CIAO, FRANCO!
Francesco Scaratti se ne è andato, nel mese più distratto, più silenzioso. Franco, quell'uomo nato e cresciuto a Torrimpietra, che si portava quella cadenza nordica per aver giocato parecchio, nel Settentrione d'Italia. Persona di rarissima educazione, rispettoso del prossimo, ha raccolto la considerazione e la stima di chi l'ha conosciuto, prima da giovane atleta, poi da maturato calciatore, che segnò un gol storico, nelle competizioni europee.
E' stato allenatore e dirigente, di quella Roma che visse, respirò, onorò fin da ragazzo per poi ritrovarla in prima squadra, un amore che non si è mai esaurito, avendo legato il suo nome alla gente, che gli ha tributato sempre un grande affetto. Schivo ma incline al dialogo, senza aver messo mai delle parole fuori posto. E' stato coerente, da giocatore e da dirigente, sapendo bene quali siano i margini di miglioramento, in un settore non assoluto come può risultare il calcio. Ha lavorato a Torrimpietra, nella sua Torrimpietra, per poi finire a Maccarese, dando una certa solidità, coi fratelli Papili, e una grande credibilità calcistica al vivaio bianco-celestre, insieme a Riccardo Firotto e Bernardo Iannicelli, impegnati di sopra, con l'Eccellenza.
Per Franco uno era giocatore o non era giocatore. Come dovrebbe essere. Ma il calcio di base, ogni tanto, forse spesso, è portatore di compromessi fuorvianti. Non per chi la gavetta l'ha fatta, meritando i galloni di atleta, sia nelle partite italiane che continentali.
Da Wikipedia rileviamo qualche appunto capace di approfondire con dovizia di particolari il suo cammino calcistico: Scaratti nasce calcisticamente nella compagine del suo paese, Torrimpietra, per approdare poi alle giovanili della Roma e passare quindi in una delle più significative società della città, la Romulea, con la quale debutta in IV Serie. Nel 1959 va al Siena e gioca, con i gradi di titolare, in Serie C, quando la terza divisione nazionale era unica, come sta per tornare, tra un anno circa.
C'è, poi, una partentesi ferrarese, addirittura firmata dallo storico presidente della Spal, Paolo Mazza, che lo consegna a mister Ferrero nel 1960. Francesco Scaratti giocherà la sua prima alla Scala, in Serie A, a Bergamo, il 2 ottobre, e la squadra spallina otterrà un pareggio in casa dell'Atalanta.
Nel 1961 torna a Roma per giocare con la Tevere Roma: Franco è un ragazzone del 1939, quindi a 22 anni si prepara a fare la gavetta nella antica IV Serie, l'Interregionale dei nostri tempi. Giocherà da difensore, da mediano e da ala, e rappresenta una fortuna, per chi lo allena. Nel 1964, passate le forche caudine dei campi impolverati, torna in Serie A nel 1964, col Mantova, e a novembre viene ceduto in B al Verona.
Ma l'amore per la Roma, iniziata nel 1953 e proseguito nelle giovanili fino al 1957, a 18 anni, si riaccenderà di sacro fuoco, nel 1967: rimarrà in casacca giallo-rossa per sei lunghi e appassionanti anni, al servizio di allenatori sagaci e in gamba quali sono stati Helenio Herrera e Oronzo Pugliese. Della Roma sarà anche capitano, e smetterà di giocare nell'estate del 1973 quando Manlio Scopigno non lo conferma, e il buon Scaratti dedice, a 34 anni, di lasciare l'agonismo.
Con la Associazione Sportiva Roma Franco Scaratti ha vinto una Coppa Italia (1969) e una Coppa Anglo-Italiana (1972): ha giocato, in tutto, 122 partite di campionato, 22 partite in Coppa Italia con 2 gol e 21 in partite europee, con 2 gol all'attivo.
La Roma arrivò a giocarsi una semifinale di Coppa delle Coppe contro il Górnik Zabrze. Ebbene: in Polonia finì 2-2, a Roma pareggiò lui, con un gran tiro, la partita, portandola sull'1-1. All'epoca il regolamento non prevedeva il maggior peso delle reti segnate lontano da casa per cui si giocò una terza partita, a Strasburgo, in campo neutro. Ma anche quella finì senza vinti: 1-1. Ci volle la monetina, che eliminò la Roma! Quel tipo di sorteggio per determinare chi passasse al turno successivo non fu più impiegato e, col gol di Scaratti, la UEFA decise di cambiare il regolamento.
In tempi recenti ricordiamo il suo impegno da dirigente, allenatore e direttore tecnico della Roma, fino al 1994. In un viaggio nel Viterbese era andato a vedere un giocatore sul campo più grande: notò, al contrario, su un campo posto di lato, un giovanotto che parava come un grandicello. Era Angelo Peruzzi, che con quella visita di Scaratti fece le sue fortune. Lo portò alla Roma, di corsa.
Quindi, Torrimpietra, Maccarese e tante domeniche, sabati e mercoledì con gli amici all'Angelo Bianchi, allo stadio Emilio Darra. E, soprattutto, alle 10 di mattina, in quel baretto sulla Via Aurelia, al 27° km., nelle tante partitelle a carte con gli amici.
Recentemente aveva dovuto superare più di un esame, sul piano fisico e generale. Era stato poco bene, e se ne è andato in un discreto giorno di agosto, come discreto è stato lui. E' morto qualche ora fa. Già mancano quel suo venirti a salutare per primo, quella sua risata, quel timbro di voce. Come pochi, Franco.
Max Cannalire
LE ESEQUIE DI FRANCO SCARATTI SI TERRANNO DOMANI,
SABATO 17 AGOSTO, ALLE ORE 15 PRESSO LA CHIESA DI TORRIMPIETRA