LE PAGELLE DEL "FLAMINIO" - IL SORA
articolo del 23/5/2011
Le pagelle del “Flaminio” e qualche spunto legato all’insieme. IL SORA al microscopio Rossi e Scarpato su tutti. Ma l'orchestra bianco-nera tiene bene per un'ora intera. Grande sostanza nel I tempo poi... SORA Andrea Rossi 8,5 Qualcuno dirà: il portiere è lì per fare il proprio dovere. Ma questo giovanotto ha dimostrato di che pasta è fatto, perché quando era nel Tor di Quinto aveva la strada chiusa da Santarpia. Poi ha provato a Frascati e gli hanno preferito Pompei (!) e Pagano, ma questo può succedere. Così, dopo una fugace esperienza in Sicilia, tra dicembre e gennaio arriva a Sora e già nelle prime partite fa vedere qualcosa del suo repertorio. Che poi diventa solido sia nelle gare contro squadre di media e bassa graduatoria, sia nei confronti diretti; tipo la paratona che ha fatto al 95’ di Sora-San Cesareo, deviando in angolo una palla destinata nell’angolino più lontano. E la gara è terminata, così, 1-0. Questo è un giocatore umile e capace di esaltarsi ed esaltare i compagni di squadra. Avvenire promettente. Sul suo unico errore (12’), quando rimane nella terra di nessuno tra i pressi della linea bianca e Guardabascio, ci pensa un immenso Dei, a ricacciare il pregevole colpo di testa fatto in controtempo dal capocannoniere. Cristian Scuoch 6,5 Diciamo che è uno dei portatori d’acqua, nel chiudere praticamente per tutto il primo tempo le iniziative avversarie. E’ capace anche di una efficace seconda parte al punto che la stragrande maggior parte dei molteplici pericoli portati dalla Lupa, nella ripresa, arrivano dalla parte del collega con il numero 3. Lorenzo Cancelli 7 E’ un classe ’92, con buoni numeri, perché nel primo tempo, quando si decide la partita: è, con Scarpato, con Perrotti, uno degli stantuffi capaci di far cambiare velocità al Sora. Apprezzabile perché a parte concedere due traversoni a Iannotti, che non è l’ultimo, nel suo ruolo (anzi), scende con disinvolta frequenza, con personalità e non disdegna, in un paio di circostanze, di fermare con le meno buone un avversario. Dimostrandosi maturo per palcoscenici più rilevanti. Normale che soffra uno come Ognibene, nel secondo tempo. Anche perché a centrocampo il filtro viene meno, ma è normale, nella seconda parte della ripresa, giocando in dieci. Giuseppe Pagnani 6 Il giovanotto di Campoli Appenino è un atleta che ha costanza, caparbietà, e una buona dose di utilità tattica. Prende, autorevolmente, il posto di Ferreyra, che gli subentra in corso d’opera, giocando una partita di sostanza quando gli altri compagni di reparto erano impegnati nel pressing asfissiante del primo tempo. Un forcing cui partecipa volentieri, accorciando le distanze, rispetto al modulo (4-1-4-1) con cui si contrae la squadra. Peccato per quell’esultanza finale, non da atleta maturo né da giovanotto furbo. Cosa che lo accomuna a un Bellucci esagerato, e distratto, e, in parte, a Luiso. Ma saprà rifletterci sopra (74’ Bellucci 4 un giocatore di grande, grandissima utilità, non soltanto in occasione della…35° giornata. Ma che, all’atto della vittoria, si dimostra distratto e in parte immaturo per aver tentato di arringare le vicende del duello tra la sua tifoseria e l’allenatore avversario. Che, nella circostanza, non era imputabile di un comportamento malevolo. Non pensa a esultare ma a rivolgersi come non si dovrebbe, da giocatore di calcio, alla panchina di chi ha appena perso uno spareggio e il primo posto in modo definitivo. Un peccato, per un atleta anzi un Atleta capace di dare un signor apporto, nel corso di partite che si erano anche messe in modo dubbioso, e anche di andare in gol in momenti importanti. Ma che ha dimostrato, nel singolo caso, di soffrire, pur momentanea, di un’insidiosa povertà di spirito). Daniele Lisi 7 Prestazione di rilievo, su Guardabascio, per oltre un’ora, anche se non passano inosservate due “stecche” rifilate all’avversario diretto e di una stagione intera. Interviene con una buona dose di tempismo in altre circostanze giocando un primo tempo