Visto dalla cabina radio. Non scimmiottate i grandi club. Tenetevi gli allenatori che avete.
articolo del 20/9/2010
VISTO DALLA CABINA…RADIO Non scimmiottate i grandi club. Tenetevi gli allenatori che avete I pensieri del lunedì sera del nostro direttore. L’analisi del campionato con qualche dato in più. Fregene e Fontenuovese, che la fretta non sia cattiva consigliera Se uno guarda i dati del campionato cozzano con le voci che, ad arte o per dire la propria a tutti i costi, darebbero alcuni tecnici già fuori dall’area tecnica di competenza. Insomma, a casa. Non credo sia una mossa azzeccata, da parte della Fontenuovese, dare il benservito a uno che il pallone lo conosce come Massimo Gregori, per le cui sorti, però, la società avrebbe dovuto costruire, per tempo, un organico “da Eccellenza”. Vanno bene le individualità ma se per sbaglio, come è accaduto ieri, Giannetti non è in condizioni di partire dal primo minuto, che si inventa, il buon tecnico nomentano? Mi è venuto in mente, ma non solo a lui, di chiedere: “Ma chi te l’ha fatto fare?”, dal momento che l’interessato aveva ricevuto anche possibilità dalla categoria sottostante, sempre lì, in zona. Non è questo il punto. Sono stati assommati, al ventesimo della Nomentana, con la benedizione degli scienziati della via Palombarese, errori su errori. Errore è stata una fusione che ha lasciato scontenti non pochi, perché se c’è un principio legato all’articolo 1 delle carte federali è la probità e la lealtà sportiva, ai cui ideali mi permetto di affiancare un nobile pensiero; se uno vince è giusto che salga, se non può fare il campionato si mette da parte. Accorpamenti come questo o quello ancora più plateale come quello tra Roviano e Torbellamonaca non fanno il bene del calcio, sul piano del “guadagnarsi il campionato che si vive”. Poi che in quella specifica zona romana siano innamorati del pallone e che lo strumento sferico sia prodigo di buone cose aggregative, siamo d’accordo. Del resto sono stato il primo “idiota” a parlare di quella borgata, senza fare calcoli diversi dall’interesse socio-sportivo, oramai dieci anni fa. Anzi, se avessi dovuto fare conti con quel taccagno del mio amico Pochesci – l’ultima volta che mi ha offerto un caffè avevo da poco fatto l’esame di maturità…, e sono passati ventuno anni e tre mesi – ci avrei sicuramente rimesso. Battute a parte, nonostante quello che dice Auriemma in televisione, a Fregene il mare è calmo, per diverse ragioni. Non è una piazza di isterici, di gente che pensa di fare tutto e subito; l’allenatore è un grosso motivatore anche se domenica sembrava una pila di fagioli, durante la gara. E’ un conoscitore del giocattolo essendo stato un valdissimo difensore ai tempi della D della Tevere Roma a Bravetta, e non può entrare in campo a sospingere il pallone se Miro Bogdanov si mangia due palloni, uno calciato fuori da pochi passi, l’altro parato dal giovane De Angelis, o se il portierino della Nuova Tor Tre Teste produce quattro, dico, quattro!, parate da gran giocatore. Per come aveva iniziato il Fregene pensava di fare sua la gara. Ma le partite non durano venticinque minuti. Imparerà ad avere pazienza, la formazione di Pasquale Camillo. Invidiabile la tranquillità con cui il Palestrina ha fatto i conti il Rieti. Negli anni passati questa serenità d’ambiente non esisteva, in riva alla via Pedemontana: gli amaranto-celesti, a mio avviso, stanno andando ben oltre le loro possibilità, e i punti fatti fin qui sono tutti utili in vista del capitano autunno, che fa già capolino sul piano climatico, e del generale inverno. Anche perché nella bella Rieti quando fa freddo, lo fa per davvero. Con questo non voglio passare per menagramo delle reatine, possibili imprese, ma dire semplicemente che obblighi di vincere Stefano Palombi, Fabrizio De Tommaso e Simone Onesti non ne hanno davvero. Il Pisoniano è la lieta novella di questa partenza. Ha dato una lezione di come si giochi a calcio al Civitavecchia, per tutto il primo tempo. N’Dyaie Saliou è un grande atleta e al Mastrangeli lo ha dimostrato, e con lui viaggia bene tutta la squadra, e pertanto Peppe Di Franco merita degli elogi. E’ un gruppo con parecchi giovani e con grande qualità tra i “grandicelli”. Segnalo un appunto all’altra metà del cielo: se il Civitavecchia non avesse beccato in fallo il Fiumicino e mercoledì non fosse a quota 6, sarebbe così pacifica, la situazione? Giro questa considerazione ad Adriano Clemeno e Pino Petrelli, con quest’ultimo che, dopo il successo di Vetralla, proprio tenero con chi lo ha preceduto non è stato. Allora dico: quando arrivi in un campionato come questo, fatti spiegare tutto per bene perché se c’è un torneo difficile si chiama Eccellenza. E’ più difficile qui pescare uno dei due posti che ti portano fuori dalla regione che salvarsi in serie D, e in parecchi la pensano