Finale per lo scudetto Tor di Quinto-Brixen 1-0
articolo del 15/6/2010
MIO TACCUINO di Max Cannalire Adesso il numero diventa 10. Magari nei prossimi 20 anni I voti della finale di Casal del Marmo Tor di Quinto De Simone 7 Non è facile essere poco impegnato, per la bontà di centrocampo e difesa, e farsi trovare, di fatto, sempre pronto. Il voto delle singole partite non rende giustizia a un portiere che ci ha abituato, da due stagioni a oggi, fin troppo bene. Va seguito con attenzione perché tecnicamente è in gamba, non ha paura sulle uscite e può togliersi belle soddisfazioni. Andreani 9 Un gigante. Una cosa di disinvolta, ammirevole facilità. Come recupera se per sbaglio perde il passo di un'entrata, cosa rara: come aggira gli avversari, talvolta al doppio della velocità. E non è successo solo contro il Bressanone. Un giocatore dotato di grande senso della posizione, che non si impressiona davanti a niente e nessuno. Un piccolo Franco Baresi, per come prende le misure al terreno di sua pertinenza. Se qualche società dei professionisti non ne rileva i servigi non è perché manchino i centimetri, ma la competenza dei direttori sportivi. Del resto non tutti hanno Pantaleo Corvino (Fiorentina) o Giampiero Guarracino (Tor di Quinto). Questo è uno che potrà svolgere la carriera sia in un modulo a 4 inchiodati dietro che, specialmente, in marcatura individuale. Chi se lo fa sfuggire è un fesso. Loreti 8 Questa simpatica canaglia dalla faccia furba E' GIOCATORE. Perché conosce il compito di un terzino fluidificante, perché ha la corsa, il passo e il cambio di passo; perché sa trattare il pallone, disegnare una diagonale tagliando in due il campo, perché sa staccare di testa e arginare le velleità offensive. Lo ha fatto per tutte le finale e anche contro gli altoatesini si è confermato un elemento di grande livello, tecnico, e di importanza tattica. Futuribile tra i professionisti, in una squadra che per metà ne avrà, di gioie, dai campionati superiori. Ciavarro 8,5 Dopo la presidenzialminaccia di rappresaglie se avesse scelto (blasfemia!) una III Categoria, è stato ricondotto a più miti consigli, il rampollo dell'apprezzata dinastia Ciavarro. Perché Paolino è fatto per giocare a calcio ma ha la testa sulle spalle di chi vuole dedicarsi allo studio, per la propria acknoweldgement, e per le giuste soddisfazioni da cogliere anche in sede accademica, per sé e per i genitori. Il figlio e il genero che tutti vorrebbero, no? E' un giocatore di rara intelligenza tattica e conoscenza del gioco, e lo dimostra, come era successo in altre situazioni, quando si sistema davanti alla difesa e interagisce con quell'altro talento tattico, atletico e di carattere che è il suo gemello di reparto, Commini. Nella partita guida per mano la squadra, le dà il ritmo e in questo è un buon metronomo; fa salire la formazione campione d'Italia e la guida all'innalzamento della diga a seconda dei momenti. Atleta di sostanza, ha giocato una miriade di palloni, e, da centromediano metodista, dalle sue parti non si passava. Ha tentato, nel secondo tempo, il gol, e l'avesse segnato, sarebbe venuta giù tutta Casal del Marmo. Annata strepitosa. Convincetemi, ora, che non possa diventare giocatore professionista. Di Gioacchino 7,5 Su Luca il gemello va fatto un distinguo. Era uno che avrebbe calcato i palcoscenici di Eccellenza per tanti anni avendo tuttavia le qualità per giocare al piano di sopra, in D. L'avventura a Palestrina, sua e del fratello, ha portato, a mio avviso, più danni che benefici, perché il pallone, lo dimostra il Tor di Quinto, si può fare senza soldi, o senza scialare come viene fatto nel campionato più importante della regione e, diciamocelo, anche a ridosso dei Monti Prenestini. Detto e specificato ciò, Luca è un giocatore che, quando è stato chiamato per queste finali, ha dato il suo positivo e caparbio contributo. Perché sa fare il difensore in marcatura, non ha paura di niente, e perché capisce come prendere le misure agli avversari. Non farà la strada di un Fresa, di un Pino La Scala ai tempi della Lodigiani, ma ha il diritto e il dovere di provarci. Cruz 8 Marcio Cruz Do Adro è un libero di enormi potenzialità anche se, come per Andreani, non ha l'altezza, per intenderci, di Mauro Mazza, attuale libero