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DAL TIRRENO ALL'ADRIATICO.Il week-end del nostro inviato e direttore, tra i trionfi di Tor di Quinto, Cisco, Anziolavinio e Pomezia


articolo del 15/6/2010



DAL TIRRENO ALL'ADRIATICO

 

Quella dedica a Franco Rizzaro e quel

pensiero a Fabrizio Tafani, che conquista la

serie A in Brescia-Torino Quanto è

importante il fattore umano, nelle imprese

delle società del calcio laziale

 

di Massimiliano Cannalire

 

Essere costretto all'utilizzo dei mezzi pubblici ha i suoi vantaggi. Così il fine settimana appena trascorso non ha lasciato grandi segni sul morale e sul fisico di chi Vi ha raccontato le imprese delle squadre laziali in giro per il Centro e il Sud Italia. Sono stati giorni intensi, da sabato 5 giugno, partita di andata del campionato juniores Tor di Quinto-Arzanese (2-0) fino al ritorno giocato in una provincia di Caserta con la testa più alla pallacanestro che alle scorribande dell'Arzanese, squalificata solo di qualche chilometro, fino al caldo rovente di Orta d'Atella. Così mercoledì 8 il Tor di Quinto dimostra di quale spessore sia nel breve volgere di tre reti, dal 16' al 27', rifilate ai malcapitati campani. Si apre la porta della finale dopo la bella diretta web coordinata direttamente dal campo, anzi da dietro una delle due porte, con una temperatura oscillante dai 32 ai 37° al punto di doversi aiutare, con la collaborazione di Massimo Ciavarro, a sistemare un tavolino di plastica su un altro, con la giacca, nera, a fare da camera oscura, per parare il sole e i suoi effetti sullo schermo del computer. Il ritorno, repentino, a Roma, costringe alla nottata per completare i pezzi, perché al mattino dopo gli appassionati trovino voti e deduzioni poi finalmente il giovedì metà è libero, e venerdì è tutto di riposo. Ne approfitta volentieri, il giornalista, per rivedere due compagni di avventura, che sono Romina Bassini, reduce da tre mesi alla grande vissuti nello stage fatto a Milano, con Sky, e Maurizio Urso, quest'anno addetto stampa al Pescina Valle del Giovenco appena retrocesso, e pronto per provare una nuova stagione sportiva, forse a Pescara!?

Arriva il sabato del Signore 12 giugno, 363 giorni dopo l'ultimo scudetto, che lo scrivente raccontò dalla Borghesiana, a spese telefoniche proprie, per la lungimiranza di un....grande editore radiofonico, da cui avrebbe separato le strade a metà di quella estate calda, ma capace di consegnare ai ricordi una bella radiocronaca, fatta della solita sincerità di Massimo Testa, della commossa stima di Giovanni Francesco Giuseppe Maria Spallucci vien dal Ponte (sempre quello milvio), detto Gianni; e delle simpatiche e ironiche deduzioni di chi, Giampiero Guarracino, ha vinto, e tanto, in una regione in cui basta qualificarsi alle finali per sentir dire ai diversi: “Ho vinto i campionati....”. Una bella storia, quella di quest'anno, perché la passata annata sportiva aveva lasciato diversi attacchi, anche pesanti, sulle gambe dei talentuosi giocatori del Tor di Quinto, con uno o due operati al ginocchio e ancora in via di sistemazione muscolare dei relativi polpacci, il che aumenta l'ammirazione per quello che, di lì a poche ore, sarebbe stato costruito dai vari Commini e compagnia scudettata. E infatti il primo tempo con il Bressanone è un combattimento di Marvin Hagler anche se, matematicamente, il colpo del knock-out non arriverà mai, dopo la pennellata del folticrinito De Rossi (capelli alla Mascagni, n.d.r.) e la bella rete in controllo e tiro di sinistro operato da Pischedda. Nove palle gol in tutto il primo tempo e la sensazione che, nonostante la superiorità mostrata nel primo periodo, sarebbe giunta sì, l'impresa, ma stringendo i denti, tra i dirigenti romani (e anche qualcosa di meno visibile). Nel secondo tempo due, tre brividi, soprattutto nel finale, e arriva lo scudetto. Festa di tutto il popolo del Tor di Quinto, che inizia alle 18.20 con abbracci, canti, sorrisi, il rispetto degli avversari del Bressanone, un gruppo di ragazzi educati, che in campo si sono comportati da giocatori e da degni finalisti, senza esasperare nulla, andando via con la fierezza delle genti altoatesine, e con il giusto riconoscimento di Alessandro Vacalebre, allenatore del Brixen-Bressanone, nei confronti di Paolo Testa e della sua “fantastica squadra”. Partono i gavettoni, negli spogliatoi di Casal del Marmo, e sono tanti. Il pullman viaggia verso il campo con la sorpresa di una lunga passeggiata, dal piazzale antistante il Gran Teatro al campo B, quello intitolato ad Alfredo Monza, laziale degli anni '40 e '50, e per tre volte nazionale, il cui figlio, Luciano, ha allenato l'unica versione serena, degli ultimi quindici, venti anni, della Promozione del Tor di Quinto, giunta terza, a un punto dal secondo posto della Boreale, a due dal Fregene primo, alla conta dei fatti. Corsi e ricorsi, per un gruppo unico, nel suo genere, che adesso dovrà trovare dei degni eredi.

