L'editoriale del direttore sui fatti di Sora-Lupa Frascati e sulla sentenza di 1° grado
articolo del 29/1/2011
Il giudizio di primo grado su Sora-Lupa Frascati Il vantaggio di chi fa informazione tramite un sito è quello di non avere l’obbligo di uscire quotidianamente. Ci ho voluto ragionare, sul caos sollevato dai fatti accaduti durante e dopo Sora-Lupa Frascati. Mi sono visto e rivisto fino alla tarda notte di venerdì (scusate il ritardo, a proposito!), i filmati che sono riuscito a recuperare, dalla telecronaca di Rete Oro, alle immagini del sito del Corriere Laziale, a qualche scampolo preso qua e là. E pur avendo sempre avuto della stima e del rispetto nei confronti del Giudice Sportivo, un paio di rilievi mi sento, con approfondita analisi e valutazione generale della questione, di muoverli, al dotto della nostra regione, Ernesto Milia, persona peraltro squisita, di grande educazione e passione sportiva. Allo stesso tempo ricordo sempre che chi, come lui, valuta queste cose, legge i referti di arbitro, assistenti, e commissari. E anche qui c’è più di qualcosa che stona, a partire dallo striscione assai lungo che, è vero, fa parte del colore di quelle tifoserie legate a squadre che hanno vissuto molto nei professionisti (“portaci via da questa merda di categoria”); ma che, alla luce dei fatti, non è proprio la migliore espressione che potesse produrre un’ampia torcida come quella del Sora. Anzi passa per offensiva nei confronti di quanti si impegnano a far funzionare, a tutti i livelli, questo campionato. Ho vissuto, nella prima metà degli anni ’90, “quel Sora”, quando lavoravo a Teleregione nella trasmissione “Calciolandia”, e tra me e Simone Pieretti, parecchie volte ci capitava di fare le corse per tornare sulla Via Cristoforo Colombo, a Roma, per montare il servizio in meno di venti minuti, perché una piazza come Sora, come direbbe un suo grande ex giocatore “è paragonabile alla Juventus”. Già, perché oltre alla Lodigiani, il Lazio di Serie C per tantissime volte si leggeva sotto questo nome. “E il Sora E’ LA JUVENTUS” come dicono quelli coi capelli bianchi, che hanno avuto la fortuna, negli anni, di vedersi le partite ai tempi del Commendatore. Qui non è in discussione il rispetto che uno deve alla storia di due grandi club; semmai va argomentata una serie di cose che non tornano. A cominciare dai fatti precedenti la gara: Alessandro Pochesci ha giocato nel passato a Sora, e del pubblico di Sora ha tessuto le lodi a livello di spinta della squadra volsca, e che lui sarebbe stato considerato come un avversario da battere: “Ed è giusto così”, mi ha detto qualche giorno fa. Secondo: se uno va al riposo in vantaggio sull’1-0, a chi conviene “buttarla in caciara”? Infatti si parla di un allenatore ospite provocato e non primo elemento ad attaccare brighe; e il tutto è accaduto prima di arrivare al tunnel che porta negli spogliatoi. Quindi sarebbero diverse, le persone che hanno assistito al cazzotto dietro la nuca lamentato insieme a uno spintone, dall’allenatore ospite. Che, detto tra noi, non è San Francesco d’Assisi, e per questo non ha porto l’altra guancia. Vorrebbero farci credere, gli astuti commissari di domenica scorsa, e vorrebbero farci bere che, con tutto il servizio d’ordine in scena allo stadio sorano, una persona non identificata sarebbe giunta sul campo per destinazione scatenando la reazione dell’allenatore ospite? Suvvia: non fateci così ingenui. Gli stessi osservatori di Santa Madre federazione così solerti nel dopopartita quando colgono Pochesci “in atteggiamento ironico”, si sarebbero persi un buontempone capace di eludere tale sorveglianza, pubblica e societaria? Allora non era solo una, la persona non autorizzata, se ciò è sfuggito alle forze dell’ordine in borghese presenti, e ce n’erano, mi risulta. E’ stato scritto “atteggiamento ironico”, dai rappresentanti F.I.G.C., che si sono persi, sotto i loro occhi, filmati alla mano, il capitano del Sora che non viene nemmeno menzionato nei provvedimenti dopo essere andato a dire qualcosa (non sappiamo cosa, ovviamente) sotto la curva in cui erano sistemati allenatore, dirigenti e giovani atleti ospiti, allora ci faremmo un’idea più completa. E sempre guardando e riguardando il filmato sul web si nota come il direttore sportivo frascatano Giorgio Tomei, con un altro elemento, si siano trasformati in Sergej Bubka per evitare il risentimento di due o più tifosi capaci di buttar giù cancello e lucchetto. I tifosi del Sora non hanno tentato, l’hanno sfondato, il cancello, al punto che c’è stato un balzo collettivo di quasi tutta la decina di fede frascatana al di là della loro area entrando in quella degli spogliatoi. Anche in un’altra gara si è vissuto lo stesso rischio, fino al pronto intervento della Polizia. Che l’allenatore Pochesci, nella circostanza del 23 gennaio, ha descritto così: “Sono stati quattro eroi, tre uomini e una donna, a portarmi via, e io avevo le mani in tasca. Sono un pazzo se penso di venire a Sora, con 2000 persone a fare quello che ho letto”. Sul comunicato della Questura ha detto: “Sono stato al Commissariato e mi hanno chiesto come stessi, offerto da bere e accompagnato al pullman. Non so nulla, di nessuna denuncia: l’ho appreso dai mezzi