Fusione Tor Lupara/Fonte Nuova
articolo del 29/6/2010
Scusate l'entrata a gamba tesa. Sapevo che il sindaco di Fonte Nuova, Graziano Di Buò, concorresse alla gratificazione di essere inserito tra gli esseri umani più pazienti della zona, e forse anche di un Re Mida della parte Nord della Provincia di Roma, visto quanto, con la sua proverbiale caparbietà è riuscito a concludere. Si tratta, oltreché di un insegnante, di un tipo metodico che non lascia nulla al caso e la sua pazienza, con diversi elementi, supera persino la sua fama. Ma francamente non mi sarei mai aspettato, con tutta la franchezza possibile, una fusione tra le due sponde della ridente Nomentana, il Tor Lupara, che alla fine si è salvato per il rotto della cuffia di diverse avversarie dirette, e il modesto anzi insufficiente Fonte Nuova di questo e del precedente campionato. Strada che calcisticamente ha poco da ridere, se analizziamo quanto è accaduto negli ultimi due anni. Scrivo e penso questo per motivi molto semplici, pur tenendo in considerazione il momento economico del Paese e la situazione generale delle realtà locali, fattori, questi, tesi a coniugare le diverse forze a disposizione di una realtà sportiva. Ciò che mi rende incredibile una notizia del genere non è soltanto la rivalità del campanile, o le volte che da una scienziata della comunicazione di quelle parti ho sentito chiamare con un diminutivo non ossequioso il presidente torluparese, definito “Romoletto”, quasi fosse un personaggio singolare o proveniente dalle fiabe di Andersen. E invece è stato quello che è salito al piano di sopra mentre i cugini e concittadini scendevano... E faccio finta di dimenticarmi certe arguzie informatiche anche quando, per un banale incontro di calcio (Poggio Catino-Tor Lupara), il soggetto in questione era caduto momentaneamente in disgrazia, visto che il sottoscritto in prima persona dimostrò di preoccuparsi dell'uomo e del genitore, non del massimo dirigente, in prima battuta. Non mi fermo a questi ragionamenti, anche se quanto ascoltato di fianco a delle semplici battute potrebbe lasciarmi fortemente perplesso, potessi rammentare (e riportare) tutto. Mi lasciano pensieroso diverse cose: la mancanza di programmazione che il campo ha messo in modo inclemente in faccia al Fonte Nuova una volta giunto in Eccellenza, con una retrocessione praticamente a cavallo tra l'autunno e l'inverno. In questo un giovane collega, fresco di tesserino, il determinato Mirko Cervelli, fu più sagace e pronto del sottoscritto nel ricordare un brano di Giusy Ferrero. E, soprattutto, le tante, troppe sofferenze passate l'anno successivo, quello appena concluso, con una ricorrente e duratura partecipazione alla zona play-out, evitata con una parte finale di campionato appena sufficiente in un girone, il girone B di Promozione, tutt'altro che esaltante. A parte quelle cinque, sei squadre, a essere buoni sette, di discreto e buon livello (Roma VIII, Tor Sapienza, La Sabina). Una sorta di prima categoria aggiunta, sul piano delle vicende tecniche e tattiche, con l'incostanza a farla da padrona sulla maggior parte delle partecipanti. Un raggruppamento che ha visto retrocedere le due ultime più le due penultime senza nemmeno giocare i play-out! Il Tor Lupara ha vissuto la prima avventura in Eccellenza con un finale da incubo, dopo essere partita bene e aver riscosso, da chi vi scrive, e da altri cronisti, il giusto plauso per il modo con cui ha affrontato piazze più blasonate. Prima delle giornate di chiusura del girone di ritorno, la squadra di Ceccacci, poi esonerato, ha collezionato tre pareggi e due vittorie, ossia otto punti sui trentasei del girone di andata, da applausi, va ricordato per anni, prima dei 6 punti contro il retrocesso Ciampino e il già salvo Roviano. Segno che, alla lunga, tra il rapporto con l'allenatore, e quello società-giocatori, più di qualcosa non ha funzionato, ben oltre i meriti acquisiti nella strepitosa parte iniziale. E questo è un patrimonio, come dire, che sembra oggi e da qualche mese essere stato dilapidato. Ai giorni nostri - Siamo al 29 giugno e non c'è il nome dell'allenatore, non si sa quanti e quali giocatori rimangano della precedente Eccellenza, e, all'orizzonte, quando si tratterà di fare i conti, dovessero superare certe previsioni, si ripeterebbero errori del recente passato o ci sarebbe, radicata, forte, per il bene anche delle giovanili, una ferrea ed encomiabile unità d'intenti? Il campanile si supera, direte voi, e posso anche essere d'accordo. Ma c'è un fattore, quando i rapporti sono stati lontani come mi è parso di capire, in parecchie, troppe occasioni. Si chiama coerenza. E questa volta si è utilizzato il contagocce. Il tempo e il campo diranno il resto. Buona fortuna. E perdonerete la sincerità, una volta di più, in un paese italico e in una provincia romana corti, cortissimi di memoria. Massimiliano Cannalire