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1/2 Ritorno San Cesareo-Palestrina 0-2


articolo del 8/12/2010



Semifinale di Coppa Italia d’Eccellenza regionale/ritorno

SAN CESAREO -PALESTRINA 0-2

Palestrina, seconda finale di coppa in tre anni!

San Cesareo: Macellari 6, Simboli 5, Minotti 5,5 (54' Rufini 6), Ndyaie 4, Cavaliere 3, Rocchi 6, Neri 4 (65' Razzini 5), Antonini 5, Tajarol 4,5, Spinetti 4,5, Prati 5,5 (30' Gabrielli 4,5). A disp. Monir, Cherubini, Hrustic, Brasiello All. Fabio Lucidi 5,5.
Palestrina: Gabriele Marini 6,5, Di Gioacchino 6,5, Pirolozzi 7 (81' Tavani s.v.), Mattia Marini 6,5, Anselmo 7, De Vecchis 4,5, Melillo 7,5, Carrozza 7, Juarez 7 (79' Russo s.v.), Saporetti 7,5, Gallaccio 6 (66' Antonelli 6) A disp. Remunan, Langiotti, Cangiano, Corrado. All. Claudio Solimina 7.
Arbitro: Sig. Vona di Frosinone (6).

Reti: 12’ Gallaccio, 69’ Juarez.

Note: espulsi al 26' De Vecchis per somma di ammonizioni, al 75’ Ndyaie per condotta violenta (segnalazione del I assistente). Al 90’ Simboli per reiterate proteste verso il I assistente e l’arbitro. Ammoniti Neri, Di Gioacchino, Gabriele Marini, Antonini, Anselmo. Spettatori 500 circa comprendenti una rappresentanza di un’ottantina di sostenitori ospiti.

 

Dal nostro inviato allo stadio “Roberto Pera”

Il Palestrina bissa il successo dell’Antonio Sbardella regolando per due reti a zero, a domicilio, il San Cesareo. La squadra di Fabio Lucidi, per serena quanto amara e realista ammissione del suo presidente, Guglielmo Carpentieri, non ha giocato, con nessuno dei suoi effettivi. Marco Neri ha sentito troppo la partita, troppe volte Stefano Tajarol si è trovato uno contro il mondo intero, Antonini ha provato a tenere compatti i reparti, senza riuscire a concludere se non da calcio piazzato. Al contrario la formazione di Cristofari e Anconitano ha tenuto vicini difesa e centrocampo a possesso palla altrui, giocato sulle corsie laterali con apprezzabile rapidità una volta constatato l’eccessivo traffico in mezzo; ha fatto lavorare bene Juarez e Gallaccio, anche quando è rimasta in dieci per un’ingenuità di un nervoso De Vecchis, spostando l’attaccante più giovane sulla mediana. Ha limitato le bocche da fuoco agendo con mestiere, prendendo il tempo e chiudendo le rare giocate a palla bassa e geometriche tentate dai rosso-blu. Esce, dunque, sulla ruota della Coppa Italia, l’arancio-verde, un binomio che, lo dice la storia recente, ha confidenza e ottiene soddisfazioni, nel cosiddetto percorso alternativo. Tanto è che due anni e mezzo fa, da squadra di Promozione, la storica unione sportiva della Pedemontana, nata nel 1919 e tra le squadre più antiche del Lazio, vinse la Coppa battendo realtà enormi quali Terracina, Gaeta in semifinale, e Formia, nell’ultimo atto giocato sul terreno da off-road di Anagni. E’ ancora in credito se parlassimo di storia a lunga gittata, per quanti ne conoscono i contenuti, nel senso che alla prima edizione perse contro la Vjs Velletri delle meraviglie costruita da Ivano Selli, a inizio anni ’90. Storia lontana, perché ora c’è il Marino, di mezzo, ma intanto la formazione di Claudio Solimina si è ben comportata, da squadra matura, pur priva di Fabiano Ferri De Oliveira, con un Saporetti bravo, con Carrozza, a operare in mezzo, e con un Carrozza (un ’93!) che dimostra di quale pasta sia fatto.

