domenica 27 luglio 2025 | Roma | Meteo
 

» Calciolaziale > Eccellenza > Obiettivo su

LA TENTATA AGGRESSIONE AL NOSTRO DIRETTORE, DOPO CAVESE-ANZIOLAVINIO


articolo del 23/5/2010



 MIEI PENSIERI.

IN LIBERTA'

La viltà di pochi non offende una città intera,

anzi due. Perché la maggior parte è

di persone per bene


Prima di ogni altra cosa voglio ringraziare le persone di buon senso, da Franco Rizzaro a Roberto Vichi, ai dirigenti della Cavese, alla famiglia Magistri (che ha ospitato la telecronaca), ai semplici uomini della strada che hanno capito il momento.

Una modesta rappresentanza di circa 30 persone o poco più, hanno manifestato, a insulti e minacce, il volgare dissenso nei confronti della mia persona rispetto all'operato prodotto da giornalista. Si può essere in disaccordo, non tentare di prendere a calci il prossimo come è stato fatto, pur da due nevrolabili, che hanno cercato il contatto fisico, nel dopopartita di Cavese-Anziolavinio. Con la durata della partita che è equivalsa, per parecchi minuti, a improperi, fatti di pregiudizi e offese gratuite, come fossimo nelle peggiori balere o a livelli infantili.

 

Non posso pensare che un paese di 15.000 persone sia rappresentato e rappresentabile da 15 imbecilli, che si uniscono ai cori di un'altra marmaglia per offendere una persona senza la ricerca di un confronto, vero e civile. Cave ne ha tante di persone, la cui stragrande maggioranza è fatta e costituita da persone oneste, capaci di bei gesti, di sana lungimiranza, idonea a capire che un gruppuscolo di presunti sostenitori non possa rischiare di far fuggire chi, su Cave e sulla Cavese, ha investito. Così la penso anche su Anzio e Lavinio, riunite intorno all'entusiasmo di Franco Rizzaro, di Nando Pellegrini, di Roberto Vichi, e di tutti quei dirigenti per bene che vogliono vedere giocare una prima squadra di livello, stessa aspirazione dei caviselli, e i ragazzi delle giovanili in un impianto sicuro, al di là dei risultati che possono o non possono ottenere.

Non posso credere che dia così fastidio osteggiare le bombe carta, sei, tirate ad Anagni, regolarmente menzionate in sede di radiocronaca e commento scritto, e che hanno fatto scaturire una multa, per quanto contenuta, che quei signori così irascibili non pagheranno mai. Tanto c'è la società, che paga. Perché non dovrei andare contro quell'errata usanza che lede i diritti economici e di immagine di una società? Cosa c'è di meglio di un coro tipo “Avanti Anzio” o “Vai Fidene” o ancora “Forza Cavese” al posto delle due bombe carta lanciate dai tifosi di Cave nel corso della partita? Perché bisogna accettare passivamente questa barbara abitudine quando ho, abbiamo visto i ragazzini del Tor di Quinto feriti, sgraffiati in faccia e addosso, nel bel mezzo della semifinale di andata juniores contro il Futbol Club? (e domenica c'è lo stesso confronto nella finale del campionato juniores Primavera, n.d.r.). Perché dà così fastidio se uno fa il proprio mestiere, dopo aver contribuito, negli ultimi 24 anni, a rendere conosciuta una serie di campionati, dai giovanissimi alla serie C? In quanti, tra quei fenomeni capaci di nascondersi nel branco, alla domenica corrono alla radio a sentire i risultati dati dal sottoscritto, garantiti da chi scrive come la presenza di tanti, tra corrispondenti e inviati?

