Ammirevoli il tentativo, ultimo, fatto con Claudio Franci ma la squadra costruita in estate non l'avrebbe salvato nemmeno Padre Pio. Sì, d'accordo qualche singolo ma poca cosa, oggettivamente. E dopo il primo Gianfranco Ricci, Fabio Tocci, il secondo Ricci, ecco l'ex allenatore di Alessandrino e Torrimpietra che per poco non ti va a guadagnare il play-off. Un possibile errore di base tra quelli commessi? Giocare a Bagnoregio allenandosi a Roma. Ma è servito a calmierare i costi, e questa non è una motivazione da scartare, nelle priorità di una gestione d'Eccellenza. Il materiale umano non era da massimo campionato, e questa esperienza speriamo sia utile, per l'immediato futuro, a un entusiasta quale è Adriano Clemeno.

Velletri 3 Per fare calcio ci vogliono dei soldi e l'idea che ha lasciato sul campo la Vis è che in terra veliterna ci sia stata una fuga dal collaborare con Lanfranco Iltini e Nerino Tabanelli, rispettabili operai della passione sportiva. Presto si è capito che l'avventura avrebbe preso quella piega, e i correttivi, tardivi, hanno solo avuto l'inclemente compito di accompagnare una grande d'inizio anni '90 in Promozione. Il tempo passa, e quando non si fa quadrato diventa tosta, su piazza.

Tanas Casalotti 3 Le vicissitudini societarie le conosciamo e le difficoltà hanno limitato in tutto il club, con la retrocessione della juniores d'élite patita per un solo golletto segnato dal Fiumicino nel confronto di ritorno. Gli allievi si sono salvati e vanno al play-out dopo aver vinto con il Tirreno. Ci vorrà tempo, per ricostruire, e ci vorrà gente disposta a investire, solidamente. Il giudizio è semplice. Come ai tempi di scuola: impreparati.


I miei voti di Max Cannalire

Fidene e Anziolavinio giudizio sospeso in attesa dello spareggio

Fin qui meriterebbero un bel 9. Ma è naturale che occorra attendere la 35° giornata e i play-off, per un giudizio conclusivo.

Albalonga 7

Diana Nemi 9

Fregene 5,5

Real Pomezia 6,5

Pescatori Ostia 6,5

Ostiamare 6,5

Maccarese 6,5

Civitavecchia 5,5

Vigor Cisterna 5,5

Fiumicino 5,5

Cecchina 5

Stella Polare 6

Monterosi 5,5

Bagnoregio 4,5

Velletri 3

Tanas Casalotti 3


Per poter commentare la notizia devi effettuare la login a Calciolaziale.com
Login | Registrati