esente da rilievi e di grande tenacia. Efficace. Nella ripresa lui e Dei si perdono tre palloni “pesanti” e in due casi ci mette non una pezza ma una saracinesca l’immenso portiere Rossi. Il capitano è stato importante per tutto il campionato e anche nello spareggio ha dato il giusto importante contributo. E alla fine va a salutare gli avversari, come dovrebbero fare tutti gli atleti che si vogliono ritenere di livello. O vogliono arrivare lontani. Come lui, tra gli altri, Cancelli. Bravo. Tommaso Dei 7,5 Meritebbe 9 perché fa una cosa da campione, a parte quei palloni bucati nella seconda parte. Riguardando le immagini a Rete Oro, ieri, sia della telecronaca integrale sia dei servizi e dell’ampex, si nota come, in occasione di un gran traversone di Iannotti per Guardabascio, prima che la palla arrivi all’attaccante, lui già si vada a posizionare, centralmente, sulla linea di porta, sostituendo, di fatto, preventivamente, il portiere. E questo, dopo le due azioni costruite dal Sora nei primi 10’, è il primo tassello per costruire l’impresa. Il resto lo racconta una sua singola partita fatta di chiusure, colpi di testa, di arroccamento quando il centrocampo non ce la fa più a contenere le sfuriate di Ognibene e, ogni tanto di Jimoh. Signora partita, almeno fino agli svarioni che hanno fatto rischiare il Sora di prendere il pareggio. Loquace il commento dell’esperto collega Lamonaca, che lo conosce, e lo apprezza da tempo, quando, durante il primo tempo, in pubblicità durante la radiocronaca, chiede: “Ma è Dei quello che giocava già una vita fa?”. Esatto, e sempre con efficienza. Marco Sibilia 4 Un primo tempo in cui lavora duro, in modo redditizio, sia nel pressare che nel tenere unita la squadra. Rovina tutto con una cosa figlia delle troppe partite viste in televisione. Che bisogno c’era? Ha rischiato di allungare di un mese il campionato del Sora: c’è poco altro da aggiungere. Impreparato. Alberto Molinaro 7,5 Che lui sia un giocatore di alta e altra categoria lo sapevano in parecchi, tra i diversi presenti al “Flaminio”, e lo ammette, nel pomeriggio, lo stesso Pochesci, che gli tributa i meriti. Lui è tra i più solidi nell’attento e costruttivo primo tempo giocato dal Sora. E tra i più bravi a mantenere la barca in regime di barra a dritta quando un pezzo viene via. Una partita individualmente parlando da applausi (78’ Ascione 6: dà il suo contributo nei minuti che rimangono, ossia i dodici che portano al 90’, e i 6’ neutralizzati come si dice nel gergo, dall’arbitro. Porta a spasso la palla con Bellucci, e mette freschezza acuendo l’arrivo alla riserva in fatto di benzina da parte avversaria. Come durante il campionato, si è fatto trovare pronto). Mattia Perrotti 7 Questo giocatore rappresenta un mistero. Lo è, se pensiamo a quanto corre, e a come partecipa, non solo in occasione dello spareggio, al gioco di squadra. Il mistero è come faccia uno così a non continuare a frequentare uno scalino o due in più rispetto all’annata appena archiviata dalla squadra bianco-nera. Non si ferma in nessuna occasione per 60 minuti: si sovrappone, scambia quei palloni utili a eludere il controllo di centrocampisti e difensori frascatani, regala a Scarpato il pallone della vittoria, partecipa al gioco corale senza farsi tentare da sindromi individualiste. Un giocatore completo, duttile (60' Ferreyra 6,5: partecipa con voglia di tenere unita squadra e reparto, e i due reparti di mezzo e arretrato. Parte dalla panchina ma come entra si dimostra all'altezza del compito affidatogli garantendo una sana distribuzione di palla, una coralità sia nel proporre le sortite ma soprattutto nel coprire. Magari sbaglia a farsi schiacciare coi compagni nella seconda metà della ripresa, quando l'incedere della Lupa si fa più insistente. Sufficiente). Vincenzo Scarpato 9 Giocatore di rara capacità di tenere unita la squadra. Ha ricordato il Seedorf delle migliori giornate milaniste, ultimo derby compreso. Quando dà la palla a un compagno anche in situazioni di due contro due, come tocca il pallone si sposta per