Il pomeriggio del giornalisti ci mette poco poco, a diventare notte, con un sonno corto, tre ore e mezzo, prima di farsi la barba, una doccia bella fredda, corroborante, e poi via, alla stazione Tiburtina dopo un gran bel caffé dell'amico che viene da lontano, Pierre. L'attesa nel rinnovatissimo polo ferroviario della quinta consolare romana è attenuato da una buona colazione, con diversi interrogativi che scivolano via, fatti da qualche amico nella nottata di sabato: “Ma che vai a fare, fino a Mosciano?”. Già, è quella la destinazione. E' una sorta di ringraziamento a Franco Rizzaro, che a Cave si prodigò per evitare guai peggiori rispetto agli insulti e ad altre attenzioni, non civili, di sicuro, e, di certo figlie del pensiero antifascista, più volte autografato. Era dovuta, la trasferta, a chi, il presidente dell'Anziolavinio, giaceva in un letto di ospedale nella città tirrenica, impossibilitato a seguire la squadra di persona, come avrebbe voluto fare, a causa di una brutta frattura, tibio-peronale, e a qualche dolore alla clavicola. E' una questione di rapporti umani, non economici, perché vivaddio gli sponsor e la cooperativa fatta di operai dell'informazione hanno la possibilità di pagarsi una trasferta e, alla bisogna, una notte in albergo.

Così l'arrivo a Pescara concede un lauto pasto con due ore e mezzo tra il treno che arriva alle 11.55 (anzi, a mezzogiorno) e la partenza per Giulianova (14.25). C'è tutta Pescara pronta a guidare i bianco-blu contro l'impresa sul Verona, che arriverà, come la Serie B, nel primo pomeriggio. Ma la voglia di raccontare il play-off che porta in serie D non diminuisce come le ore di sonno mancanti all'appello. Arrivo alle 15 e di corsa a Mosciano Sant'Angelo. In nottata brutte cose, quelle patite dalla squadra di Anzio et Lavinio, e dal pullman, con un disegno poco carino nei confronti di Piccheri, con la scritta numero 5, e l'impiccato. “Povero lo stopper calvo!”, ha pensato l'inviato, sdrammatizzando. “Ha la stoffa e il carattere per giocare una gran partita, in queste condizioni: si vede che non lo conoscono”, è stato il secondo pensiero. Arrivo al campo, civile scambio di idee con i sostenitori dell'Anziolavinio, che giustamente lamentavano il differente trattamento ricevuto rispetto alla settimana precedente quando i loro “colleghi” sostenitori moscianesi avevano pagato 5 € contro i 10 loro richiesti. Logica, la rimostranza. Non si possono chiedere per una partita di Eccellenza, anche per lo scarso peso che avrebbero rispetto agli investimenti utili a costruire una squadra per questa categoria.

Il lato umano, la cosa più bella, è l'accoglienza avuta da diversi amici in tribuna, pronti a mandare un saluto, in diretta radio, a Freng', al secolo Francesco Rizzaro, detto Franco, che apprezza e contraccambia a mezzo telefonico, commosso. Renato De Cupis, il papà di Panella, Vittorio Bellucci, che è in grande forma, il suo operatore, i genitori e i parenti di Stefano Antonelli, prossimo sposo, domenica che viene.

Una delle cose più emozionanti è sentire Ezio Luzzi che dallo studio dice all'inviato: “E' un onore mettere nel contesto delle gare dei mondiali la partita che vale la serie D”. La replica di chi viaggia con treni e bus pur di completare una stagione di grande attenzione radiofonica, riscossa in ogni dove: “Figuarsi per uno che va in giro per l'Europa e per il calcio dilettante da 24 anni ricevere la linea da chi le radiocronache le ha fatte per ben 35 stagioni a RadioRai”. Pensiero normale, lecito, no?