del Civitavecchia con licenza del gol, e già ultimo difensore di Civitacastellana che nacque mediano nella Primavera della Roma ai tempi di Carlos Bianchi. E' uno che ha la testa e la rapidità, che ha la possibilità di mettersi in discussione ogni gara, sapendo bene che farà bene perché ha un'eccelsa visione di gioco. Non sciupatene le qualità in Eccellenza e Promozione perché semmai il signor Marcio Cruz Do Adro vien dal mare ha la tecnica e vive la vicenda tattica almeno da interregionale se non da Lega Pro 2 (la vecchia C2). Dipende se la società che ne segue le tracce abbia voglia di investire o meno. Frasca 8 Simone Frasca è uno che in vita sua di ceffoni ne deve aver presi pochi, e uno lo ricordiamo bene. Le lacrime di Paternò per aver contribuito a gettare uno scudetto allievi si sono trasformate in un gran bel sorriso, in pianti di gioia, dopo aver vestito i panni della tenacia, del sacrificio, della voglia di dimostrare che, no, per una volta, non aveva ragione il suo presidente, al rientro in albergo dopo l'eliminazione con la squadra di Marco Moretti. Lui ha messo gli attributi, la grinta, la sua pregiata individualità tecnica e la potenza, al servizio del Tor di Quinto. Nella partita con il Bressanone va via tante volte nel primo tempo, e non a caso la squadra crea sette palle-gol prima di segnare all'ottava, e di sbagliarne una nona a ridosso dell'intervallo. Una partitona, la sua, anche se dopo la mezz'ora avrebbe la possibilità personale di segnare la rete. Una gara giocata da applausi. Bravo, davvero (dall’88’ Bianco 7: è un voto quello a Emanuele Bianco, dato alla generosità espressa anche con diverse reti rispetto ai minuti giocati. E' l'esempio di come si possa essere utili gregari. E' il buon presente dei cosiddetti “panchinari” del Tor di Quinto: da altre parti giocherebbe titolare inamovibile) Commini 8,5 Se Ciavarro è il figlio e il genero che tutti vorrebbero, Federico Commini è il compagno di classe e di squadra che in parecchi vorrebbero avere fino alla fine dei campionati. Perché ha giocato una stagione con il muscolo ancora da rimettere a posto dopo l'intervento al ginocchio; perché ha coraggio da vendere, perché non molla mai e perché corre, corre e non si ferma mai. Interviene pulito raramente commettendo un fallo, e semmai ne subisce perché arrivare primo sul pallone è un suo credo. E in finale dimostra di che pasta è fatto: è sostanza, grinta, cocciuta determinazione, tessitura del gioco e incoraggiamento a volare via dei compagni, tanto in mezzo quanto sugli esterni. E' un giocatore che, risolto il problema del tono muscolare, deve essere visionato dai club prof. Sennò il problema è di chi li rappresenta. Completo e già pronto per i professionisti (dal 76’ Poggi 7 Il mediano per eccellenza anzi per la Promozione. E' il presente e l'avvenire, per l'U.S.D. Tor di Quinto, perché Massimo Testa già lo vede in qualità di allenatore segno di grande grande fiducia. Non è facile, ottenerla, a via del Baiardo, in così poco tempo. Da giocatore, quando è stato impiegato, ha risposto sissignore, con immutato impegno. E' stato campione d'Italia, e si è confermato campione d'Italia. Elemento di grande serietà) Pischedda 9 Adesso il traguardo è stato ottenuto, nonostante i tanti errori del reparto d'attacco. Lui ha avuto la fortuna, la tenacia, la volontà, il sesto senso di trovarsi al posto giusto nel momento giusto, quello del gol dello scudetto. Ed è stata ripagata la sua grande voglia di giocare a calcio. Merita il voto della sua maglia perché la sua rete rimarrà, per due decenni almeno ma che crediamo anche oltre, nella preziosa storia del club del numero 25 di via del Baiardo. Un premio alla determinazione del centravanti fiumicinese, che ha vinto la sua scommessa di farsi tanti chilometri, per un progetto-calcio di questo livello. Bravo (dall’83’ Licciardone 7: il lavoro oscuro del centrocampo che fa Poggi lo svolge con adeguata intensità questo giocatore, dotato di grande carattere e di discreta sostanza. Si è calato bene nella parte del gregario ma il suo elevato numero di presenze ne ha disegnato un abito da protagonista. Serio come Poggi, efficace tessera del mosaico amaranto-blu). De Rossi 8.5 Non è un caso che sia di origini brasiliane, da parte di