di informazione”. Ho letto sul sito della Questura di Frosinone che il terzo denunciato è l’allenatore ospite, dopo due giovani sostenitori del Sora: fosse confermata questa tesi, perché non notificare la cosa lì per lì, essendo stato parecchio, al commissariato sorano, Pochesci? E di cosa è accusato? Sono domande che nei prossimi giorni potrebbero trovare una risposta, che si deve sia per l’immagine del diretto interessato (visto che è l’unico cui si fa esplicito riferimento, sul sito del suddetto organo statale), sia per sapere la portata dell’addebito da trasferire in sede diversa da quella sportiva. Ma, a proposito, un’ulteriore curiosità: una volta non esisteva la privacy? Scrivendo “l’allenatore ospite” credo che il tutto sia facilmente riconducibile a Pochesci. C’è, e qui veniamo ai fatti più rilevanti, ovvia discrepanza tra la sanzione data all’allenatore primo in classifica, fino all’11 marzo, e chi lo ha addirittura minacciato indicato, nel comunicato ufficiale, quale dirigente, inibito fino al 4 marzo! Il problema è che Giovanni Fiorini non è un “semplice dirigente” e questa cosa è ben evidente, sul sito www.forzasora.it; egli è specificato quale uno dei due presidenti. E quindi visto che a Sora tengono all’immagine, e di questo sono assolutamente convinto, l’interfaccia di domenica scorsa non è stata delle più felici: non trovate? Sarà stata una questione episodica ma la penso così. E’ più grave che un allenatore, ammesso e non concesso, stuzzichi una tifoseria avversaria, o che un presidente, si legge dal C.U. “….a fine gara, inveiva nei confronti dell'allenatore della squadra avversaria, sollecitando la propria tifoseria ad usargli violenza. Nella circostanza lo minacciava gravemente di ritorsioni”? Sui fatti osceni che vengono addebitati all’allenatore della Lupa Frascati spererei che uscissero fuori, prima o poi (in II grado, per esempio) le motivazioni descrittive perché quando uno vince in casa di una squadra con la tradizione e il seguito del Sora, non deve avere le rotelle a posto, se fa ciò che viene addebitato a Pochesci. Non sarà San Francesco, ho detto, e probabilmente mostra un carattere focoso, ma di qui ad andarsele a capare, saremmo a parlare di un deficiente. E non credo sia questo il caso. Altri quesiti cui vorrei rispondessero colleghi e operatori: risponde al vero che durante i fattacci qualcuno è stato costretto ad abbassare la telecamera e la macchina fotografica? Mi auguro fortemente di no, ma vorrei averne la conferma. Sennò sarebbero le medesime situazioni che si sono create, in passato, sui campi del Sud, e io sono fieramente figlio di un meridionale, e (altrettanto fieramente di) Carabiniere. Quindi lungi da me patire di pregiudizi, prima che si alza il bacchettone di turno. Si parla di un Luiso che si rivolge male ai dirigenti avversari: risponde al vero che questo sia stato fatto recandosi nello spogliatoio ospite? Se venisse confermato, perché non viene menzionato nel dispositivo? Non è un particolare di poco conto, rispetto alle cose menzionate nello stesso comunicato. Non fosse vero il buon Pasquale può replicare in questa sede con tutta la comodità del caso. Infine non mi è piaciuto che si dica, nello scritto del Giudice Sportivo… “da cui nasceva la violenta contestazione di fine gara”. Non c’è provocazione, a mio avviso, per quanto prodotta in modo sarcastico o volgare (se di ciò si è trattato), che possa far nascere ciò che abbiamo visto nel dopogara, a Pochesci già uscito dallo stadio, accompagnato dai poliziotti; con il risultato che, chiunque avesse provenienza frascatana era divenuto oggetto delle attenzioni dei due fermati, e dei loro compagni di follia domenicale. Infine non credo che oggi assisteremmo a un Pochesci capace di richiamare l’attenzione sui filmati, fosse colpevole nella maniera descritta. Troppe cose, non quadrano, in questa vicenda. Magari può essergli andata bene altre volte, in altri battibecchi, ma l’invidia e le chiacchiere stanno prendendo troppo, il sopravvento, in questo nostro calcio regionale. Sarà una categoria di merda, e io non credo!, perché per far riuscire questi tornei lavorano in parecchi, ma non scordiamo, proprio per la storia da ossequiare, che una strepitosa piazza quale è stata ed è Sora, dalla Promozione e dall’Eccellenza, ha gettato le basi per rinascere, e riprovare a farci vivere quella cosa meravigliosa firmata da Claudio Di Pucchio. Vanno elogiati, e ammirati, i tifosi i quali, mi dicono, mettono delle energie proprie facendo i sacrifici, economici e di ricerca di risorse, di investimento sulle scuole superiori e sul settore giovanile, come bisogna fare sull’entusiasmo di una città intera e dei suoi dintorni, se occorre. Ma se possibile bisogna attenersi al calcio giocato e non a scendere alle cose di domenica, figlie di un calcio di 30 anni fa e passa. E il calcio, quello del campo, ha detto che in due confronti diretti la Lupa ha vinto due volte su due, e ora fruisce di quattro punti di vantaggio. Gli altri intesi come club facciano come ritengono opportuno. Se Sora vuol tornare SORA allora c’è bisogno anche d’altro. Dentro sé. Si può fare. Massimiliano Cannalire P.S. = Ogni deduzione diversa è bene accetta e, se firmata, può venir pubblicata.