Il primo tempo vive su pochi episodi, ma intensi. Al 5’ una punizione a girare battuta da Antonini finisce di poco alta rispetto all’incrocio dei pali sistemato alla destra di Gabriele Mancini. Che comincia da subito a prendere e perdere tempo irritando buona parte della tribuna di fede locale e, con il passare dei minuti, l’arbitro. Al 12’30” la prima segnatura del Palestrina, con un pallone proveniente dalla destra, e la palla mal battezzata da difensori e centrocampisti del San Cesareo, che giunge al limite; il tiro di Gallaccio vede Macellari partire sulla sua destra ma subire una deviazione, con la palla che entra leggermente spostata sulla sinistra, rispetto al centro della porta. E’ la rete che manda subito sul velluto un Palestrina ordinato, compatto, essenziale e privo di sbavature: in sostanza una squadra dall’elevato rendimento. Applausi per il numero 11 in casacca black (oggi si presentava così, la gloriosa squadra arancio-verde!: maglia affatto indimenticabile, se permettete, n.d.r.). Al 19’ Tajarol tenta la percussione e viene chiuso all’attimo della battuta, in angolo. Su un tiro al volo di Spinetta suggerito dal centravanti la difesa con Anselmo si rifugia ancora in angolo. Al 26’, già ammonito, un ingenuo De Vecchis, commette un’evidente rudezza su un avversario, a palla partita: doppio giallo e prenotazione per un posto in tribuna, a Casal del Marmo. Che fesseria! A questo punto Lucidi spedisce in campo Gabrielli quale terza punta con il modulo a tre centrali e che rimane a quattro nelle retrovie, tentando di variare il tema per raccogliere qualcosa di buono. Ma oggi, per il centrocampo rosso-blu non è giornata, men che meno per Neri, troppo nervoso e preso in consegna con un raddoppio fisso dagli avversari. Sul finire di frazione due discese di Simboli finiscono la prima con Tajarol e il difensore chiusi in angolo, la seconda (45’) con il numero 2 di casa chiuso una volta giunto nei pressi del portiere da un gigantesco Anselmo, dopo due belle triangolazioni, con Tajarol prima, e con Spinetti, poi. In mezzo (44’) un tiro di Carrozza dai diciotto metri che finisce alto non di molto.

Nel secondo tempo poche occasioni degne di nota. Oggi il San Cesareo non è pervenuto, il Palestrina sì. Nonostante fosse in dieci la squadra di Claudio Solimina, costruita da Maurizio Proietti, raddoppia, sull’ennesimo errore di Cavaliere, già autore di un primo tempo da incubo, con tre gravi leggerezze: questa volta è Juarez a ricevere in dono il pallone. L’argentino supera il portiere lateralmente e manda il pallone in rete, per la giusta esultanza da condividere con il proprio pubblico, assiepato dietro le panchine, sulla destra. Il Palestrina segna il 2-0, Ndiaie alla mezz’ora si fa cacciare in modo sciocco, e la stessa sorte tocca a Simboli poco prima del triplice fischio di un Vona appena sufficiente. Se n’è perse, di cose, il fischietto di Frosinone, tra perdite di tempo nella prima parte, e almeno tre cartellini gialli che mancano all’appello in generale, compresi gli scambi verbali e non tra il giovane Rufini e Gallaccio, tanto vero che Solimina lo toglie. Se arbitri così quando la gara è giocata bene da una sola squadra....

Al Palestrina tocca il Marino, nell’ultimo atto in regione, il giorno dell’Epifania, a via Barillai. Insolita la sede ministeriale, ma la qualità di impianto e campo è garantita. Meglio che Anagni!

Massimiliano Cannalire  

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