così. Il Cecchina, a piccoli passi, si sistema a quota 5, di fianco al Palestrina: anche ai Castelli hanno dovuto fare le corse, come alla Pescatori, per trovare l’allenatore e costruire una squadra da corsa, per evitare brutti guai vissuti di recente, in più di un’occasione, dai tifosi della nota frazione di Albano Laziale. Non è un problema di derby, per il club di Franco Leoncini, è questione di partire bene e continuare per scansare insane discussioni matematiche e poi, nella seconda parte, verificare a che punto sono tutti. Dicevamo della Pescatori. Voglio essere sincero. Non mi aspettavo che battesse il Monterosi con un punteggio così ampio di reti, il che significa che Lauretti dovrà lavorare, e parecchio, per portare il motore dei suoi a pieni giri. I gol incassati fin qui sono un evidente problema, mentre i primi tre punti dei lidensi non devono trarre in inganno. D’Auria sta curando il discorso atletico per sorprendere quanti più possibili avversari, in questo scorcio di inizio stagione, ma poi bisognerà portarsi qualche alternativa di peso, in panchina. Coi giovani va bene ma senza esagerare. Se poi ci sono scelte forzate, è un altro paio di maniche. In questo lunedì sera mi viene in mente un pensiero: è fortuna o tenacia, quella del Real Pomezia, che vince sempre di misura? La squadra è messa bene in campo ed è solida nelle retrovie, e non ti lascia giocare granché giocare, in mezzo. Davanti ha dei signori giocatori, come Venturi, che ha segnato due reti e un assist decisivo, ieri, per far segnare Morini. Sono cifre individuali che porterebbero Nonno Mauro in auge anche nella pallacanestro. Stesso discorso per Alfonso Greco, perché vincere tre volte per 1-0 lascia da una parte qualche dubbio, ma intanto ti sistema lassù, dove vorrebbero già stare le varie Albalonga e compagnia bella. A proposito dei castellani: vincono di fronte al buon Fiumicino visto nel primo tempo, che se l’è giocata con personalità e con la rabbia per quanto sta accadendo in riva alla Darsena. Se l’Albalonga impara ad aver pazienza come ha dimostrato nella III giornata, allora c’è da preoccuparsi. La Corneto ha perso di misura dall’Ostiamare ma sa bene che ha buoni margini di miglioramento, la creatura di Granato e mister Gufi. I bianco-viola hanno l’esperienza, dalla loro, e del direttore sportivo, Fabio Quadraccia, e dell’allenatore, che è stato un gran giocatore di C2 e Interregionale, meno d’Eccellenza (tanto per rammentare che è un torneo complicato anche per chi viene da giocatore, qui, in Purgatorio). Il campionato è lungo, e lo sanno bene, i rappresentati di Luigi Lardone. Hai voglia a fare conti, di qui a dicembre, quando sì, si potranno fare dei parziali bilanci, per provare a integrare, rimettere a posto delle cose, apportare dei correttivi. Chiudo questi pensieri del lunedì sera con alcune, rapide considerazioni: sapevo ed è stata confermata della qualità dell’organico del Gia.Da. Maccarese, squadra fatta di giovani bravi e atleti di qualità, con un allenatore che ha una fame di vittorie seconda a pochi. La Foglianese si sta chiedendo quanto sia difficile questo torneo: non vorrei che fossero in troppi, quelli inadeguati, rispetto alla passata stagione, perché a quel punto ci vorrebbero soldoni più che soldini, per evitare sofferenze prolungate. Il Fiumicino ha fatto un errore che fa a schiaffi con la sua lunga storia fatta di Eccellenza e Interregionale, e talvolta insani sogni di C2, mai realizzati. Ho spesso fatto i complimenti ai pochi uomini di buona volontà presenti nella dirigenza fiumicinese. Qualche tempo fa sono tornato a visitare la mia prima casa di radiocronista poco meno che diciottenne, quella cabina sul calcio d’angolo, storica espressione di Radio Fiumicino. Non funziona più, l’emittente pioniera di Gino Becchetti, ed è un peccato, per una città in cu parlano tutti, ma davvero tutti, e poi non si comprende la lungimiranza di idee come quelle di avere una radio, una televisione, e un grande presidente quale è di sicuro Massimo Carsetti, signore nei comportamenti ben prima di pensare alle sue potenzialità. Aprendo quello spazio da cui raccontavo dei gol di Ivano Orsini, Mauro Natalini, delle parate di Desiderio Portolano e Antonio Davì, delle chiusure e della grinta di Fabio Quadraccia e Claudio Mattiuzzo, ho capito una cosa: la cabina è da tempo inutilizzata, piena di cartoni, non più quello stupendo sogno e realtà vissuto da me e altri, via radio come di persona. Segno che il tempo è passato. E lo stesso pensiero mi viene valutando la mancata crescita e maturazione di una società che è rimasta a diversi anni fa. Segno di un limite acuito dall’errore della squalifica non rammentata che costerà la cancellazione di un’impresa, quella di Civitavecchia, e fors’anche il punto interno preso con il Monterosi. C’è da pensarci su. Massimiliano Cannalire