definire la successiva destinazione del ritorno della sfera. Fa ripartire la squadra quando ce n’è bisogno, e difficilmente gli levano il pallone dai piedi. Testimonianza ne è l’azione in cui prova un improbabile lob per firmare il raddoppio. Ma quello che resta nella mente di chi ha visto la partita, allo stadio o in TV, è quel destro di interno, a girare, pur dimenticando per un attimo l’evidente “cappa” del portiere della Lupa. L’aver pensato, e repentinamente messo in pratica, di disegnare una traiettoria idonea a superare uno grosso della stazza di Gagliarducci e averlo messo in pratica, è cosa da mente eccelsa, di grande fantasia. L’ipotesi, all’atto del gesto atletico, è stata quella di cercare l’angolo lontano, cosa da campione solo a passare dalla testa al piede; il fatto di passare all’incasso è stato un “di più”, anzi la cosa in grado di scavare la minima, vitale differenza. Che giocatore! Dopo il gol continua, per tutta la partita, fino a che c’è benzina, fino al fischio finale, dopo che la squadra ha barcollato e avuto il tempo di gettare due, tre contrattacchi mortiferi, ai quali è mancata solo la lucidità, tra lui e Simeoli. Giocatore di Lega Pro prestato, per mezza stagione, in Eccellenza. Gianluca Simeoli 7,5 Ha ragione Luiso quando dice che questo gruppo va confermato in blocco, perché Simeoli, come Perrotti, come il talentuoso Scarpato, come i portatori d’acqua delle retrovie, rappresenta il concetto di giocatore che si prende ogni tanto licenza di concludere ma che non scorda, nell’arco di un incontro, il pensiero di un calcio in cui si gioca di squadra, per la squadra. Giocatore maturato, e, negli ultimi due, tre anni, migliorato, per corsa, capacità di leggere la partita, collocarsi tra le sue qualità e le altrui disattenzioni. Lavora parecchio, generosamente, e contribuisce a tenere compatta la squadra. E’ l’immagine non di un numero, ma di uno che costruisce l’insieme. Bravo, con lode. All. Pasquale Luiso 8 Riferendoci alla sola partita (per gli allenatori ci sarebbe da fare un discorso a parte, n.d.r.), ha ricreato la giusta concentrazione, unitamente al fedele compagno di viaggio, Michele Iannicola. Ha rimesso in moto la squadra perché dopo aver festeggiato (evidente lacuna societaria e generale) e appreso la notizia dei punti restituiti alla compagine avversaria, non era facile riportare i giocatori sul piano mentale e della concentrazione, a pensare alla Lupa Frascati. A come fermarla, al gran primo tempo espresso, e alla signora reazione, sul piano dell’atteggiamento, per il finale di tempo e per almeno mezza ripresa, prima dei rischi corsi. Ha giocato bene le sue carte, e i giocatori lo hanno seguito. Il Sora è stato una grande cosa per tutto il primo tempo, rapido, essenziale, e per almeno metà ripresa ha "tenuto botta" all'inferiorità numerica. Poi, se volete, c'è stato un grande Rossi, ci sarà stata anche della fortuna, vedi le due conclusioni di Jimoh, una di pochissimo fuori, una che colpisce pienamente la traversa, i due grandi interventi di Rossi, i due clamorosi errori sotto misura di Cichella e di testa Santoni. Ma quando si è trattato di aggiustare la squadra o fare cambi Luiso non presta il fianco ulteriormente alle variabili o alla Dea bendata. In conferenza stampa è ammirevole il lato umano, verso i giocatori, meno quanto dice (ancora) a Pochesci all’uscita degli spogliatoi e ai giornalisti. Questa seconda parte rappresenta due parentesi da dimenticare. Quando dice che dopo il Sindaco a Sora c’è lui, ha ragione. E’ cosa risaputa, non leggendaria. Il pubblico bianco-nero 10 - L'impegno, le famiglie, la tanta gente sorana, capace di giungere a Roma con i mezzi propri o i pullman, e quel continuo incitare la squadra con l'unico momento di meno frastuono quando Jimoh ha colto la traversa. Ma anche durante il momento in cui è rimasto in 10 il Sora, non ha mai smesso di servire il giusto apporto vocale e corale alla squadra. Un pubblico da altro campionato, persino superiore, alla D. In questo ha ragione l'allenatore. Massimiliano Cannalire