Intanto l'Anziolavinio è squadra che gioca, va vicino subito alla rete, soffre in due circostanze, in cui Papagna e Fioravanti sono superlativi; si rimette a correre, con Gamboni ammirevole, da olimpiade, quando rincorre due palloni dimostrando che un giocatore non è tale solo dalla metà campo in avanti. E allora si può fare anche se c'è un brivido, a fine primo tempo, dopo che su Dell'Aguzzo viene negato un rigore. Quando segna Giuffrida la notizia viene servita prima a Franco Rizzaro, via telefonino, poi in diretta radio perché ci sono anche i campionati del mondo in svolgimento in Sudafrica. “Anziolavinio in vantaggio con un bel gol di Giuffrida, che sfrutta la lentezza e il sonno di quasi tutta la difesa giallo-rossa....”. Il più è fatto, con i cori di incitamento che non sono mancati in nessun momento della gara, da parte dei 100 tifosi venuti in terra d'Abruzzo con due pullman, oltre a una egual dote venuta con le automobili. C'è la commozione telefonica di Franco Rizzaro che dice: “Non me la sento di intervenire in diretta, sono troppo contento, troppo felice, per questo campionato. Abbiamo ottenuto ciò che per la maggior parte delle gare giocate ci siamo meritati”.

Il viaggio di ritorno vede una lieve sosta prima di arrivare a Parco dei Pini, dove si chiuderà il cerchio, anche sul piano umano, nel vedere lo spareggio Brescia-Torino che vale la serie A. Nell'area di servizio si consumano panini, bibite e battute, tra i tifosi, che hanno preceduto il pullman della squadra di Paolo D'Este, bravo al punto da cancellare il detto “nemo propheta in patria”, tenace come pochi ne abbiamo visti, negli ultimi quindici anni, in regione, cocciuto da superare le critiche, sovente ingenerose, opposte di fronte al grande lavoro di gestione di una rosa “contata”, ma su cui ha saputo far emergere le motivazioni e la fame di vittorie, alla stanchezza nervosa e fisica emerse nella parte finale, tra Monterosi, Salaria Sport Village ed Anagni. Si riparte dopo non un aperitivo, bensì una preparazione, quasi religiosa, alla cena, con un bibitone di ananas, un gran panino con cotoletta e un dolcetto alle mele. E la gioia dei tifosi dell'Anziolavinio, dei dirigenti, giovani ed esperti, di un gruppo che ha messo tanta qualità in campionato, e che ha saputo rendere il 13 giugno una data speciale, per tanti motivi. Per la conquista, sul campo, della Serie D, senza passare per domande varie, di ripescaggio; perché viene in un week-end di grande soddisfazione, per il calcio regionale, iniziato dal quinto scudetto dell'U.S.D. Tor di Quinto, proseguito sull'asse Cisco, che esce da Catanzaro con la promozione in Serie C1 o Lega Pro1, e farcito dalla rimonta matematica che porta anzi riporta in carreggiata il Pomezia capace di entrare in semifinale dei play-off di interregionale. Arriveranno, poi, le notizie del biglietto staccato per le finali di Chianciano dagli allievi della Nuova Tor Tre Teste e dai giovanissimi della Vigor Perconti. Meglio di così, francamente, non si poteva? E invece no. Perché il giornalista talvolta è anche segugio, e ne ha ancora, di benzina, avendo dormito, in macchina, finalmente, per tre quarti d'ora. Così l'arrivo a Parco dei Pini si consuma intorno alle 21.10, giusto il tempo di salutare la società campione d'Italia juniores, il Tor di Quinto, schierata al gran completo nei pressi dell'amico di sempre Angelo Iezzi, davanti al televisore, per fare il tifo per un suo preparatore atletico andato via in inverno, alla corte di Corioni, a Brescia, con Iachini, Fabrizio Tafani detto “il tafano”. E dopo pochissimi minuti ci sarà l'1-0, e poi il raddoppio delle rondinelle bresciane, con qualche dubbio che il Torino prova a creare segnando nel finale. E con una telefonata tra il presidente Massimo Testa e il Professor Tafani quando ancora le telecamere di Sky stanno inquadrando Caracciolo con la bandiera a scacchi, bianco-blu, come quella dell'Anziolavinio. Che due-giorni di calcio, per il Lazio. Da raccontare, come sensazioni, con le immagini, cancellando la stanchezza fisica, le poche ore di sonno, e cercando di rappresentare al meglio, con delle righe adeguate, autentiche imprese. Tutto in poche ore, circa trenta. Quelle non trascorse sul cuscino fanno parte della passione. E quella non ha misura.

Massimiliano Cannalire

 


 

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