Oggi è successo questo, in sintesi. Una manifestazione di maleducazione pura, iniziata da sedicenti tifosi della squadra tirrenica, cui si sono uniti i sostenitori della squadra di Cave, con le due fazioni pronte, nel rischio di degenerare ben oltre l'antipatico linguaggio, con l'aggressione fisica come sentiero da percorrere. Facile, quando si è nel branco, in compagnia. Cosa mai ha scatenato il casino intorno a me? Ve lo dico in poche parole. Non mi sta bene, che un campo di calcio divenga una zona franca, come succede parecchie volte in serie A, con il lancio di ordigni. Non mi sta bene che venga tentato l'impedimento a uno che fa il mestiere di giornalista, e che prova a farlo in maniera diretta, tanto quando va contro un giocatore che si comporta male nella singola circostanza, tanto quando va contro questi bombaroli da campi di Eccellenza. Non accetto né accetterò mai che io debba confrontarmi come se fossi ospite al Costanzo Show “uno contro tutti” perché è facile con le voci e gli insulti passare sulle parole di uno. Non ci vogliono tanti attributi: rifletteteci bene.

Io voglio essere libero di ricevere e vivere un mondo del calcio pulito, fatto bene, in cui se un arbitro si comporta male paga alla stregua di un giocatore, se un arbitro è incapace e raccomandato si provano queste cose, con filmati e non con congetture; in cui si dica apertamente se una squadra risulta più forte di un'altra, e se una delle due può essere valutata coi singoli difetti relativamente a una non vittoria, insomma a una sconfitta.

Oggi queste libertà sono state messe pesantemente in discussione, in un paese in cui uno che faceva del pianobar e oggi ci dovrebbe rappresentare a livello nazionale, come vede uno che la pensa in maniera differente, lo deve annullare, mettere all'angolino, dietro la lavagna, eliminare dal suo ruolo. Fosse anche di magistrato, compito così delicato, nel giorno in cui ricordiamo il sacrificio di Giovanni Falcone, della moglie, della scorta. E' una nazione che vorrebbe veder messi in discussione i principi elementari della presenza di idee diverse da una sola. Piacerebbe, per esempio, a quei quattro fascistelli di merda che andavano in giro coi simboli cari a un'epoca che non c'è più, che non ci sarà più, i cui contenuti vanno combattuti (come qualsiasi altra tirannia!), senza che nessuno sia intervenuto, mischiati in mezzo ai sostenitori di casa, quelli veri, quelli capaci di apprezzare i sacrifici di dirigenti, giocatori, presidente, tecnico, sponsor. Nella moltitudine di chi è rimasto sotto l'acqua a tifare per la propria squadra, perché ottenesse il miglior risultato possibile, pure sotto tre quarti d'ora di pioggia a catinelle, prima obliqua, poi dritta per dritta, mista a vento.

Il vero grande “reato” che si ascrive a chi, faticando, questa sera mette insieme dei pensieri in libertà, è quello di schierarsi, in una regione fatta perlopiù di elementi che vogliono stare coi piedi in due staffe; di sbarrare le strade alle prepotenze, verbali e di intolleranza. In un Lazio specchio dell'Italia, di quella parte d'Italia, che vorrebbe giustificati certi atti risalenti al Ventennio, alla messa in opera di un bavaglio idoneo a chiudere la bocca, fermare la penna, sbarrare l'obiettivo di una telecamera, voglio andare, una volta di più, controcorrente. Consapevole che, anche in questo caso, la stragrande maggioranza di radioascoltatori e lettori del sito internet, vuole un Max Cannalire attento, sempre motivato, si spera puntuale nella gestione di un'attività svolta con normali doti: franchezza, sincerità (anche troppa, talvolta!), libero utilizzo del pensiero. Conscio di dover mettere in discussione, per prima, la mia, di teoria. Riparto solo con quelli che accettano uno scambio di idee: con quelli che tentano la strada dell'aggressione fisica di massa non parlo. Non si può scendere a livelli tribali. E se dovesse accadere per strada, per cortesia, uno alla volta. Tanto il vostro coraggio l'ho visto oggi.


Massimiliano Cannalire


Qualsiasi tifoso che volesse scambiare delle idee può scrivere, firmandosi, o telefonare: il numero della redazione è 327-5706660. Con calma e serenità. E se errore c'è stato, se ne parli.

Per poter commentare la notizia devi effettuare la login a Calciolaziale.com
Login | Registrati