Mamma Miriam. E' un giocatore che ha le stesse qualità umane, educazione in testa, dei suoi compagni di squadra, dei vari De Simone, Andreani, Ciavarro, Commini e compagnia bella: a queste aggiunge una fortissima volontà, che lo ha riportato, un anno e mezzo fa, nel calcio che conta, dopo che alla Lazio gli avevano fatto passare la voglia (strano...). De Rossi è la tecnica, il cambio di marcia con la palla al piede, la decisa voglia di non mollare e di rincorrere gli avversari come ha fatto in un paio di occasioni a Casal del Marmo. Nella singola partita merita il voto che gli abbiamo dato, che lo farà ricordare come uno dei migliori in senso assoluto. Ma solo per quel passaggio obliquo e per quanto si ottiene da esso merita il voto della sua maglia: 10. Che è lo stesso che diamo al suo campionato, anzi al campionato e tre quarti che ha giocato da quando è arrivato da Massimo Testa e Giampiero Guarracino. Un 10 assoluto. Un campione di come si tratta la palla. Applausi a scena aperta, per questo giovanotto che sembra un pianista per la capigliatura alla Mascagni, ma che gioca in verticale come non si vedeva da anni. Avvisate, per cortesia, quel genio di Massimo Piscedda e i selezionatori nazionali, per cortesia. Marioni 7,5 E il buon Marioni, dopo le tremende “cappellate” fatte in Sicilia, ha capito, a forza di strilli del direttore sportivo, di avere quelle qualità che separano un normale attaccante da voti discreti da un giocatore in via di maturazione. Ha la tecnica, la mobilità, le qualità balistiche per essere un validissimo rifinitore ma anche un signor terminale d'attacco. Marioni è sulla giusta strada per ottenere parecchio, da questo giocattolo. Aveva voglia di ottenere e far ottenere uno scudetto perché un anno fa era tra quelli da far tornare via nuoto dalla stupenda isola siciliana. Si è messo sotto, come Frasca, ha lavorato, ha scansato insane tentazioni, si è messo di buzzo buono al servizio della squadra. E' un capitale, oggi, il signor Marioni, a parte quell'assassino del suo barbiere, che credo sia lo stesso di Andreani e De Rossi. E come loro Marioni sa suonare lo spartito del buon direttore d'orchestra. Chissà che abbia anche un futuro nella musica classica. Allenatore: Paolo Testa 10 Scherzando, sulle gradinate di Casal del Marmo, Massimo Testa diceva: “Smetto quando arrivo alla stella dei dieci scudetti così tolgo Paolo dal campo, e lo metto....”. Domanda: “Dietro la scrivania?”. Risposta: “No, le scrivanie da noi sono per gente di altra e alta stazza”. Ma questo giovane allenatore ha tenuto lontana la strana fantasia di approcciare in un club professionistico, di ascoltare le sirene delle rappresentative federali, di pensare a un presente e a un futuro diverso da e dal Tor di Quinto. Una sfida dinastica, che partìì con nonno Vittorio, che è proseguita con Massimo e che segue e seguirà con lui, con Lollo, suo nipote Lorenzo. Questo non è solo un allenatore: è il perno su cui poggia l'attività del Tor di Quinto, dal momento che i giocatori li porta sopra dalla scuola calcio passando per i Giovanissimi da lui stesso guidati. Ed è uno che lavora e fa il tecnico. La squadra l'ha seguito sempre, anche nei momenti di inizio stagione quando era terza e poi seconda. Ha ripreso il primato, tra un recupero di un giocatore e l'altro, e l'ha guidata per bene, sia sul piano tattico che delle motivazioni. Le lacrime precedenti la partita ne acuiscono la profonda e indubbia umanità, la grande sensibilità di questo quarantenne dal grande presente. Ha saputo utilizzare al meglio i titolari anche quando li doveva gestire mettendoli in panca, sia quelli da inserire in corso d'opera, nelle singole gare della stagione regolare come nelle finali. Nulla poté fermare il suo lavoro, neanche lo sceriffo Saccoccio della sezione di Formia (arbitro dell'infelice gara di andata regionale con il Futbol Club). Il movimento si sarà accorto che Paolo Testa è un bravissimo allenatore? Che dite, dopo tre scudetti, dico tre?, per giunta con quattro finali giocate in cinque anni. Lasciamo perdere altre cifre. Paolo è da 10. Che sarà il suo numero da raggiungere nei prossimi 20 anni! TRA BREVE LE VALUTAZIONI SUL BRESSANONE E SULLA TERNA ARBITRALE! Massimiliano Cannalire (ha collaborato Alessandro Natali)